Radio Wilimowski

Miljenko Jergovic – Bottega Errante – traduzione di Elisa Copetti

“Erano partiti in viaggio, gli aveva promesso la diretta radiofonica di tutte le partite della Polonia al Campionato mondiale. Avevano raggiunto un luogo che non era raggiunto da nessuna strada e soltanto perché, o soprattutto perché il padre aveva immaginato che proprio qui la Polonia avrebbe sconfitto il Brasile e che di seguito avrebbe lottato per l’onore di campione del mondo.”


Lui, il padre, è un professore polacco in pensione, ed è lui che promette a David, il figlio malato gravemente di tubercolosi ossea, di avrebbero ascoltato le dirette del Campionato mondiale: promessa che è una sorta di commiato, di consolazione per un addio che a breve sarà inevitabile.

È il 4 giugno del 1938, i mondiali di calcio in Francia stanno iniziando, nell’aria si inizia a respirare il vento della Seconda Guerra Mondiale, e una strana comitiva raggiunge un piccolo albergo, lontano da quasi tutto, in montagna


“un piccolo hotel che una signora tedesca, originaria della Foresta Nera, aveva aperto da qualche parte nell’entroterra dell’Adriatico settentrionale: non era raggiungibile da strade ed era ideale, in un luogo assolutamente estremo, per il riposo, la contemplazione, la guarigione o la morte silenziosa.”


Comitiva composta dal padre, dal ragazzino avvolto in una sorta di garza bianca e trasportato in portantina, da una giovane governante e da un anziano insegnante. Comitiva che per qualche giorno alloggerà nel piccolo albergo e intesserà relazioni e, soprattutto, racconti di vita e confessioni con i suoi due gestori


«È importante» aveva detto, «molto, molto importante, confidare in tempo a qualcuno dove sei vissuto, a cosa hai pensato, cosa ti è accaduto nella vita, chi hai perso, chi hai conosciuto. Se non ce la fai, tutto sarà inutile. L’uomo dimentica e alla fine muore. Così senza essersi raccontato»


Intorno a loro le maldicenze di un paese, incuriosito dagli stranieri e spaventato dalla deformazione del ragazzo


“Non esistesse il male, non ci sarebbero, probabilmente, neppure i racconti popolari e le leggende di paese, non ci sarebbe il folclore. Se al mondo esiste un popolo che non è cattivo, allora non lo si conosce perché è un popolo senza folclore”

Un paese che, attorno a questo episodio, costruisce la leggenda che vivrà anche quando dell’albergo non resterà che un pugno di ruderi.

Jergovic ci guida in una storia fatta di una manciata di giorni, ma che ha il potere di abbracciare sia un passato fatto dei racconti dei suoi protagonisti, che un futuro fatto di quella guerra che sta arrivando, di paura per quello che sarà, di smarrimento. E pare regalare ai suoi protagonisti la sospensione del tempo di quella partita di calcio ascoltata alla radio. Una partita di calcio dove la Polonia segna cinque gol al Brasile, quattro dei quali a opera di Wilimowski


“Wilimowski stava giocando una sua partita, incomparabile con tutte le partite precedenti nella storia del calcio, nella quale egli solo, per un dispetto e per disperazione, avrebbe giocato contro il Brasile e contro il mondo intero. Lui non giocava la sua partita per vincere. Giocava perché lui e i suoi non fossero dimenticati quando sarebbe presto venuto il tempo della morte e dell’oblio.”


E se, da una parte ci racconta l’animo di un uomo che, dopo aver perso la moglie, sta perdendo il figlio, dall’altro ci racconta un figlio consapevole della propria situazione


“David non aveva paura di niente, non del dolore, né della morte, ed era in vantaggio rispetto a tutti loro. Le loro vite erano piccole e misere, fremevano per esse, come un condannato a morte che al mattino sarà ghigliottinato, mentre lui viveva senza pensare a quanto sarebbe durato e a quanto male presto gli sarebbe capitato.”


che grazie alla sua immobilità è capace di vedere ciò che gli altri si lasciano passare accanto


“a differenza di David, si muovevano continuamente, viaggiavano in treno, camminavano, correvano, si affannavano, così che i loro occhi si erano abituati all’avvicendarsi delle immagini, e i pensieri e le memorie erano ricolmi di moltitudine di accadimenti.”


Il tutto con una sorta di delicatezza; dove trova posto la sincerità di sentimenti, lo sbocciare di un giovane amore e la consapevolezza che, per sapere che il nostro mondo non è il migliore, bisogna conoscere cosa c’è al di fuori


«Lui non conosce altri mondi. È più difficile per coloro che vivono con lui».