Luis Landero – Fazi Editore – Traduzione Giulia Zavagna
“Ma poi c’erano anche le telefonate di Sonia e di Andrea, e a volte perfino della madre, ognuna con la sua storia, ore e ore di racconti interminabili, quasi tutti infarciti di minuscoli dettagli sentiti mille volte e che loro non si stancavano mai di ripetere, con le loro versioni contrastanti, nelle quali non c’era episodio, per piccolo che fosse, che non avesse altre varianti, che non venisse confutato o negato dagli altri, che non ammettesse i più prolissi e contorti commenti, di modo che Aurora aveva la logorante impressione di essere immersa in un incubo dal quale era impossibile svegliarsi.”
Pioggia sottile è il racconto di una famiglia, dei segreti di una famiglia, di tutti quei rancori che vengono taciuti, ma che sono destinati a esplodere, che sono in attesa solo dell’innesco. E l’innesco è la festa di compleanno che Gabriel vuole organizzare per gli ottant’anni della madre.
Pioggia sottile ci racconta che le relazioni nascondono segreti
“Forse ci sono storie che non si devono raccontare, questioni del passato che è meglio appartengano per sempre al passato.”
Nascondono invidie e gelosie, ricordi dolorosi e accuse trattenute.
Nascondono i famosi “cadaveri nell’armadio” che si finge solo di dimenticare. E in Pioggia sottile i cadaveri, un cadavere soprattutto, è decisamente “grande”, tosto, disturbante forse. Ma Landero a quel cadavere, a quell’esplosione guida il lettore passo a passo; perché il lettore diventa, come Aurora, orecchio obbligato ad ascoltare, anche ciò che forse non vorrebbe sentire. E Aurora non ha scampo, ormai ha un ruolo da rispettare lei, un ruolo che le è stato assegnato dagli altri o, forse, dal suo modo di essere. Ma lei, Aurora, chi l’ascolta?
“Aurora ascolta il racconto che la sua memoria costruisce a poco a poco, scampoli di passato che non sa come mettere insieme per dargli un senso, un’unità, qualcosa che la aiuti a comprendere com’è stata la sua vita e che cosa si può aspettare adesso dall’avvenire. Se avesse qualcuno a cui raccontare i suoi ricordi, un’Aurora che la ascoltasse e accogliesse con piacere le sue parole, forse riuscirebbe a capirci qualcosa, o almeno a sfogarsi e ad alleviare questa pena che da tempo ormai la consuma dentro.”
Non racconterò di più di Pioggia sottile, un romanzo che ti dà la sensazione di avanzare inesorabilmente verso un abisso, un abisso che forse è la verità. Forse.
Perché Landero sceglie di raccontare in terza persona, anche se il lettore si sente da subito alle spalle di Aurora, ma nonostante questo riesce a trasmettere la sensazione del narratore inaffidabile, perché in Pioggia sottile ognuno smentisce il racconto dell’altro, ognuno ha una sua versione dei fatti.
“Ormai sa con certezza che le storie non sono innocenti, non del tutto innocenti. Forse non lo sono nemmeno le conversazioni di ogni giorno, gli inciampi ed equivoci verbali o il parlare tanto per parlare. Forse nemmeno quel che si dice nei sogni è del tutto innocente. C’è qualcosa nelle parole che, di per sé, comporta un rischio, una minaccia, e non è vero che il vento se le porta via facilmente come dicono.”
Landero è bravissimo nel proporci una trama costruita per lo più su dialoghi telefonici, dove il presente incontra il passato, dove il perturbante incontra il quotidiano. Ed è, inoltre, magistrale nel farci vedere un tutto attraverso un semplice dettaglio (ma qua non posso dire di più).
Leggendo Pioggia sottile Ho pensato a quelle scene di Almodovar così colorate e così ricche di parole, parole che ne sovrastano altre e altre ancora. E ho pensato a quanto sia stata brava @giulia_zavagna a renderci in traduzione tutto questo.

