Rosa Likson – Iperborea – traduzione Delfina Sessa
“L’alba fugge davanti a un nuovo giorno, la neve si arrampica da terra sui tronchi degli alberi, il silenzio delle fronde si dirada, un falco appollaiato sul fianco di una nuvola turchese osserva il treno che serpeggia come un verme.”
Scompartimento n. 6 è la storia di un viaggio (ultimamente continuo a imbattermi in storie di viaggi, sarà un caso?), di un viaggio in treno, di un viaggio che parte da Mosca per arrivare in Mongolia, di un viaggio sulla Transiberiana, un viaggio fatto anche di lentezza e lunghe soste.
Ma Scompartimento n.6 è soprattutto la storia dell’incontro/scontro tra due persone completamente diverse: lui è un uomo sulla cinquantina, un russo razzista (siamo ancora ai tempi in cui esisteva l’Unione Sovietica), rozzo, senza alcun genere di fronzoli e di filtri, dice quello che pensa, è scurrile, osceno a volte, pericoloso altre.
“Hai davanti un vecchio la cui anima malinconica è di una tranquillità desolante. Nemmeno il cuore batte più per un’emozione, batte solo per abitudine. Niente più follie e neppure sofferenza soltanto noia.”
sta viaggiando per andare a lavorare su un cantiere e passa il tempo a bere vodka, mangiare e a parlare sempre.
Lei è una giovane donna finlandese, viaggia per andare a vedere le pitture rupestri in Mongolia. Non parla praticamente mai, o noi non la sentiamo, pensa, ricorda e osserva lo scorrere del paesaggi al di là del finestrino
“La ragazza guardava la selvaggia bellezza della Russia attraverso l finestrino posteriore, sferzato al vento glaciale. A tratti l’intero paesaggio alle loro spalle veniva avvolto da una luccicante nuvola di neve giallo violacea, a tratti uno strascico di neve e cristalli di ghiaccio si trascinava dietro la macchina come un velo da sposa. Un campo di cardi ghiacciato scintillava sotto lo sguardo cupo di un bosco di abeti. Lontano, all’orizzonte, era sospesa una nebbia rosa, incipriata, nubi dense si squarciavano nel cielo e sventolavano come lenzuola da bambini.”
Dovrebbe fuggire da quell’uomo, ma a lui torna sempre. Qualcosa, in fondo, lega e legherà queste due figure così diverse che il caso ha “rinchiuso” nello stesso scompartimento, che il caso ha condotto in questo strano viaggio.
E noi lettori godremo di questo scontro, di questa fusione tra mondi e sguardi così diversi. Ci perderemo a guardare il paesaggio con lei, a scoprire dettagli della sua vita attraverso i ricordi di lei
“Il nevischio che turbinava e il buio precoce della sera, presto invecchiato nella notte che avvolse le montagne immemorabili, portarono a Mosca i pensieri della ragazza.”
Per poi essere interrotti dalle considerazioni sgradevoli a volte di lui. Fino a ritrovarli seduti vicini, lei e lui, in un luogo che non è lo scompartimento n.6, a parlarsi come vecchi amici. Ma cosa si diranno dovrete scoprirlo da soli.
Ma noi lettori godremo anche di quel viaggio, di quel paesaggio sempre uguale e sempre diverso, di quel ripetersi identico di alcuni paragrafi, quasi a sottolineare la monotonia del rumore del treno sui binari, di quello sguardo su un mondo che pare fatto di nulla e pare cullare il viaggio accendendo ricordi e immaginazione anche.
Lo consiglio a chi ama il treno e il viaggio, a chi va oltre il primo sguardo e pensa che, in fondo, abbiamo tutti (o quasi) un punto che ci può accumunare. A chi ama le descrizioni fatte di dettagli poetici, quasi musicali. A chi ama la letteratura del Nord, quella fredda non per contenuti ovviamente, ma per paesaggio al di là del finestrino.

