Dopo aver girato un po’ per la libreria e aver chiesto alcuni libri senza avere le idee molto chiare o, almeno, quella è la sensazione; esclama, perché lo esclama proprio:
Siete bravi voi, siete resistenti. Siete una libreria che fa resistenza. Forse ha aggiunto anche non mollate e, se non lo ha aggiunto, lo hanno fatto altri per lei in giornate precedenti.
Ci proviamo! A fare resistenza. Si risponde.
Lei, intanto, non trova quello che cercava, ammesso che qualcosa stesse cercando e si dirige verso l’uscita. Si ferma proprio lì, sull’uscio e, un attimo prima di salutare chiede: Voi prendete la carta del docente?
Certo! Si risponde.
Ma sulla carte del docente fate anche uno sconto? Aggiunge, come se chiedere uno sconto in libreria e, in più, su un qualcosa che per lei è un “regalo” fosse cosa dovuta.
No! Si risponde e si giustifica anche questa risposta, come se ci si dovesse quasi scusare.
Ah be’ allora preferisco andare altrove dove un po’ di sconto me lo fanno. Mi capite no? Conclude e se ne va.
E a noi che, invece, non capiamo, non resta che rimanere lì, a bocca aperta: un po’ perché ci si stupisce ancora che non ci si renda conto di quanto sia il margine di guadagno di un libro, che non si abbia ben chiaro di come vada il mercato del libro in Italia, di quanti lettori ci siano e che una libreria piccola indipendente non arricchirà mai il suo proprietario, almeno non di denaro.
Un po’ a bocca aperta anche perché è lì, proprio appoggiata sulla punta della lingua, che è rimasta quella risposta che avremmo voluto dare:
resistenza è una bella parola, una delle più belle forse, resistenza è una parola che si tende a scrivere con la R maiuscola per quanto sia importante.
Ed è facile dire Bravi voi che cercate di farla. Che è comodo mandare avanti gli altri e sostenerli con una parola o una pacca sulle spalle.
Ma, la Resistenza, da sempre è più bella, ma soprattutto più vincente se a farla siamo insieme.

