Mi troverai nel fuoco

Robert Lowry – Readerforblind – traduzione di Erika Silvestri

“I tempi sono cambiati, pensò: I tempi sono cambiati, anche se voi non lo sapete. Il compenso della vita è la violenza, al giorno d’oggi, non lo sapevate? Chiunque, tornando a casa dalla violenza, si aspetti una tenera accoglienza sentimentale è un idiota. Un idiota come me. Mi fai compassione, Doanville, pensò: ho pietà del tuo candore. Ora ho imparato la lezione, mi aspetto la violenza, essa è parte di me, ma tu soffrirai più di me, non ci sei abituata.”


Jim è un reduce della Seconda Guerra Mondiale, torna a casa in ritardo su tutti, senza una gamba e con una pensione di invalidità. Torna a Doanville, il suo paese: un paese anonimo nell’altrettanto anonimo Ohio. Cerca se stesso, anzi cerca quel se stesso ragazzo che non c’è più. Trova un paese che lo guarda tornare, che non lo abbraccia e che, forse, lo guarda anche con diffidenza, a volte anche con invidia perché lui da quel paese è riuscito ad andarsene, lui qualcosa al di fuori di Doanville ha visto.


“era sé stesso che voleva. Per questo era tornato in quella noiosa cittadina, per trovare il Jim Miller che aveva lasciato lì, per trovare il ragazzo con cui aveva perso ogni contatto in quegli ultimi cinque anni”


Ma Mi troverai nel fuoco non è solo la storia di Jim: è la storia di Petey, diciassettenne che aspetta solo di finire la scuola per potersene andare, per conoscere quel mondo che Jim ha conosciuto, Petey che fugge ogni legame, per evitare quelle catene che potrebbero trattenerla,


“Spense la luce e scivolò sotto le coperte per ricominciare ancora una volta il lungo sogno di ogni notte in cui poteva trovare la versa sé stessa, divenire libera. Da qualche parte, a un’immensa distanza, un treno la chiamava e lei aveva chiuso con Doanville.”


ma che da Jim rimane affascinata o forse solo turbata.   C’è Genevieve, donna di origini ebraiche, bibliotecaria del paese; Genevieve che parla di libri e ha studiato a New York, e che a Doanville tornata per occuparsi del padre


“Quel tormentoso senso di colpa, la convinzione di aver sfruttato la malattia del padre come mezzo per sottrarsi all’obbligo di essere la persona che aveva sognato di poter essere dopo l’università, non la abbandonava”

Una donna che a un certo punto riesce anche a sfiorare la libertà, la fuga.

E poi c’è Len, il ragazzino di colore, compagno di classe di Petey; il ragazzino che soffre il suo essere diverso, il suo essere negro in una comunità che pare non attendere altro che poter puntare il dito su di lui. Len che passa troppo tempo in biblioteca, a leggere, e che per questo non viene capito nemmeno da sua madre; Len che si sente diverso, non integrato


“Len toccò la lama e si succhiò il dito tagliato, che sapeva di sangue, di ruggine e di olio. Tutto feriva, qualunque cosa toccasse al mondo, feriva. Forse perché aveva sempre voluto restarsene nella soffitta della sua casa coi suoi sogni o seduto nell’angolo più segreto della biblioteca, senza mai alzare gli occhi, senza mai permettere al mondi di vederlo in faccia.”


E poi c’è quel fuoco che ci viene annunciato dal titolo del romanzo e che, a un certo punto, diromperà. Quel fuoco che è rabbia che esplode, quel fuoco che farà cambiare le direzioni o le aspirazioni dei nostri protagonisti, ma del quale ovviamente non vi dirò di più.
Tutto si svolte in sette giorni in Mi troverai nel fuoco: in questi sette giorni le vite e i destini di Jim, Petey, Genevieve e Len si incontreranno, si toccheranno, inciamperanno uno nell’altro forse, ne usciranno diversi, consapevoli della direzione che dovranno o vorranno prendere.

Una storia che ci viene raccontata con quattro punti di vista differenti, Perché Lowry sceglie di portarci dietro allo sguardo di tutti i suoi protagonisti, arrivando anche a farci vedere gli stessi dettagli, le stesse scene, con più prospettive.
Una storia che parla di ritorni, ma soprattutto di desiderio di andarsene, di fuggire da un luogo, ma anche da se stessi; di far trovare una via di fuga alla rabbia, alla frustrazione, al senso di colpa a lungo repressi. Violenza o prese di posizioni, decisioni, inaspettate, non tanto per il lettore, ma per gli stessi protagonisti del romanzo.


“Capì a un tratto cosa potesse essere la felicità: altruismo oltre ogni ideale, accettazione”