Olimpia De Girolamo – Gabriele Capelli editore
“Guardò i piedi. Giacomo aveva un neo tondo e nero sotto al piede sinistro. Forse, se non ci fosse stato, allora…
Il nero c’era.”
Una donna e un uomo, Elena e Arturo, vengono convocati in obitorio per riconoscere il corpo del figlio diciottenne, Giacomo. Inizia così Volontà il romanzo di Olimpia De Girolamo, un romanzo breve ma potente, un romanzo che ci parla con sincerità di maternità, di paternità. Di infelicità.
“Se mi fossi accorta di essere infelice io per prima, avrei potuto aiutare Giacomo, Perché, anche se è triste dirlo, noi ci accorgiamo del dolore degli altri solo quando abbiamo incontrato il nostro”
Sono quattro le voci di Volontà: ci sono Elena e Arturo che dopo aver perso il loro status di famiglia, di coppia (sono divorziati), ora hanno perso quello di genitori
“I loro occhi stravolti e bagnati si unirono e si stupirono. Arturo vedeva nelle labbra e negli occhi di Elena quelli di Giacomo, Elena vedeva nell’attaccatura dei capelli e nella palpebre di Arturo, quelle di Giacomo. Si accorsero di essersi mescolati un tempo nell’atto creativo e, adesso, dovevano lasciar andare il segno di quella unione.”
E si ritrovano a chiedersi dove hanno sbagliato, a farsi soffocare da quei sensi di colpa di chi genitore non ha mai voluto esserlo o, forse, si è trovato a capire che esserlo presuppone un sacrificio, un annientamento, il perdere un poco se stessi; presuppone il dover rispecchiare uno schema, un modo “giusto” di essere madre o padre
“La buona madre, per essere davvero una buona madre, deve essere tutte queste cose assieme e io ci ho provato, mi creda, tutti i sacrosanti giorni, a non sognare, a non avere aspettative, a sorridere pure quando avrei voluto prendere i piatti e spaccarli uno a uno prelevandoli con grazia dalla tavola imbandita. Sì, procuratrice, vederli annientarsi in mille pezzi e poi guardare le facce di Arturo e Giacomo per vedere se alla fine avessero capito.”
E c’è quella procuratrice che ascolta le confessioni di Elena e Arturo: confessioni poco utili all’indagine ma necessarie a chi si sfoga a chi ha, finalmente, trovato qualcuno disposto ad ascoltare e, forse, a giustificare. A capire.
E c’è la voce di Giacomo che ha trovato un modo per parlare, per raccontare la sua versione dei fatti.
Volontà è un romanzo che ti smuove dentro con una scrittura capace di incidere un solco per poi riempirlo di una poesia struggente; è un romanzo che ha il coraggio di raccontare l’inadeguatezza di essere genitori, la paura di aver sbagliato e di non aver più tempo per rimediare a ciò che si è fatto, ma forse anche la consapevolezza che meglio di così non si sarebbe potuto fare, perché non sempre siamo in grado di capire cosa c’è oltre quel buco nero nel quale siamo scivolati
“Penso che alla fine della fiera chi rimane tenta con tutto se stesso di ancorarsi a qualcosa, a una parola, a una luce, un colore, un particolare infinitesimale che nemmeno si nota quando si dà per scontato il fatto di potersi rivedere il giorno dopo. Quando si scopre che l’altro non c’è più, la mente comincia a giocare con noi e con chi siamo diventati e ci affastella uno dopo l’altro una successione di elementi, fotogrammi che ritraggono minuscoli elementi sganciati da qualsiasi logica apparente.”
E, forse, quello che resta da fare, per poter provare ad andare avanti, è solo trovare il modo di perdonare se stessi.

