Reine Arcache Melvin – e/o – traduzione Paola D’Accardi
“Nessuno era mai lì per qualcun altro, non nel senso più profondo. Le persone, anche quelle che amavi e ti amavano di più, potevano sparire, rivoltarsi contro, farti più male di chiunque altro, proprio perché tu le avevi amate.
Forse questo era il legame più forte che Lali avrebbe mai avuto – il suo amore per Pilar, il suo attaccamento a lei. Pur con tutte le sue complicazioni, era più profondo e probabilmente destinato a essere più duraturo di quello che provava per Arturo, Miguel, forse perfino per i bambini.”
Parto da qui per raccontare Tradite, perché Tradite è soprattutto la storia di due sorelle, di due donne molto diverse, nate a soli undici mesi di distanza. Innamorate dello stesso uomo, figlie di un padre dissidente, eroe nazione, che le ha costrette a vivere parte della vita in America: un padre che verrà ucciso nelle primissime pagine del romanzo
“Senza suo padre, non ci sarebbe più stato motivo di vivere in esilio. Finalmente loro avrebbero potuto abbandonare quella vita rattrappita e solitaria e tornare a casa – alla loro casa, ai loro amici, alle loro cameriere, alle loro feste. La propria esultanza al solo pensiero la nauseò”
Perché quello che ancora non vi ho detto è che la nazionalità delle nostre due protagoniste, Pilar e Lali, è filippina e che nelle Filippine questo romanzo si svolge. Filippine dove la vita vale poco, dove i massacri e le rappresaglie sono all’ordine del giorno
«Di massacri ce ne sono così tanti che ho perso il conto».
«Hai perso il conto?». Posò il coltello sul piatto vuoto. «La violenza viene data proprio per scontata in questo paese. Non riesco a capire».
«Che cosa non capisci?»
«Come può un popolo così gentile, con una tradizione mistica così forte, essere capace di tanta brutalità. Da dove viene?»
«È così e basta. Una cosa rafforza l’altra»
dove la politica è corrotta ed è difficile capire di chi ci si può fidare
“Non c’era modo di sapere chi stava dalla tua parte. Non c’era fedeltà garantita, la vita valeva poco, la povertà o il potere potevano corrompere chiunque. I filippini erano un popolo così cordiale, caloroso, diceva la gente – il più simpatico di tutta l’Asia. Il più allegro, anche. E fra i più brutali”
Reine Arcache Melvin porta avanti la storia attraverso tre punti di vista: quello della timida Pilar, quello della spregiudicata e schietta Lali e quello di Arturo, l’uomo amato da entrambe, nonostante sia il figlioccio del dittatore nemico del padre. Arturo che sposerà Lali (non è spoiler succede subito), mentre Pilar… non aggiungo altro perché questo sarebbe davvero spoiler.
Questa è una storia di legami familiari certo, ma è una storia che ci racconta un po’ di un popolo che io personalmente conosco poco: un popolo dove la fede e la scaramanzia hanno un ruolo importante (sia nella popolazione più povera che in quella più agiata e istruita)
“Quando sua madre aveva scoperto di essere incinta aveva ritagliato dalle riviste le foto delle star del cinema e le aveva incollate dappertutto sulle pareti. Elizabeth Taylor, Susan Roces, Marilyn Monroe – la madre di Filomena le aveva guardate ogni giorno per ore, durante tutta la gravidanza, per far sì che la sua bambina fosse bella.”
Un popolo dove i passaggi della storia hanno lasciato il segno, un popolo in balia di golpe e attentati, dove è spesso la ricchezza a dettare le leggi e dove, appunto, vige la sensazione viscida di falsità.
Ma in questo romanzo non c’è solo violenza, ci sono anche i dubbi e i raggiri dell’amore, per il desiderio. C’è il tradimento e c’è il sacrificio.
“Abbiamo bisogno di credere che contiamo per qualcuno pensò. Abbiamo bisogno di credere che qualcuno a questo mondo, a un certo punto della nostra vita, ha contato in modo assoluto per noi”
Insomma un buon romanzo, un romanzo denso che ti travolge con le avventure della sua trama. Un romanzo dove i personaggi sono ben delineati nelle loro sfaccettature, nel loro essere grigi (mai solo bianchi o solo neri), un romanzo che ci regala il personaggio di Lali, nonostante tutto, il mio preferito.
Un romanzo che, forse, in alcuni passaggi può risultare un po’ lungo e che, forse, io avrei tagliato un po’. Ma immagino si tratti solo di un mio gusto personale…

