Non ricordo come il nostro chiacchierare abbia preso quella direzione. Un attimo prima stiamo parlando di un libro non amato, un attimo dopo mi sta raccontando delle sue paure per il futuro: di un’amica che vive in casa di riposo, del timore che quella sarà anche la sua fine.
È un posto triste quello, mi dice,
e io le rispondo che lei è ancora giovane, che a questo non deve pensare. Mi parla di un figlio che vive lontano e di una figlia sulla quale non può fare affidamento. Lei abita qui, dice, ma è malata e la sua malattia non potrà che peggiorare.
Ho sempre pensato a lei come a una donna forte,
ma il suo sguardo trema un poco, mentre mi racconta di un giorno lontano in cui hanno saputo della malattia, di un risveglio, di una telefonata.
Mi dice che c’è un unico posto dove riesce a dimenticare questo dolore e quel posto è Parigi. Lì io mi scordo tutto: sorride in un modo un poco amaro, ma sorride. Per questo mio marito è contento quando vado là, aggiunge, anche se lo lascio a casa da solo. Mi dice che nei libri trova sempre conforto; nonostante spesso legga storie forti lei, tristi, dolorose anche, ma scritte in modo poetico, penso io.
Mi chiede se può darmi del tu, potresti essere mia figlia, aggiunge. E, in effetti, scopro di avere solo tre anni più della ragazza di cui stiamo parlando.
Poi mi racconta la storia d’amore tra sua figlia e l’uomo che ora è suo genero; mi dice che è una bella persona lui, che l’ha conosciuta che era già malata, ma le è sempre stato vicino, l’ha sempre aiutata. Mi racconta di quel nipote che è stato un grande atto d’amore, che è luce per sua figlia, ma che farlo nascere ha fatto avanzare più velocemente la malattia.
Se ne va scusandosi per avermi fatto perdere tempo, e per lo sfogo. Non sono cose che racconto spesso, mi dice, ci sono persone che conosco da anni e non ne sanno nulla.
Ma, a volte, si riconosce d’istinto una persona che è disposta ad ascoltare, aggiunge.
La saluto dicendole A presto, ma vorrei abbracciarla, e così spero che quell’abbraccio che non ho potuto darle lo ritrovi nel libro che le ho consigliato. Nella poesia di quella scrittura, nell’atmosfera di quel paesino francese che fa da sfondo alla storia.

