Libro Vagabondo_Trentatreesima tappa
Sto ancora asciugando una lacrima di commozione causata da chi mi ha definita “fatina delle librerie”, quando arrivo davanti alla Libreria Periferica la mia tappa di oggi. Anzi quando a un po’ di metri di distanza vedo Chiara e Federico seduti davanti alla loro libreria, accanto alla coppia di gemelli che da undici mesi hanno riempito e scombussolato la loro vita: Diego che sta dormendo e Libero che mi sorride all’istante.
Sono belli già da subito, tutti e quattro.
Prima di parlare di libreria, è inevitabile, parlare di quei due bimbi, di come il fatto che fossero due sia stata una sorpresa e di come questo abbia inciso nella riprogrammazione delle vite di Chiara e Federico; anche se, penso io guardandoli, la loro serenità è tangibile. Parliamo anche di Maremma e di maremmani, perché mi dice Federico che maremmano è: la Maremma non si sa mai dove inizia e dove finisce. Federico, appunto, è di Orbetello, il comune bello (almeno così lo definiscono loro, ma anche molti altri), poco distante da Albinia (Albinia ha il mare vicino, ma non è bagnata dal mare, mi dicono, è il posto di villeggiatura di chi vuole venire in Maremma, ma anche risparmiare). Chiara è di Firenze. Si conosco durante il periodo dell’Università dopo il quale decidono di andare a fare formazione a Barcellona (Chiara come illustratrice e Federico nel mondo del digitale). Barcellona è un sogno, mi raccontano, è un posto dove ti basta uscire di casa per incontrare gente, per socializzare. Nonostante questo, però, a un certo punto tornano in patria e si trasferiscono a Milano per continuare la formazione; ma Milano si rivela un piccolo disastro. Non vogliamo parlare male di Milano, ma a livello umano e sociale noi non ci siamo trovati proprio, ma è da mettere in conto che arrivavamo da Barcellona!, mi dicono. Ma perché avete deciso di tornare? Chiedo. A questo punto Federico mi rivela che il suo cognome è Quatraro: sono il figlio di Fernando il fondatore di Effequ la casa editrice, e volevo riavvicinarmi a quella nostra realtà. Ora la casa editrice è gestita da Francesco, mio fratello e la sua compagna, mi dice.
Io ho un ruolo marginale, di collante con le librerie. Se penso a Effequ penso a quelle sue copertine bellissime, dico io. Ecco, mi dice Federico, quelle le crea Chiara.
Mentre chiacchieriamo di ciò che c’è stato prima di Periferica, Diego si è svegliato e Libero inizia a dare segni di stanchezza. Mi raccontano che i gemelli stanno crescendo in libreria, che sono sempre lì con loro, almeno fino a quando non inizieranno ad andare all’asilo, aggiungono. Hanno il privilegio di respirare il profumo dei libri, dico io. Sì, mi dice Diego per ora, ma non è detto che Periferica accompagni tutta la loro crescita. Non voglio illudere i miei figli, aggiunge, ma lo dice con un sorriso messo lì per dire che farà il possibile perché così sia.
Abbiamo avuto un momento di crisi, mi racconta Chiara, un momento in cui abbiamo temuto di dover abbandonare questo sogno. Alcune scelte sbagliate ci stavano soffocando, ma abbiamo tenuto duro e ora siamo abbastanza sereni, ma non ti nascondo che siamo costretti a fare anche altri lavori, in quattro non possiamo sopravvivere con il guadagno di una libreria.
Io faccio l’illustratrice come sai, ho fatto anche la segretaria, Federico l’anno scorso ha fatto il postino.
Ma torniamo un passo indietro: Periferica nasce nel 2017 e nasce già da subito con l’intento di essere solo indipendente, di trattare solo case editrici indipendenti (poi ovviamente se qualcuno ci chiede qualcosa di diverso, noi glielo ordiniamo, sottolineano i librai. Abbiamo rifiutato solo di procurare libri che andavano contro un nostro principio etico, aggiungono) e di tenere il rapporto diretto con gli editori.
Perché anche questo è il bello del nostro mestiere, scegliere ciò che vogliamo che entri qua dentro, consigliare ciò che piace leggere a noi, ciò che è frutto di un lavoro indipendente e curato.
(la ripetizione di “indipendente” è voluta, perché credo sia stata una delle parole più usate durante la nostra conversazione).
È bello quando un lettore viene da te e ti chiede un libro, per esempio, di Grisham, tu non ce l’ha e glielo procuri. Poi torna la volta dopo sempre con le sue richieste, ma alla terza, magari, chiede a te di dargli un consiglio e tu qua devi essere bravo a trovare qualcosa che sia Grisham senza esserlo, qualcosa che non destabilizzi del tutto il lettore. Questo è fare il libraio, mi fa capire Federico.
Ma perché avete deciso di aprire Periferica ad Albinia? Perché no, mi risponde Federico, poi ride.
Albinia non ha molto, non è bella, ma di bello ha una forte comunità, aggiunge. Qua ci sono diverse associazioni e le persone si aiutano l’una con l’altra. Ad Albinia anni fa il fiume è esondato causando molti danni, questo ha unito ancora di più le persone, mi racconta Chiara. Noi non siamo di qua, anzi io, dice Federico, sono di Orbetello e quelli di Orbetello qua non sono visti proprio bene, ma intorno a noi abbiamo trovato solo collaborazione e aiuto. Ecco perché ad Albinia.
Ed ecco perché Periferica, perché siamo fuori dal centro, ma anche perché ci occupiamo di un tipo di editoria che è un po’ periferica, un po’ ai margini, almeno per ora.
Poi parliamo di editoria, delle grandi case editrici che hanno in mano distribuzione e vendita, per le quali tutto è più semplice. Parliamo dei negozi di catena.
Ci hanno sempre istruiti al consumo consapevole, mi dice Federico, fin da bambini ci parlano di acquisto a chilometro zero, di evitare il più possibile i cibi imballati, ma per i libri non viene fatta la stessa campagna di sensibilizzazione. Federico e Chiara hanno deciso di farlo a modo loro, puntando sulle loro scelte e andando avanti per la loro strada.
Ci hanno detto che sembriamo più una libreria di città che di paese, dice Chiara. Io rispondo che in effetti è un po’ così, è una scelta coraggiosa decidere di non fare una libreria di varia in un paese dove Periferica è l’unica libreria. Ma Chiara e Federico coraggiosi lo sono, coraggiosi e con le idee ben chiare e pulite.
Sono giovani Chiara e Federico, scherzando dico che potrei essere loro madre, ma lo potrei essere davvero.
E hanno l’entusiasmo dei giovani, la voglia di fare e di creare percorsi nuovi, di essere diversi forse. Abbiamo pensato di fare le presentazioni dei libri senza fare delle vere e proprie interviste, ma estrapolando cinque parole dal libro, cinque parole che Chiara illustra; durante la presentazione facciamo vedere le illustrazioni all’autore e il parlare del libro parte da lì.
Stiamo anche facendo dei percorsi di avvicinamento alla lettura nelle scuole, mi racconta Federico, e mi mostra quei libri per bimbi che hanno quel tocco originale che li trasforma quasi in gioco, così da incuriosire il bambino, da renderlo consapevole, mi dice. Facevamo dei laboratori anche, ma il Covid, ovviamente, ha interrotto tutto, mi dicono. Riprenderemo, aggiungono.
Durante il lockdown oltre a fare le consegne come noi librai indipendenti abbiamo fatto tutti (e solo noi indipendenti, sottolineano, dato che noi mettiamo la passione nel nostro lavoro), abbiamo anche fatto delle interviste che sono diventati dei podcast. Dove li trovo chiedo? Ora voglio ascoltarli… Sono tutti sul nostro sito
https://www.libreriaperiferica.it/podcast-serie/
Ma voi quando trovare il tempo per leggere? Libreria, altri lavori, due figli piccoli da crescere. Lo facciamo quando possiamo, mi rispondono, e poi abbiamo escogitato il sistema di leggerceli ad alta voce,
specialmente quando dobbiamo preparare una presentazione e quindi dobbiamo conoscere entrambi il libro di cui si parlerà, perché le presentazioni le facciamo noi. Così uno legge e l’altro può continuare a sistemare casa o, magari, a disegnare, a illustrare. Questa cosa è bellissima e glielo dico, ed è sempre stata uno dei miei sogni, trovare un uomo che mi leggesse ad alta voce o viceversa, ma questo a loro non lo dico.
Arriva la nonna in soccorso e si porta via per un po’ Libero e Diego, così noi approfittiamo per registrare la nostra intervista, seduti a terra, come del resto è avvenuta anche una parte della nostra chiacchierata. E le sedie e le poltrone in libreria non mancano, ma quello sembrava essere il modo giusto, tra i bimbi che gattonando provavando ad arrivare agli scaffali dei libri.
Non hanno la faccia esausta Federico e Chiara, non si lamentano mai del troppo da fare e del troppo poco tempo per fare altro, forse solo del tempo che in quel momento sta cambiando e che rovinerà il loro pomeriggio libero. Non si lamentano ma hanno l’approccio deciso di chi non è disposto ad accettare tutto, di chi ha dei valori e su quei valori non intende cedere nemmeno di un millimetro.
Sono belli Chiara e Federico, questa volta non lo penso, lo dico a Chiara mentre li saluto. Li lascio lì, la nonna è tornata con i due piccoli e stanno arrivando anche Francesco, il fratello di Federico con la sua famiglia, io vado a cercare il mare
Perché ad Albinia il mare c’è, devi fare un po’ di strada ma lo trovi ed è anche bello, è come piace a me, genuino. Ecco penso, Chiara e Federico sono questo: sono genuini, sono quei giovani in cui noi tutti dovremmo sperare per un futuro migliore.
Periferica è a Albinia (GR), via Pascucci 41
ha un sito
ha una pagina Instagram
ha una pagina Facebook









qua è dove potrai conoscere Chiara e Federico e ascoltare le loro risposte alle cinque domande

