Walter Tevis – Minimum Fax – traduzione Roberta Rambelli
“Ma il suo corpo non era suo, e lo sapeva. Era stato progettato da esseri umani; solo un essere umano poteva farlo morire. Allora urlò a voce alta, tendendo lateralmente le braccia, latrando di furore sopra la città silenziosa. Ma non riuscì ad avanzare.”
Solo il mimo canta al limitare del bosco inizia con un tentativo di suicidio, un tentativo di buttarsi nel vuoto che non riesce, perché Spoffort è un robot della serie Nove,
“A chiamarlo Spofforth era stato uno dei pochi uomini che ancora sapevano leggere. Il suo nome fu scelto a casaccio, su un antico elenco telefonico di Cleveland: Robert Spofforth. Era un robot della serie Nove, la macchina più sofisticata mai realizzata dall’ingegno umano”
E Spofforth non può togliersi la vita
“era stato progettato per vivere in eterno e per non dimenticare nulla. Coloro che avevano ideato il progetto non si erano chiesti come avrebbe potuto essere quella vita”
Siamo nel 2467 e il mondo è dominato, appunto, dai robot. Gli umani esistono ancora, ma sono sempre meno, i bambini non si vedono, sembrano non nascere. E gli umani sono esseri che non possono parlare tra di loro, non possono socializzare, non possono infrangere le regole della privacy. Vivono ingerendo droga in un mondo dove molto di ciò che noi conosciamo non esiste più, anzi non esistono più nemmeno i termini per definire quelle cose del passato. Nessuno sa leggere, nessuno sa cosa sono i libri
«Che cosa si fa esattamente con un libro?»
«Si legge».
«Ah», ha detto lei. E poi: «Che cosa significa leggere?»
Ho annuito. Poi ho cominciato a girare le pagine del libro e ho spiegato: «Alcuni di questi segni rappresentano suoni. E i suoni formano le parole. Guardi i segni e ti vengono in mente i suoni e, quando hai abbastanza pratica, cominci ad avere l’impressione di sentire una persona che parla. Parla… ma in silenzio»
Nessuno tranne Paul Bentley che ha riscoperto la lettura e ha capito che attraverso la lettura si può andare oltre, interpretare cosa sta succedento e provare a cambiare il corso delle cose. E Bentley quella lettura vorrebbe insegnarla.
“Mio Dio, quante cose ho letto e ho imparato da quando ho lasciato l’Ohio! E mi hanno cambiato al punto che stento a riconoscermi. Soltanto il sapere che la vita umana ha avuto un passato, e acquisire un po’ il senso di quel passato, ha cambiato la mia mente e il mio comportamento fino a rendermi irriconoscibile.”
E poi c’è Mary Lou la nostra protagonista femminile, la nostra eroina. Una donna coraggiosa, una donna curiosa, una donna dotata di una grande intelligenza.
Solo il mimo canta al limitare del bosco è un libro di fantascienza, ovviamente, dato che si svolge in un futuro lontano, molto lontano ed è un libro dove robot e umani vivono nello stesso luogo, confondendosi a volte, ma non aspettatevi di trovare lotte dove robot sferraglianti perdono pezzi o dove l’ambientazione ha i contorni dei crateri lunari (perdonatemi questa è la mia immagine di fantascienza…). Qua gli uomini viaggiano su autobus guidati dal pensiero e anche gli animali possono essere robot, ma c’è anche un gattino e, soprattutto, c’è quella poesia densa di malinconia che rende questo romanzo speciale. Che fa si che questo romanzo di rimanga appiccicato addosso.
E c’è l’amore, possibile e impossibile
“Innamorarsi. La stranezza di questa parola, questa parola antica, ha occupato per un momento la mia attenzione, lì in soggiorno, nel cuore della notte. C’era qualcosa di strano che mi colpiva, in quella parola. E poi mi sono accorta che non l’avevo mai sentita pronunciare: proveniva dai film muti e dai libri, e non dalla vita che conoscevo.”
C’è la tecnologia spinta al limite, ci sono personaggi che vorrebbero abbracciarsi ma non possono, ma a volte lo fanno comunque, ci sono scene dolorose e scene commoventi. Insomma un romanzo/romanzo direi io, di quelli che prendi in mano e lasci che sia la storia a guidarti, dove ti immedesimi coi personaggi, e vorresti incitarli sempre e, a volte, battergli il cinque anche.
E poi, lo avrete già capito, in questo romanzo che Walter Tevis ha scritto nel 1980 e che Minimum fax ha pubblicato in questa edizione ormai vintage nel 2015, c’è l’amore per la letteratura, la consapevolezza che solo la letteratura può e potrà salvarci sempre. E cosa può chiedere di più un lettore!
Ora il problema più grande è che questo è un romanzo fuori catalogo, ma voi cercatelo nei mercatini e tra gli scaffali delle biblioteche, nell’attesa che venga ripubblicato. Perché certi libri non possono sparire e, del resto, questa è una parte dell’insegnamento che ci arriva proprio da Solo il mimo canta al limitare del bosco.

