Lucio Aimasso – Casa Sirio
“Nonostante le abbia inseguite per tutta la vita, solo in questo momento capisco il vero potere delle risate: ti tolgono tutto, umori, malinconia, tristezza, rabbia. Puliscono a fondo e lasciano un vuoto sereno, da colmare di nuovo”
Quando mi è stato consegnato Ridere dalla Libreria Milton ho subito chiesto: Ma fa ridere? Assolutamente no, mi è stato risposto.
E, in effetti Ridere non fa ridere, ma a suo modo ti fa stare bene, ti fa cullare la speranza che le persone possono superare il dolore, la tristezza, il fallimento. E, forse, credere anche che il fallimento non esista se non nella nostra testa, perché a volte basta incontrare le persone giuste, credere in loro e guardarci con i loro occhi. O almeno io da questo libro ne sono uscita con questo pensiero e, una nota giornalista direbbe, Non è poco.
Due persone si incontrano. Lui è un comico fallito, un comico che non sa più far ridere o trovare la voce per far ridere.
“Sono come Chaplin in Tempi moderni, schiacciato da enormi ingranaggi contro cui non c’è nulla da fare se non aspettare che ti sputino fuori o ti frantumino del tutto”
Lei è una bambina che non vuole parlare, il suo è un mutismo selettivo, dicono, sceglie lei con chi e quando far sentire la sua voce.
“- Quando ne ha voglia torni in cucina e guardi i suoi disegni – mi interrompe.
– Perché?
– Perché in mezzo a tutti i neri e i viola e i grigi, c’è una piccola chiazza gialla. Quella è la parte di lei che ha voglia di brillare – mormora
– E allora? Cosa si aspetta che faccia?
[…]
-Potrebbe insegnarle a ridere, Vittorio.”
Non è un incontro facile il loro, sembrano non comprendersi e, del resto, le stesse condizioni che determinano quell’incontro non sono delle migliori. Ma devono stare insieme e devono provare a conoscersi. Devono mischiare i loro mondi
“L’abbraccio con cui la avvolgo è impacciato, ma è il nostro abbraccio, da cui esplode un calore nuovo, quello mio e di Rebecca, quello dello stesso sangue che si mischia e delle stesse ferite che si incontrano.”
Questa è una storia di periferia, una storia che ha come sfondo un panorama brutto, un panorama dal quale si vorrebbe fuggire. È una storia che racconta come a volte è difficile alzare la testa, specialmente quando tutti (anche le persone che ti sono più vicine) ti vedono come un peso, un fallimento, ti fanno credere che le tue debolezze sono una colpa. Quando la paura copre tutto, anche la voce.
Ma è una storia che ci regala emozioni, qualche lacrima e personaggi belli belli. Ovviamente quei protagonisti che imparano a volersi bene guardando cartoni animati
“Mi siedo per terra, le immagini sullo schermo mi ipnotizzano. L’orso e la bambina hanno dei tempi comici perfetti: nelle loro avventure lei è egoista, piena di trovate strambe, mentre l’orso è solo all’apparenza scontroso e in realtà si prende cura di lei.”
vecchi film o cantando Vita spericolata; ma anche quel popolo che li aiuta nel loro percorso, che fa il tifo per loro e che, preparando una minestra o una cioccolata calda, giocando a biliardo o dispensando consigli e parole, c’è. E, ancora una volta, non è poco
“Forse a volte le ferite si curano così, stringendosi in silenzio sotto la stessa pioggia.”
Lucio Aimasso sceglie una scrittura fatta di frasi breve, un ritmo veloce e sincopato che pare quasi evidenziare i silenzi di due persone che stanno cercando un loro modo di comunicare e che, forse, di parlare hanno poca voglia. Una scrittura piacevole che permette anche una lettura veloce. Insomma un libro che si legge tutto d’un fiato.
A chi lo consiglio? A chi pensa di essere un fallito solo perché è scivolato una volta o perché qualcuno glielo ha urlato in faccia. A chi ha bisogno di rialzarsi e di credere. A chi cerca una storia che sia come quel film che risolve una giornata sbagliata. A chi pensa che anche il silenzio abbia le sue parole.
Ridere è il #librovagabondo proposto dalla Libreria Milton di Alba (CN)

