ML entra in libreria, annunciando che non ha portato soldi con sé. Non posso spendere, dice, ma avete letto qualcosa di imperdibile?
Lei ci racconta le sue letture in francese, ci dice quali libri sono stati tradotti in italiano e quali no, azzarda ipotesi su cosa verrà tradotto in futuro. Noi raccontiamo le nostre letture e lei inizia a formare una pila di libri che poi si riguarda con colma:
legge qualche riga, controlla se i periodi non sono troppo lunghi, se i capitoli non lo sono. Dice che ha bisogno di respiro, che non ama i flussi di coscienza: non sono riuscita a leggere nemmeno Proust, afferma, ma è colpa mia, aggiunge.
Ci dice che è in partenza per Parigi, credo che per lei questo periodo sia una tappa fissa, qualcosa che ha a che fare con un mercatino d’arte, mi pare. Ci dice che suo marito non andrà con lei e si ricorda che a quel marito deve fare una telefonata:
si apparta in un angolo e parla a bassa voce, io sento solo che lo chiama “Stella” più di una volta e sorrido commossa.
A Parigi c’è un luogo dove ogni domenica un ex professore suona vecchie canzoni con la fisarmonica, è diventato un appuntamento fisso, ci racconta, suona canzoni di Edith Piaf e Juliette Gréco. Là ho conosciuto una ragazza che potrebbe essere mia nipote, abbiamo parlato e siamo andate a pranzo assieme, continua; ora ci telefoniamo, ci mandiamo messaggi, anche se io non amo i messaggi, preferisco parlare, afferma. Ci dice che quella ragazza ha scritto un racconto sul loro incontro e glielo ha mandato.
Si illumina ML mentre lo racconta: ora rivedrò Marion, si chiama così, le ho preso due libri e dei dolci, dice.
Poi ritorna su quel marito che l’aspetterà a casa, dice che lui la capisce e che non reggerebbe i suo ritmi e i suoi orari, è abitudinario lui. Però, aggiunge, ci sentiremo spesso al telefono e io gli manderò anche qualche foto dei quadri che mi piacciono di più. Ma non posso spendere, conclude.
Se ne va ML, dopo essere tornata sui suoi passi almeno tre volte. Io, mentre metto da parte i libri che ritirerà al suo ritorno, penso che non le ho raccontato che anche io scrivo dei nostri incontri. Ma forse è meglio così…

