Marco Polo_Venezia

Libro Vagabondo_Quarantanovesima tappa

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Venezia è coperta da un cielo umido, quando dopo aver litigato per un paio di volte con Google Maps ed essermi ritrovata in cortili chiusi o con vista diretta sul canale, raggiungo Campo Santa Margherita. Venezia oggi è proprio come piace a me, senza sole, un poco malinconica e poco attraversata dai turisti che, probabilmente, hanno preferito esserci nei giorni prima, nei giorni del Carnevale. La Libreria Marco Polo mi si presenta prima nella sua veste di “Usata”, ma ne parleremo dopo, poi con le sue tre vetrine messe ad angolo, dove bandiere arcobaleno, volantini di #Nonunadimeno e fogli stampati con “Vorrei che tutti leggessero per diventare animali” fanno capire all’istante lo spirito di questa libreria veneziana.

Claudio mi accoglie tra una telefonata e un pacco da aprire in velocità, perché è tutto urgente, perché fare il libraio è un lavoro multitasking oggi, ma non solo fare il libraio mi dirà lui, oggi lo è ogni lavoro se lo vuoi fare bene, ovviamente.

Essere libraio a Venezia mi racconta rispondendo a una mia domanda, vuol dire stare in piedi su tre gambe: i residenti, ovviamente, i turisti e gli studenti.

Poi noi qua abbiamo anche la fortuna di avere le facoltà universitarie vicine, aggiunge, e quindi di avere molti clienti che sono appunto studenti. Ma non capire male, continua, noi dobbiamo tenere conto di questi fattori, ma la nostra proposta resta la nostra proposta. Qua non troverai i libri in lingua che parlano di Venezia, per esempio, cioè non troverai i libri che pensi che uno straniero potrebbe cercare in Italia; la nostra proposta anche in lingua resta legata a ciò che interessa e piace a noi. A ciò di cui vogliamo parlare, a ciò che vorremmo che si leggesse. E proprio in quel momento arriva un pacco di libri in inglese: arrivano dalla Francia mi dice Claudio, il nostro fornitore ha la sede lì. E mentre Claudio li carica e li prezza, interrompendosi per rispondere ai clienti che continuano a entrare in libreria, io li osservo questi libri dalla copertine per me sconosciute, e trovo la conferma di ciò che Claudio mi ha detto poco prima:

anche i libri in lingua rispecchiano l’impronta che Marco Polo vuole dare di sé.

Questo è un libro scritto da Lesley Lokko, mi dice, è la curatrice della Biennale di quest’anno, perché anche di questo bisogna tenere conto, degli eventi che avvengono accanto, attorno alla libreria. Ovviamente non di tutti, continua, durante il Carnevale avremmo potuto anche chiudere, ma prima e durante la Biennale cerchiamo di tenere in negozio libri che alla Biennale possano essere collegati in qualche modo.

Claudio mi racconta che Marco Polo è nata nel 2007, ma che si è trasferita nella sede attuale dal 2015. Un tempo avevano anche una sede alla Giudecca, ora quella è chiusa,

ma la gestione della libreria, nel bene e nel male, continua a essere di tre soci: lui, Sabina e Flavio. Lavoriamo su turni, in modo che ognuno di noi possa avere anche del tempo libero.

E il tempo libero, il non essere soffocati o assorbiti completamente dal lavoro sarà un tema che in questa conversazione ritornerà più tardi.

Nessuno dei tre arriva dal mondo del libro o ha fatto studi legati a questo settore, ammesso che esistano studi che possano supportare l’apertura di una libreria. Io, per esempio, ho iniziato a lavorare in libreria per puro caso, mi dice Claudio, un giorno sono entrato in una libreria e mi ci sono fermato. Poi non so dirti perché si diventa librai, continua, come non so dirti se vale sempre la pena diventarlo. Bisogna fare un po’ di conti, valutare il luogo, i costi, quante persone dovranno lavorarci e, partendo da quello, capire quanti clienti ogni giorno dovrebbero entrare in libreria per garantirti anche uno stipendio. È fattibile? O è un progetto campato per aria? Queste sono le domande che ti devi fare, mi dice.

Marco Polo è una libreria dove il flusso di clienti pare essere presente sempre, è un continuo entra ed esci e una ragazza con uno zaino enorme sulle spalle, dopo aver comprato un paio di libri, racconta che chi l’ha ospitata a Venezia le ha detto di passare lì, le ha detto che non se ne sarebbe pentita, e lei sorridendo afferma che, non solo non si è pentita, ma la libreria ha superato le sue aspettative!

Claudio unisce le mani al petto e ringrazia, io rispondo al sorriso della ragazza, anche se quel sorriso non è per me, e come me lo fanno le altre persone presenti in quel momento nel locale.

Claudio, Sabina e Flavio hanno scelto di avere una proposta quasi interamente indipendente, anche se nella sezione “Maisenza” sono presenti classici (e non solo) anche di alcune case editrici maggiori e Claudio, estraendolo da uno scatolone appena arrivato, mi mostra uno dei suoi libri preferiti, uno di quei libri che credo non mancherà mai da Marco Polo: Il budda delle periferie di Hanif Kureishi, pubblicato da Bompiani. Quando chiedo a Claudio come scelgono cosa far entrare e mettere sugli scaffali della libreria, come fanno la selezione in questo mondo editoriale ricco di continue uscite,

mi dice che loro la selezione l’hanno fatta a priori, ovvero hanno capito quali case editrici hanno le proposte più coerenti con la loro idea di libreria e si fidano di loro; ovviamente non sono scelte fisse, le cose nel tempo sono cambiate e possono cambiare.

Fiducia è una parola che torna spesso nella nostra chiacchierata, specialmente quando un cliente chiede di poter andare a vedere la parte dedicata all’usato che si trova in un altro locale, poco distante, ma comunque non “controllabile” dalla libreria. Claudio accompagna il cliente e lo lascia libero di consultare ciò che vuole, mentre torna nell’altra libreria che, a sua volta, aveva lasciata in balia dei clienti del momento. Se dai fiducia ottieni fiducia, mi dice rispondendo alla mia domanda e al mio sguardo stupito, comunque, continua, è una soluzione temporanea, presto ci organizzeremo anche sulla gestione del doppio locale.

Usata Marco Polo ha aperto in ottobre del 2021 e si occupa, appunto, di libri di seconda mano: libri che sono fuori catalogo, che possono avere anche un valore, oppure libri che sono semplicemente usati.

Non troverai mai all’Usata, mi dice, libri che potresti trovare anche qua in libreria, come non troverai pezzi di antiquariato, quello non è il nostro mestiere.

Quando qualcuno ci propone dei libri noi prima di ritirare valutiamo di cosa si tratta,ci facciamo mandare delle foto e poi facciamo una scelta. Non abbiamo lo spazio per ritirare tutto e, già selezionando i ritiri, il nostro magazzino sta aumentando giorno dopo giorno. Ovviamente esiste un catalogo che contiene tutto ciò che abbiamo di usato, anche ciò che non è esposto ed è a magazzino; un tempo era presente anche sui siti online, ora non più, ma se uno cerca qualcosa in particolare, basta chiedere.

Ma il punto forte della libreria sono gli scaffali dedicati al genere, alle diversità o non diversità, al razzismo, all’ecologia, insomma gli scaffali dove la presa di posizione e la parte politica dei librai emerge.

Non si può fare il libraio senza fare politica, dice Claudio, vendiamo libri, una scelta politica c’è sempre.

Io rispondo che un po’ dipende da libreria a libreria, ma in effetti, come dirò poi anche a  Claudio anche la non scelta è fare politica, anche decidere di non tenere alcuni libri. Lui mi racconta che ci sono lettori che tornano proprio per questa loro sezione e, in effetti, poco dopo una ragazza farà lui i complimenti per la Marco Polo in generale, certo, ma poi aggiungerà: E soprattutto per quel settore qui! E, ovviamente, il settore è quello al fianco del bancone del libraio, quello di cui abbiamo appena parlato.

Chiedo a Claudio chi si occupa degli ordini e dei riordini, chi fa le scelte, dato che appunto tutto non si può tenere, anche se, come mi ha già detto, delle case editrici che hanno scelto a priori, fanno arrivare quasi tutto. Per quanto riguarda la saggistica forse è più una scelta mia, mi dice Claudio, dato che io ho una predilezione per questo genere di letture, ma non è nemmeno vero, aggiunge, ognuno di noi ha un suo punto forte, un suo settore preferito, libri che ama di più leggere, ma alla fine le scelte sono fatte da tutti e tre. Per esempio Sabina è molto interessata alle scrittrici, mi dice, infatti

non so se hai notato la linea rossa che attraversa tutta la libreria, aggiunge indicandomela. Su quella linea, sullo scaffale sopra quella linea rossa, sono posizionati solo ed esclusivamente libri scritti da donne. E, forse, anche questa, penso io, è una scelta politica.

La libreria ha una sala dedicata a diversi campi della saggistica e anche un piccolo settore dedicato a Venezia, ovviamente anche questo è selezionato, insomma non si tratta di guide turistiche. Infine una sala dedicata ai bimbi con una bellissima panchina rossa (che credo essere anch’essa un messaggio…)

Noto che si stanno preparando al firma copie di Stefánsson e Claudio mi dice che prima delle limitazioni del Covid, in libreria facevano parecchie presentazioni, ora hanno deciso di evitarle e di limitarsi a, quelli che lui chiama, dei firma copie rinforzati, ovvero dei momenti in cui l’autore oltre a firmare le copie si ferma a raccontare qualcosa a chi partecipa. Racconta quello che vuole, non è una vera presentazione del libro, non ci sono nemmeno le sedie per ospitare i lettori, mi dice. Fare presentazioni stava diventando molto impegnativo, aggiunge, anche perché sono parecchi gli scrittori che da qui passano e che qui vorrebbero presentare il libro, quindi abbiamo optato per questa formula, più tranquilla e più libera. Del resto fare il libraio è un mestiere che impegna molto, ma nei limiti del possibile, noi vogliamo (o vorremmo) che non ci  portasse via tutto il nostro tempo, abbiamo anche una famiglia, una vita fuori di qua.

Un tempo da Marco Polo si facevano anche laboratori di fotografia o di scrittura, per ora non hanno ancora ripreso a farli, ma Claudio mi è sembrato possibilista in merito. È un “vedremo” insomma, un “stiamo valutando”. Per lo stesso motivo hanno optato per non avere un gruppo di lettura, però, mi dice Claudio, non escludiamo il fatto di poter prestare il locale a un gruppo di lettura non gestito da noi; del resto lo prestiamo anche ad associazioni amiche come Non una di meno.

Ritiro il quarantanovesimo #librovagabondo che Claudio accompagna con le parole:

A me interessa più come un libro è scritto, della storia in sé.

Saluto Claudio e lo lascio al suo lavoro e ai suoi clienti lettori, poi esco da Marco Polo e mi addentro a caso tra calli e vicoli, mi perdo un poco anche, e penso ancora una volta se chi vive qua ha ancora gli occhi per vedere tutta questa bellezza

Libreria Marco Polo è a Venezia, Dorsoduro 2899
ha un sito
una pagina Instagram anzi due, una anche per Usata Marco Polo
una pagina Facebook

Il Libro Vagabondo proposto da Claudio