Murata Sayaka – e/o edizioni – traduzione Anna Specchio
“Eravamo in un’epoca in cui ci si sposava soprattutto per motivi razionali, come avere figli, sostenersi a vicenda a livello economico o avere chi si occupasse delle faccende domestiche così da potersi concentrare sul lavoro. Naturalmente, c’era anche chi sceglieva il matrimonio perché desiderava avere qualcuno accanto, ma in quei casi sempre più persone preferivano vivere insieme a un’amica o un amico.”
Murata Sayaka inventa o immagina una società dove il se$$o sta scomparendo, dove alle persone in età fertile viene innescato un dispositivo contraccettivo, dove ci si riproduce attraverso l’inseminazione artificiale, dove ci si sposa per diventare famiglia, ma accoppiarsi all’interno della famiglia è considerato ince$to.
«Ma è terribile, come può aver potuto pensare di fare sesso con la sua “famiglia”?»
Marito e moglie non si innamorano, marito e moglie hanno dei fidanzati al di fuori del matrimonio e amano quei fidanzati, perché questo è consentito dalla società, ma anche dal rispettivo coniuge. È normale: la famiglia è altro dall’amore
«Adesso quando ci si sposa, ci si giura di trattarsi a vicenda come una famiglia, di non innamorarsi l’uno dell’altra e di non guardarsi mai con sguardo concupiscente! Chi infrange la promessa è un orribile traditore!»
E le persone di cui ci si innamora possono essere umani o “personaggi” di cartoni animati
“Quando cominciai le medie mi accorsi che tutte, sebbene ognuna in modo diverso, erano innamorate di ragazzi che vivevano all’interno di storie.
Alcune disegnavano il proprio fidanzato per toccarlo sulla carta, altre si acconciavano come l’amato per diventare un tutt’uno con lui ed entrare in comunicazione. A quanto pare, anche i ragazzi erano innamorati di ragazze che vivevano nelle storie.
I nostri desideri sessuali erano maturati in una stanza sterile.”
Così Amane, la nostra protagonista porta sempre con sé una pochette con le foto dei suoi fidanzati, quelli che lei chiama “non umani” (non “personaggi”). Ma Amane si innamora sia di umani che di non umani e, Amane, a differenza di chi incontra, è nata da un vero rapporto. È nata come si faceva un tempo, in un modo, ora, giudicato arcaico.
Murata Sayata fa raccontare la storia dalla sua protagonista, ci porta dentro ai suoi dubbi e ai suoi pensieri, al suo sentirsi, o volersi sentire diversa da ciò che la società vorrebbe. Nel suo rifuggire quella “normalità” che pare inseguirla e accoglierla sempre. Del resto Amane ha ricevuto da sua madre quella che per lei è una maledizione, l’istinto di voler cercare sempre il rapporto fisico, di voler toccare e sentire l’oggetto del suo amore.
Vanishing world ci fa posare lo sguardo su un mondo che sta scomparendo, su quella che potremmo accantonare e classificare come distopia, ma che (forse) ci mette davanti a qualcosa di così non impossibile. Ci fa incontrare una società fatta di persone che hanno sempre meno bisogno di sentimenti veri, dove la maternità diventa l’unico scopo della vita tutta
«In pratica è una fabbrica sforna-vite, lo trovo inquietante».
Dove il desiderio di vivere in completa solitudine si scontra con la necessità di condivisione per ottemperare alle necessità economiche, lavorative e sociali. Un mondo in continua trasformazione (o sparizione) al quale Amane è costretta ad abituarsi, perché quello è, perché per vivere in quella società l’unica forma possibile è adattarsi al lavaggio del cervello o alla follia
“Il bello della famiglia è che permetteva di stare a proprio agio anche nella condivisione dei piatti malriusciti. Se il sistema Famiglia fosse scomparso dal mondo, sarebbero scomparsi anche i momenti come questo? Mi ripetevo che era impossibile, eppure la sperimentazione era già in corso. In fin dei conti anche il se$$o, che un tempo era considerato la normalità, stava rapidamente scomparendo dal mondo.”
Ci inquieta Murata Sayaka con il suo Vanishing world, ci inquieta con la sua scrittura che pare piatta e sterile, ma che rappresenta in modo perfetto lo sguardo di Amane e, forse, lo sguardo di quella società distopica che ci sta raccontando. Ci inquieta spingendoci a farci delle domande su quello che potrebbe essere anche il nostro futuro…

