Ho visto una donna leggere un libro mentre un treno stava arrivando,
ho aspettato che lo chiudesse per sbirciarne la copertina. Ho scoperto di averlo letto, avrei voluto parlarne con lei, ma non l’ho fatto. Ho aperto il mio.
Sul treno due ragazze parlavano ad alta voce dell’esame di guida, delle lezioni di pratica. Una raccontava che era partita con le quattro frecce, l’altra che era stata ingiusta la bocciatura di un amico. Poco distante la donna ha continuato a leggere il libro senza mai alzare lo sguardo, io ho chiuso il mio e ho pensato che dopo tanti anni ricordo ancora il nome del mio istruttore di guida, e ricordo il nome della via dove mi faceva fare e rifare la partenza in salita. Si chiamava Benito lui, libertà la via.
Il treno del ritorno era in ritardo.
Una ragazza ha aperto un tomo che sembrava essere pesante, ho riconosciuto la foto dell’autore, ho pensato che quello era un libro da comodino, non da borsetta.
Di fronte a lei, una ragazza china sul cellulare, guardava un video e ascoltava attraverso le cuffiette. C’era una donna in quel video, parlava o, forse, spiegava qualcosa.
Alla seconda stazione è salita una scolaresca rumorosa e disordinata. Le maestre hanno contato le teste sperando di non aver perso dei pezzi per strada.
Un bimbo si è girato verso una di loro, una maestra bionda e le ha chiesto quanti anni avesse.
Cinquantuno da ieri ha detto lei. Il bimbo è rimasto in silenzio un attimo soltanto e poi ha esclamato Ma allora è giovane! La maestra ha sorriso a quel bambino. Io gli ho solo voluto bene.

