Ewald Arenz – Keller – traduzione Scilla Forti
“A volte non so cos’abbia perso davvero, per cosa sia davvero triste quando cerco la fossa. Forse per quell’anno che abbiamo vissuto tutti, quell’estate in cui tutto cambia. Sì. Forse non è solo tristezza, ma soprattutto nostalgia di quell’estate, dell’incanto irripetibile delle prime volte, un incanto bello da farti tremare.”
L’estate grandiosa di Friedrich (il nostro protagonista) parte da presupposti avversi: è stato rimandato e dovrà passarla a studiare, così mentre la sua numerosa famiglia
“Casa nostra era troppo piccola. Sei figli Due cani. E due gatti. Sembrava che i miei genitori avessero bellamente ignorato la scarsa metratura del nostro appartamento. Era magnifico quando volevi far parte di un insieme variegato e chiassoso. Era orribile quando volevi startene per i fatti tuoi”
parte per le vacanze, lui quelle vacanze le dovrà passare a casa dell’adorata nonna Nana e del temuto nonno acquisito. Ma le cose non andranno secondo le aspettative, perché per lui questa sarà, appunto, un’estate grandiosa, un’estate che non dimenticherà più. L’estate della svolta, della crescita, delle prime volte. L’estate in cui incontrerà la paura e l’onere della responsabilità, dove molte cose gli diventeranno più chiare. L’estate che lo vedrà diventare adulto.
“Com’era possibile essere un bamboccio che si faceva preparare gli spuntini dalla nonna, un adolescente innamorato e infelice, un ragazzo che leggeva di gulag russi e pensava che non dovessero mai più scoppiare guerre e uno che aveva appena scoperto che c’erano tra mesi della sua infanzia di cui non ricordava nulla, tutto in contemporanea? Com’era possibile che cose tanto diverse fossero tutte ugualmente importanti? A volte neppure io mi capivo. Fuori il cielo si era aperto. La luce del tramonto faceva capolino. Nana arrivò con la mia fetta di pane e mangiandola pensai che quella notte sarei andato a nuotare in ogni caso. Io, Alma e Johann. Noi tre.”
Ma questa sarà un’estate indimenticabile anche per Johann, l’amico del cuore, “il musicista del gruppo”; per Alma l’inseparabile sorella di Friedrich e per Beate, la nuova arrivata, l’amore della sua vita.
Un’estate grandiosa è un romanzo di formazione, perfetto per un pubblico di adolescenti, ma anche per quegli adulti che sono stati adolescenti negli anni Ottanta. Perché, se non ho fatto male i calcoli, l’estate di cui si parla è quella del 1981: un’estate fatta di musicassette e di monetine per telefonare, di rullini da portare a sviluppare e di Curaçao (il liquore blu). E, non so voi, ma io di estati con queste caratteristiche ne ricordo diverse, estati passate dai nonni anche se non a studiare, estati che, ancora oggi, sono tra le mie più care.
Ma torniamo a Friedrich che in quell’estate e in questo romanzo imparerà a stimare il nonno, conoscerà il passato della sua famiglia, la storia d’amore dei nonni e incontrerà, a sua volta, l’amore. Friedrich che commetterà errori, rischierà, ma riuscirà anche a capire che anche i problemi più grandi, possono avere delle soluzioni a portata di mano. Friedrich che riuscirà a guardare la sua famiglia con occhi diversi.
Insomma leggere questo romanzo e passare un po’ di tempo con Friedrich e i suoi amici, seguirli mentre con le biciclette attraversano una città calda e semideserta, scavalcano recinti e si tuffano tra trampolini sempre più alti, mette il cuore in pace, fa sorridere, fa commuovere e fa stare bene. E, in fondo, anche di questo abbiamo bisogno.
Consigliatissimo agli adolescenti di ogni età.
“Penso di continuo all’estate da cui per me è scaturito tutto: la mia vita di oggi. Forse capita anche ad altri. Forse anche altri riescono a stabilire dove sia iniziata la loro vita. A distinguere il giorno in cui sono diventati adulti. Il mese che li ha cambiati per sempre.”

