Libro Vagabondo_decima tappa
La libreria Paci mi appare a lato di una vasta piazza che si allarga sui vicoli della splendida Città di Castello. Isabella mi accoglie con la preghiera di attenderla qualche minuto, è alle prese con un agente, io ne approfitto per farmi un giro tra le vaste proposte editoriali, che si diversificano tra ultime novità (con una buona cura di case editrici indipendenti), classici, libri di viaggio, saggistica e un bellissimo reparto dedicato all’editoria per ragazzi e infanzia. Isabella poi mi dirà che è l’unica libreria della zona e che quindi deve cercare di soddisfare ogni genere di lettore, per quanto può almeno. Mi confesserà anche che le piacerebbe poter avere più libri, ma questi sono gli spazi e i modi della libreria. Nei suoi occhi e nelle sue parole ho percepito da subito una predilezione per l’editoria per l’infanzia, dopo le avrei chiesto conferma.
Isabella mi raggiunge e dietro una timidezza di movimenti mi racconta la storia di una libreria storica che nasce nel 1926 (e forse anche prima), una libreria che lei vive da sempre, dato che è stata fondata dai nonni e poi presa in mano dai genitori che ancora oggi l’aiutano nella gestione, insieme alla zia e a un cugino che si occupa della parte di archivio storico.
Perché la libreria Paci era anche una casa editrice, mi dice Isabella, corretta subito dalla mamma che sottolinea: Lo siamo ancora anche se non “pratichiamo” più. In bella mostra, però, tra gli scaffali spicca l’edizione di un Pinocchio marchiato casa editrice Paci la Tifernate e Isabella mi spiega che hanno ripubblicato l’edizione (identica) proposta a suo tempo dal nonno.
Ma com’è stato aver respirato la libreria da sempre, essere nata in una famiglia di librai? Ho chiesto a Isabella e, probabilmente, l’ho fatto anche con occhi romantici.
Lei mi ha detto solo che è ciò che ha sempre vissuto e che quindi per lei è sempre stata la normalità, e a me ha fatto pensare un’intervista sentita di recente, parlava la figlia di Paolo Villaggio e alla domanda Come è stato essere figlia di cotanto padre? Lei ha risposto: Non saprei che dire, io ho avuto solo quel padre e non ho termini di paragone.
Isabella il suo essere figlia di librai me lo ha narrato con un’umiltà e una dolcezza che ho dovuto subito sottolineare dicendo: Un’altra persona ne avrebbe fatto un mito di questa storia, tu no. Invece qua il mito è appeso in cornici tra uno scaffale e l’altro, ed è fatto di foto dai colori sbiaditi che raccontano una storia passata, ma anche tramandata. Isabella ha aggiunto che le piacerebbe passare del tempo in altre librerie, per vedere come si lavora altrove, quali sono le differenze e cosa potrebbe imparare: Io, del resto, conosco solo la mia, la nostra, realtà e, infatti, vedo in questa libreria la dimensione giusta, né troppo grande, né troppo piccola o specializzata in un unico settore. Ma credo sia un discorso di abitudine.
Mi ha anche detto: io non credo di avere un libro che mi ha cambiato la vita, io leggo da sempre e perché mi piace farlo. Leggo quando posso, quando il lavoro e il tirar su due figlie me lo consente.
Abbiamo parlato di alcune letture recenti, ma lo abbiamo fatto con la leggerezza di chi si pone sul tuo stesso livello, di chi racconta un libro a un’amica. E questo credo sia il punto di forza di Isabella, la sua semplicità e disponibilità, la sua genuinità anche. Lei ha una parola gentile per tutti, e un tono di voce che vorresti sentire raccontare.
Quindi è un vero peccato che con la sua timidezza (di libraia di altri tempi) mi abbia chiesto di non essere filmata, Non mi sento a mio agio davanti al video, mi ha detto, mi ero anche messa il vestitino bello, ma se possiamo evitare… e io cosa potevo risponderle?
Poi ha aggiunto, al posto dell’intervista ti faccio visitare l’archivio storico e così, attraverso a una scala a chiocciola rossa, siamo arrivati in un mondo color seppia.
Mi spiace non poterti raccontare troppo, l’esperto è mio cugino, mi ha detto. Ma a me è bastato respirare quell’ambiente e vedere le prime bozze di quei libri che il nonno aveva preparato per la stampa (oltre al Pinocchio di cui sopra, I promessi sposi e diverse altre opere), ma anche i cliché di stampa e le lettere che il nonno scriveva ai bimbi bocciati o rimandati di quegli anni, battute a macchina e piene di ironia e di marketing (metterò alcune foto di questo viaggio nel tempo nelle storie). Abbiamo salutato il papà di Isabella che in ufficio si stava occupando della contabilità e poi siamo scese a abbiamo terminato il giro. Sotto alle scale la zia mi ha detto È stato un privilegio lavorare in libreria, infatti ci torno, anche ora che sono in pensione, a dare una mano. E il vero privilegio è stato poter incontrare persone di ogni tipo e poter parlare con loro un po’ di tutto.
Isabella non ha fatto l’intervista, ma voi potete andare a conoscerla nella pagina Instagram della sua libreria, dove appare in alcuni video sulla sua bellissima poltrona verde e, comunque,
mi ha lasciato i titoli dei libri che nella sua libreria non potranno mai mancare. Il sistema periodico di Primo Levi e, il libro che suo papà ha sempre consigliato e che quindi lei mantiene la tradizione di farlo: Il gattopardo.
È stato un bel viaggio quello alla libreria Paci, un viaggio diverso da quello che mi aspettavo. Passate a trovare Isabella e la splendida Città di Castello.







