Sindrome da panico nella città dei lumi

Matei Vișniec – Voland – traduzione Mauro Barindi

“La letteratura è qualcosa di misterioso, mentre scrivi e ti trovi in rapporto diretto, quasi mistico, con la pagina bianca, ti rendi conto di essere sottoposto a forze impossibili da definire con precisione. Le parole, una volta lasciate libere, hanno diritto a determinate iniziative. Che arroganza credere di poter costruire tu stesso un libro, quando in realtà sono le parole a scrivere te e a costruirti.”

Se state cercano un libro con una trama definita, un inizio, una parte centrale e un finale, Sindrome da panico nella Città dei Lumi non fa per voi. Ma se avete voglia di qualcosa di originale, di divertente anche, di insolito. Un libro dove poter entrare e lasciarvi trascinare, travolgere: Sindrome da panico nella Città dei Lumi fa per voi.

Raccontarvi la trama, capirete quindi, essere inutile, per non dire impossibile. Siamo a Parigi (e Parigi, la città dei lumi è essa stessa protagonista), dove uno strano editore, il signor Cambreleng

“Neppure oggi so se il signor Cambreleng avesse o no per davvero un ufficio. E forse non aveva neppure una casa editrice. In effetti, a essere sinceri, non ho mai visto un libro pubblicato da lui, né mi ha mai svelato il nome della sua casa editrice.”

raduna un gruppo di scrittori semi falliti, alcuni dei quali qualcosa ha scritto, un po’ di successo ha avuto, ma poi stop

“Dal punto di vista del signor Cambreleng, tutti noi che eravamo stretti attorno a lui avevamo lo status di autori di libri morti. Mai nella storia del mondo si sono scritti tanti libri morti come ai giorni nostri, ci spiegava il signor Cambreleng. Oggi i libri muoiono a una velocità sorprendente, E alcuni nascono d’altronde, già morti. Sì, sì, ci ripeteva il signor Cambreleng, i libri muoiono, vi dovete abituare a questa idea. I libri agonizzano, come esseri viventi, sugli scaffali delle librerie, aspettano e aspettano e pi cominciano a deperire, a infiacchirsi, si ammalano per l’attesa, soffocano, sentono che nessuno li aprirà, che nessuno li comprerà più…”

Ma il circolo del signor Cambreleng è composto non solo da scrittori, ma anche da personaggi, tanto che spesso uno si ritrova a domandare all’altro: ma tu sei personaggio o autore?

E poi c’è chi vuole scrivere la storia di tutti loro, trasformandoli tutti in personaggi, costringendo qualcuno a cercare di fuggire, a nascondersi per non comparire.

Insomma, come potete pensare di non divertirvi davanti a tutto questo? Certo il patto che il lettore dovrà fare prima di entrare nel libro sarà quello di non cercare di capire o giustificare proprio tutto, perché altrimenti rischierà di perdere il piacere, il gusto del divertimento. Il gusto di scoprire o sospettare che, alla fine, le vere protagoniste di questo romanzo siano proprio le parole

“È strano come le persone non si rendano conto, quando parlano, di come si odino o si amino le parole nelle frasi che pronunciano, di quanti drammi esplodano tra parole obbligate a vivere per una frazione di secondo nella stessa frase. La parola verità, ad esempio, subito dopo essere stata pronunciata si innamora come una stupida di tutte le altre parole dette prima e dopo di lei, e queste le spremono infatti come un limone prima di buttarla nella spazzatura.”

siano i libri

“Per il signor Cambreleng tutte le librerie erano una sorta di mattatoi. Sì, sì, insisteva lui, mattatoi, è questa la parola giusta. Noi non abbiamo un udito abbastanza sviluppato per sentire come gridano i libri sugli scaffali. Libri mai sfiorati, libri mai desiderati, libri mai sfogliati da un anno, da due anni, da dieci anni…
[…]
Come si fa a obbligare un giallo a stare accanto a un romanzo di Alexandre Dumas ed entrambi di fianco a un dizionario? Tre universi così distinti, così commoventi… È come mettere sullo stesso scaffale un cane, un oceano e un treno ad alta velocità. A poco a poco ho abituato anch’io sia gli occhi, sia il cervello a captare, quando guardavo i libri, non tanto l’oggetto quanto l’universo racchiuso in esso, la sua musica interiore, gli sciami fittamente ronzanti di parole.”

Sia la letteratura tutta.

Un libro che consiglio a chi vuole fare un viaggio nel mondo dei libri, dell’editoria (il capitolo sui festival letterari è spassosissimo), nella scrittura e nella lettura. Un libro che consiglio a chi è stanco di leggere storie troppo “narcisistice” come direbbe il Signor Cambreleng

“-Non tollero questo tipo di narcisismo che nasconde in generale una grande infermità, ossia l’incapacità dell’autore di raccontare. Quando ti metti a scrivere una novella, un romanzo, se sei onesto, se sei un vero professionista, devi scrivere in terza persona […]
oggi nessuno vuole più narrare, nessuno vuole porsi al di fuori della propria persona, immaginare costruzioni… No, oggi tutto quello che si scrivere è autofinzione, io mi sono svegliato, io ho visto, io ho subito, io ho capito, io ho sofferto, io, io e solo io.”

Un libro che consiglio a chi ha amato Midnight in Paris di Allen (e non solo per l’ambientazione…)

Mentre leggevo Sindrome da panico nella città dei lumi, mi sono ritrovata a ringraziare Amélie Nothomb, perché, grazie al suo successo di vendita, Voland può permettersi di pubblicare romanzi di autori rumeni come Matei Visniec (o bulgari, gli autori che da sempre avrebbe voluto pubblicare la fondatrice della casa editrice). Grazie Amélie e grazie Voland per questa esperienza.