Amélie Nothomb – Voland – traduzione Biancamaria Bruno
“Ricapitoliamo. Da piccola volevo diventare Dio. Molto presto compresi che era chiedere troppo e versai un po’ di acqua benedetta nel mio vino da messa: sari stata Gesù. Presi rapidamente coscienza del mio eccesso di ambizione e accettai di ‘fare’ la martire, una volta diventata grande.
Adulta, mi decisi a essere meno megalomane e a lavorare come interprete in un’azienda giapponese. Sfortunatamente, era troppo per me e dovetti scendere di un gradino e diventare ragioniera. Ma non c’erano freni alla mia folgorante caduta sociale. Mi venne dunque assegnato il posto di nullafacente. Purtroppo – avrei dovuto sospettarlo – era ancora troppo per me. Ottenni così l’incarico estremo: guardiana dei cessi.”
Stupore e tremori è vita vera: un anno della vita dell’autrice, la sua esperienza in una multinazionale nipponica, ma anche il suo sguardo sulla vita vera degli impiegati giapponesi e, per estensione, dei giapponesi tutti. Soffermandosi in particolare sulla donna, donna costretta dentro a restrizioni inculcate fin dalla nascita e diventate parte integrante del pensiero, del modo di essere e di vivere
“… se bisogna ammirare la giapponese (e bisogna farlo) è perché non si suicida. Le ingessano il cervello: “Se a venticinque anni non si ancora sposata, hai di che vergognarti “, “se ridi, non sei fine”, “se il tuo viso esprime un sentimento, sei volgare”, “se menzioni l’esistenza di un pelo sul tuo corpo, sei immonda”, “se un ragazzo di bacia sulla guancia in pubblico, sei una puttana”, “se mangi con piacere, sei una scrofa”, “se provi piacere a dormire, sei una vacca”. Precetti del genere sarebbero ridicoli se non ti si conficcassero dentro.
Perché, in fin dei conti, ciò che si trasmette alla giapponese attraverso questi dogmi insensati è che non bisogna sperare in niente di bello.” (e, nel libro, continua per diversi passaggi)
Donna giapponese che nel racconto di Nothomb è rappresentata dal suo diretto superiore, una delle poche donne presenti in azienda, una donna dal viso bellissimo, una donna che ha dovuto lottare per arrivare dove è arrivata (sembra retorica, ma molto più di un uomo) e che non potrebbe perdonare a una sua simile di far carriera senza soffrire, e che così decide di accanirsi contro la povera Amélie. Ma Amèlie decide che
“mi sarei comportata come una giapponese”
Un romanzo breve, un memoir che racchiude una sola esperienza o poco più, o un racconto lungo (parliamo di poco più di cento pagine), ma Nothom, con il suo modo diretto e sincero di narrare, riesce a farci arrivare la differenza tra due mondi, tra due educazioni, tra Oriente e Occidente forse. Un libro capace di farti sorridere (alcune scene sono davvero esilaranti), nonostante la nostra piccola Amélie condivida con il nostro meno piccolo Fantozzi, il fatto di essere un personaggio tragicomico.
Stupore e tremori è soprattutto un libro che riesce a farci arrivare un messaggio di speranza
“Finché esisteranno finestre, l’essere umano più umile della terra avrà la sua parte di libertà”
e direi che non è proprio poco…
A chi lo consiglio? A chi cerca una libro da leggere durante un viaggio in metropolitana o in un pomeriggio in un parco, dove ci possono essere anche distrazioni, ma che non nuoceranno a questa lettura. A chi vuole conoscere l’autrice, ma anche a chi vuole sorridere un poco, ma in modo intelligente.
Stupore e Tremori è il trentacinquesimo Libro Vagabondo, il consiglio di Rebecca di Siena

