L’onesta bugiarda

Tove Jansson – Iperborea – traduzione Carmen Giorgetti Cima

“Non vi è nulla che sia più quieto e interminabile come una lunga oscurità invernale, che continua e continua, è come vivere in un tunnel dove il buio di tanto in tanto s’infittisce nella notte o diventa alba, si è separati da tutto, protetti e più soli del solito. Si resta in attesa e i si nasconde, come gli alberi. Dicono che il denaro puzza, ma non è vero. I soldi sono puliti esattamente come i numeri. È la gente che puzza, tutti hanno il loro odore nascosto che diventa più forte quando sono arrabbiato o si vergognano o quando hanno paura.”


Ha inizio in inverno la storia che ci racconta Tove Jansson, inizia tra la neve e il buio nordico di un piccolo villaggio, dove tutti si conoscono e dove tutti hanno un commento da riservare a ognuno e dove pare che tutti provino a imbrogliarsi o a fare il proprio tornaconto personale.

Inizia facendoci conoscere subito una delle sue due protagoniste


“Di Katri Kling si diceva che non le interessasse altro che i conti e il fratello. E ci si domandava dove avesse preso quegli occhi gialli.”


Una donna pratica, una donna che pensa prima al bene del fratello (un ragazzo semplice che legge libri e sogna di viaggiare in barca), una donna che sa muoversi tra i numeri


“Sapevano che il suo cuore era crivellato di numeri.”


Una donna onesta che, fin dall’inizio sappiamo, avere uno scopo che la porterà a incontrare la seconda protagonista di questa storia


“Forse Anna Aemelin si poteva dire che era gentile perché mai nulla l’aveva costretta a dar prova di cattiveria e perché possedeva un’insolita abilità nel dimenticare le cose sgradevoli: una semplice alzata di spalle e ritornava al suo modo d’essere, un insieme curioso di indeterminatezza e pervicacia. In realtà era inquietante nella sua capricciosa benevolenza.”


Un’illustratrice di libri per bambini, che vive, in una casa che ricorda le sembianze di un coniglio,  lontana dal resto della comunità e che con la comunità cerca di avere meno contatti possibili.

Anna, una donna ingenua, che dipinge acquarelli raffiguranti il sottobosco,

“Anna Aemelin costringeva la gente a vedere, e la gente vedeva l’idea del bosco e ricordava e, per un attimo, provava una nostalgia dolce, gradevole e colma di speranza. Era un vero peccato che Anna rovinasse le sue illustrazioni inserendoci i conigli, Papà, Mamma e Piccolo Coniglio. Anche il fatto che i suoi conigli fossero a fiorellini toglieva molto al profondo senso mistico del bosco.”


L’incontro tra Katri e Anna porterà le due donne allo scontro tra due modi completamente diversi di vedere e affrontare la vita, di guardare le persone, di sospettare e vedere l’inganno. E porterà ovviamente al cambiamento di entrambe e a far chiedere al lettore quando e se la menzogna o l’inganno abbia una sua giustificazione, una sua ragione di esistere. Quanto anche la gentilezza possa essere solo un modo di mentire, di agire nel modo in cui il mondo si aspetta che agiamo

«Non prendetevela a male, signorina Kling, ma in qualche modo sono affascinata dal vostro modo di non dire mai ciò che ci si aspetta diciate; in questo non v’è nulla – se mi perdonate – di ciò che si chiama cortesia… E la cortesia, non è forse vero, talvolta può quasi essere una forma di inganno…»


Uno scontro tra quell’inverno interminabile che Katri osserva sperando riesca a coprire tutto, a purificarlo forse, e quella primavera che Anna sa dipingere. La primavera che porterà allo scioglimento dei ghiacci, dei pupazzi di neve; primavera che farà sprofondare nell’acqua una parte del passato (o del superfluo) fatto di mobili, lettere e dettagli vari.

Un romanzo che racconta qualcosa di simile a un’amicizia, ma che forse vera amicizia non è: due donne che si troveranno a condividere le giornate, a creare un rapporto simbiotico e di potere, ma anche un rapporto dove ognuna riuscirà a distruggere una parte dell’altra.

Un romanzo capace di inquietare e di farlo con toni semplici, come quella neve che continua a cadere, come la scrittura, nonostante tutto, delicata di Tove Jansson ; un romanzo che indaga l’animo umano tanto da lasciare al lettore un profondo senso di irrequietezza.