A.S. Byatt – Einaudi
“La corrispondenza, aveva scoperto Roland, è una forma narrativa che non prevede alcun esito finale, alcun epilogo. La sua epoca era un’epoca dominata dalle teorie narrative. Le lettere non raccontano alcuna storia, perché non sanno, di riga in riga, dove stanno andando. […]
Le lettere, infine, non escludono soltanto il lettore come co-autore, o interprete, o indovino, ma escludono il lettore in quanto lettore, essendo scritte, se sono lettere vere, per un lettore.”
Possessione è la storia di un’ossessione, quella che Roland ha per il poeta vittoriano Randolph Ash, ossessione che cresce nel momento in cui si ritrova tra le mani alcune lettere che il poeta avrebbe scritto a una donna misteriosa. Roland, così lontano dall’essere un uomo intraprendente, inizia a indagare, fino a scoprire la destinataria di quegli scritti
“La verità pensava Roland a disagio, era che queste lettere, queste lettere premurose e appassionate, non erano mai state scritte per essere lette da lui, a differenza di Ragnarok di Mummy Posseste, del poema di Lazzaro. Erano state scritte per Christabel LaMotte”
Christable LaMotte, una poetessa femminista e indipendente, forse omosessuale. E così Roland arriva a incontrare Maud Baily, la maggior esperta di quella poetessa.
Ma questo è solo l’inizio, perché da quelle lettere tutto parte: un’indagine che porta i due nostri eroi a nuove scoperte, a nuovi collegamenti, a nuovi studi, fino alla completa possessione
“Tutti gli studiosi sono un po’ matti. Le ossessioni sono sempre pericolose. […]
– È curioso, – disse Maud, – se fossimo ossessionati l’uno dall’altra nessuno penserebbe che siamo pazzi.
– Val è convinta che siamo ossessionati l’uno dall’altra. Ha detto anche che comunque è più sano dall’essere ossessionato da Randolph Ash”
E li porterà a una visione completamente differente di Ash e LaMotte, ma anche di se stessi, e a uno sguardo (un confronto) tra due epoche.
“Erano figli di un’epoca e di una cultura che diffidava dell’amore, dell’«innamoramento», dell’amore romantico, delle storie d’amore in toto, e in compenso espandeva linguaggio sessuale, sessualità linguistica, analisi, dissezione, decostruzione, esibizione.”
Possessione è un romanzo “enorme”, un romanzo che cambia in continuazione: è romanzo epistolare, è romanzo vittoriano, ma anche contemporaneo, è indagine e colpo di scena, è diario. Ma è anche storie raccontate davanti al camino nelle notti che da novembre portano a Natale ed è Melusina. Ed è, ovviamente, poesia.
È un romanzo che parla di femminismo, dove le donne sono spesso più forti degli uomini, più intraprendenti, più trascinanti. Dove possono fare tutto da sole, anche lo stesso atto sessuale. È soprattutto un elogio all’indipendenza e a quella solitudine che, a volte, è necessità struggente. Nonostante Possessione sia comunque un romanzo anche d’amore.
“Come sarebbe bello non avere nulla. Come sarebbe bello non desiderare nulla. E la stessa fantasia. Un letto vuoto in una stanza vuota. Bianca.”
ma le due cose (solitudine e amore) non devono necessariamente escludersi a vicenda.
A.S. Byatt ha scritto un romanzo ambizioso, un romanzo dove i quattro protagonisti principali (poi c’è tutto un seguito di personaggi, alcuni davvero spassosi, che ruotano intorno e dentro alla vicenda e all’indagine), Ash-LaMotte-Roland-Maud, mischiano le loro vicende, tanto che tu lettore in alcuni momenti ti chiederai dove sei, se nel passato o nel presente. Un romanzo che io consiglio a chi vuole leggere una storia romantica, certo, ma non fermandosi a quello. Perché Possessione è molto di più di una storia romantica.
E Possessione è anche il quarantaquattresimo #librovagabondo la proposta di Le Mille e una pagina

