Non è un lavoro per ragazze

Sakuraba Kazuki – E/O editore – traduzione Anna Specchio

“L’anno stava per finire.
L’isola circondata dal mare blu scuro dell’inverno era ora avvolta da un cielo grigio cenere durante il giorno e ammantata da un’oscurità di velluto nella notte. Sembrava un pezzo di terra sospesa sulle onde.
Era colpa dell’aria gelida o della mancanza di affetto nella mia vita? Una mattina ho trovato il pesce rosso morto. Il suo corpicino galleggiava sull’acqua nella sua boccia. La cosa mi ha reso inquieta. Mi prendevo cura di lui dall’estate dell’anno prima, lo avevo allevato con tutto il mio amore.
La vita vola via davvero in un istante.”
.

Il breve romanzo di Sakuraba Kazuki ha la durata di una manciata di mesi: dalle vacanze estive alle vacanze invernali della protagonista Aoi, una ragazza di tredici anni che vive in un’isola in Giappone dove succede poco o nulla, ma che durante quei mesi la vede protagonista di due omicidi (posso dirvelo subito, dato che sul retro della copertina Aoi si presenta e dice che ha ucciso due persone e che farlo “Non è un lavoro da ragazze”)
.
Aoi ha un patrigno che detesta, un patrigno violento che arriva a rubarle la paga del suo lavoretto per spenderlo in alcol

“Sono rimasta in silenzio, lo sguardo fisso sul pavimento.
Nelle orecchie continuava a rimbombarmi il frinire delle cicale.
Era così, l’estate sull’isola.
Una parte degli uomini aveva smesso di lavorare a causa della crisi economica, e le donne erano le uniche davvero impegnate a guadagnarsi da vivere, mentre i bambini diminuivano.
Le cicale frinivano.
Le mie dita erano pregne dell’odore di gamberetti.
Era così, l’estate sull’isola del mio secondo anno di scuola media.
Ho sentito una lacrima scivolarmi sulla guancia. Il mio patrigno ha distorto le labbra in un ghigno malefico, evidentemente soddisfatto della sua vittoria, poi ha raccolto il mio portafogli rosa dal pavimento e ci ha frugato dentro. I soldi. Le carte fedeltà della sala giochi e del videonoleggio di Shimonoseki. Un coupon con uno sconto per il karaoke. Il mio patrigno ha scrutato le tessere con le sopracciglia aggrottate, come se stesse domandano che cosa fossero.
Poi mi è sfuggito un grido.”

Ma Aoi un giorno fa amicizia con una coetanea, Shizuka, una ragazza che lavora in biblioteca, ma che fuori dalla scuola e dalla biblioteca diventa strana, si veste in modo diverso, ci sono particolare in lei che non tornano. E

A quel punto Shizuka mi ha sussurrato una cosa come se stesse intonando una canzone.
«Aoi, vuoi che ti sveli un metodo per uccidere qualcuno senza che nessuno lo scopra?»

Non è un lavoro per ragazze è un racconto dark, un racconto dove si parla di omicidi e di asce, dove i capitoli hanno il titolo che elenca gli ingredienti di un perfetto omicidio

“Servono solo l’ascia e la volontà di uccidere, secondo Shizuka”

dove l’amicizia tra due ragazzine diventa complicità, diventa un segreto che chiede in cambio un favore della stessa entità. Un racconto che si legge nella velocità di un pomeriggio, perché tu lettore vorrai sapere fino a che punto le due ragazzine si spingeranno e vorrai capire il perché di quei dettagli che non tornano e di quel libro che Shizuka si porta sempre con sé, mentre avrebbe già dovuto averlo letto tutto ed essere passata ad altro. Un racconto giapponese con il tocco della scrittura giapponese che ha sempre (almeno per quel poco che conosco io) un po’ di “assurdo” di fuori dai canoni, di lontano da ciò che siamo abituati a leggere. Una lettura soft, nonostante il cinismo e gli omicidi premeditati.