Tokyo Express

Matsumoto Seicho – Adelphi – traduzione di Gala Maria Follaco

“I due cadaveri erano disposti a pochissima distanza l’uno dall’altro. Un piccolo granchio spuntò da una fessura nella roccia e cercò di arrampicarsi su una bottiglia di succo d’arancia che si trovava accanto al corpo dell’uomo.
«Un doppio suicidio» disse il vecchio poliziotto guardandoli dall’alto.
«Che peccato. Sembravano così giovani».
Il paesaggio introno a loro si tingeva a poco a poco dei colori del giorno.”

Tokyo Express è un giallo, un’indagine sul doppio suicidio di un uomo e di una donna che pochi giorni prima erano partiti insieme in treno. Un commissario, anzi due (uno sul luogo di ritrovamento dei cadaveri e uno che prenderà in mano le indagini dopo), che hanno la testardaggine di andare a fondo, di cercare di capire il perché di quel doppio suicidio. Il perché di quello strano scontrino del ristorante trovato in tasca a uno dei cadaveri. E a questo aggiungiamo che uno dei due cadaveri era coinvolto in un’indagine per corruzione. Insomma qualcosa non torna e troppi indizi sembrano essere messi lì solo per essere visti.

E non vi dico altro, si tratta pur sempre di un giallo…

L’autore ci racconta la mera indagine, senza aggiungere fronzoli o divagazioni sul tema, insomma molto lontano dai gialli italiani (e non solo) ai quali siamo abituati, dove la storia la fanno più i personaggi che i fatti. Dove l’empatia con chi investiga è fondamentale. Qua di fondamentale c’è solo il dover sciogliere ogni minimo dubbio

“Quello che voglio dire è che se si è convinti della colpevolezza di qualcuno bisogna fare più di un tentativo. Le persone tendono ad agire sulla base di idee preconcette, a passare oltre dando troppe cose per scontate. E questo è pericoloso. Quando il senso comune diventa un dato di fatto spesso ci induce in errore. Anche se una situazione ci sembra chiara, con le nostre indagini dovremmo sempre cercare di capovolgerla e metterla in discussione.”

Un’indagine fatta con in mano gli orari dei treni e che dà la puntualità come dato di fatto, quindi un giallo che in Italia nessuno avrebbe mai pensato di scrivere. Un’indagine che ci porta di stazione in stazione, tra nomi di città che rischiano di mandare in confusione il lettore, ma fidatevi non serve scendere a ogni stazione, anche se si perde qualche coincidenza il giallo si riesce a seguire ugualmente, il giallo riesce a tenerti sempre lì, sul pezzo.

Consigliato a chi ama il giallo vecchio stile e a chi non ha bisogno di conoscere i gusti gastronomici o le avventure amorose degli investigatori. A chi ama la logica e, ovviamente, a chi ama la puntualità e la precisione giapponese. A chi cerca un romanzo breve da tenere in borsetta o per riempire le ore di un viaggio in treno