Juhani Karila – Fazi – traduzione di Delfina Sessa
“Quattrocento anni prima lungo il fiume erano arrivate delle persone che avevano costruito su quelle sponde le prime case. Allora dalle colline avevano fatto irruzione gli sconquassi, i balorsi, gli elfi e gli altri spiriti, che avevano devastata le case fino alle fondamenta. Gli abitanti erano fuggiti in barca, ma gli sconquassi, ridendo avevano bombardato le loro barche con le fondazioni delle loro stesse case. Ma quando i mostri avevano fatto ritorno nelle foreste, gli umani erano tornati e avevano ricostruito il villaggio. […] Dopo ogni tentativo di sfrattarli, gli umani erano tornati più numerosi e più tenaci, eterni come le formiche o le zanzare, e così la Lapponia aveva imparato che la conquista era inevitabile.”
Quando mi hanno parlato per la prima volta di questo libro, alcuni mesi fa, io ho detto subito che avrei voluto leggerlo: non amo particolarmente la pesca, ma mi attirava l’idea di una storia originale e, forse anche, la Lapponia come scenario.
Quando ho iniziato a leggerlo, qualche giorno fa, dopo una cinquantina di pagine, mi sono detta: Ma cosa sto leggendo? Io lo mollo…
Ma poi mi sono risuonate nelle orecchie le parole di chi mi dice sempre che dobbiamo uscire dalla nostra zona di conforto, dobbiamo sperimentare e lasciarsi stupire, così ho girato un’altra pagina e sono andata avanti e alcune pagine dopo mi sono accorta che mi stavo divertendo, che avevo voglia di vedere cosa succedeva dopo.
Pesca estiva in Lapponia è un fantasy, ma è un fantasy lappone; dove ci sono incantesimi, e maledizioni da sconfiggere, dove non ci sono i draghi, ma creature comunque fantastiche, dai nomi strani, alcune spaventevoli, alcune così dolci e simpatiche da diventare animali da compagnia.
Ma andiamo per ordine…
«Il luccio si trova in questo stagno ogni estate. Ha sempre lo stesso aspetto. Kauko dice di averlo pescato per dieci estati di fila, suo padre per venti. Tra di loro c’è stato un anno in cui ci si è dimenticati di pescarlo, e quell’anno ci fu un pessimo raccolto.»
Elina ogni anno torna al suo paese in una Lapponia che è terra di mistero, di mostri, dove succedono cose strane. Lei torna per pescare sempre lo stesso luccio e ha tre giorni per farlo, altrimenti una maledizione la colpirà.
Elina è figlia di una strega
« è nata nel bel mezzo di un temporale e perdipiù in un punto del pianeta dove le creature fantastiche migravano tra i mondi e facevano volare scintille. La terra si sollevò come un’onda del mare e le creature, invece di spostarsi per scansarla, passarono attraverso quella bambina come furie, la bruciarono, le distrussero tutta l’innocenza con cui noialtri siamo benedetti alla nascita e le investirono di poteri magici da capo a piedi. Ed ecco come è diventata una strega malefica fin al primo vagito»
e sa come affrontare le creature che popolano il bosco e lo stagno. Ci sono i diari della madre, ma ci sono anche quegli abitanti che diventeranno compagni di questa avventura. E così, quando nello stagno incontra Nakki, il dio delle acque che gli impedirà di pescare il suo luccio
“Sorse dall’acqua lentamente, come un’antica statua rivelata dalla marea. Bello come un di greco. Elina sapeva che Nakki assumeva sembianze maschili, femminili o androgine a seconda della persona che voleva attrarre. Chiunque commettesse l’errore di guardare i suoi occhi vi si perdeva. Alcuni s’innamoravano e qualcuno s’immergeva subito in acqua per inseguire l’oggetto del suo amore e annegava.”
con lui farà un gioco che comporterà il rischio della sua stessa vita.
E, come se non bastasse la Lapponia e i suoi pericoli, sulle tracce di Elina arriverà anche la poliziotta Janatuinen, che sta indagando su di lei.
Per finire nel passato di Elina c’è anche una storia d’amore bella, mentre nel presente della poliziotta Janutuinen ci sarà una nuova amicizia: un balorso, che non so bene cosa sia, ma che a lei si affeziona e la segue ovunque, mettendosi anche la cintura di sicurezza in macchia e che io ho immaginato come la creatura tonda di Monster & Co, solo meno verde e con due occhi (o forse no), e che per me resta il personaggio preferito di questa folle storia.
Perché Pesca estiva in Lapponia è anche una storia divertente, capace di far sorridere
«Ti ricordi quando d’estate passò di qua e fece il malocchio a Vekku e Vekku morì?»
«Ma morì un anno dopo!».
«Macché, forse sei mesi, sette. E comunque non mangiò più e non uscì più a passeggio né a caccia di lepri. Ed era il miglior cane del villaggio quando si trattava di lepri».
Un romanzo adatto a chi ama il fantasy (ragazzo o adulto), non dico a chi cerca il fresco, perché questa è una Lapponia dove il clima è insolitamente caldo, ma sicuramente a chi cerca una storia capace di essere stacco dalla realtà, di far percorrere mondi lontani, molto lontani, praticamente inesistenti.
E poi vorrò sapere se anche a voi è venuta la voglia di adottare un balorso…

