L’attesa del Diavolo

Mary Maclane – Ago edizioni – traduzione Sofia Artuso

“Questo non è un diario. È un Ritratto. È la mia vita interiore messa a nudo. Mi sto sforzando al massimo per mostrare tutto – per rivelare ogni piccola vanità e debolezza, ogni faccia dei miei sentimenti, ogni desiderio”


Mary MacLane, scrive questo suo ritratto a diciannove anni, all’inizio del 1900 e ciò che ti stupisce da subito leggendo L’attesa del Diavolo è come questo ritratto, quello che in fondo è un diario, tre mesi della vita della giovane Mary,


“È il resoconto di tre mesi di Nulla. A dire il vero, questi tre mesi sono molti simili ai tre mesi che li hanno preceduti e ai tre che li hanno seguiti – e a tutti i mesi che sono andati e venuti insieme a me da quando esiste il tempo. Non c’è nulla di diverso; non accade mai nulla.”


frammenti dei suoi pensieri, delle sue sensazioni, della sua noia verso un’esistenza che le sta regalando solo il Nulla; queste sue parole, così datate, riescano a parlarci ancora oggi.

Leggendole, lasciando perdere alcuni riferimenti che magari oggi non sarebbero più nostri, ci dimentichiamo che queste parole sono state scritte nel 1902 e ci facciamo trasportare dalla tristezza, dall’irrequietezza di questa ragazza. La immaginiamo vagare con il volto dipinto dall’insoddisfazione, dalla noia anche, ciondolare in giardino con un libro di Lord Byron tra le mani e lo sguardo perso verso quell’attesa che annuncia già nel titolo


“Sono pronta e in attesa di dare al Diavolo tutto ciò che possiedo in cammino della Felicità. Sono stata torturata così a lungo dalla noiosa, noiosissima miseria del Nulla – per tutti i miei diciannove anni. Voglio essere felice – oh voglio essere felice!”


Il diavolo, l’unica possibilità di felicità per lei.

Mary MacLane ha una voce moderna, quasi blasfema a tratti. Parla del matrimonio con una lucidità lontana dal suo tempo, con parole quasi nostre, attuali. Vede il matrimonio non come condizione necessaria per suggellare l’amore.


“Quando un uomo e una donna si amano l’un l’altra, non occorre nulla di più. È questo il matrimonio. Il rito religioso è superfluo.”

 

Parla del suo essere donna, con la consapevolezza che la sua condizione le renderà la strada più difficile, in salita sempre


“Se fossi nata uomo a quest’ora avrei già lasciato la mia impronta profonda sul mondo – o almeno su una sua parte. Ma sono una donna, e Dio, o il Diavolo, o il Destino, o chiunque sia stato mi ha scorticato lo spesso strato esterno della pelle e mi ha gettata nel bel mezzo della vita”


pensiero che ancora oggi sappiamo essere, purtroppo, attuale. Realtà da combattere.

È un flusso continuo quello che Mary MacLane ci ha lasciato, un flusso che sottolinea ossessivamente questa sua attesa, tanto da rendercene partecipi, come siamo partecipi della sua solitudine, del suo sentirsi così incompresa e lontana da tutto e tutti


“Uno degli aspetti più significativi della mia vita è la sua completa, irrimediabile solitudine – una vita solitaria, assolutamente solitaria. Questo mio libro contiene un solo personaggio: me stessa.
C’è anche il Diavolo – sotto forma di possibilità.
E c’è anche la dama dell’anemone – la mia amatissima – sotto forma di ricordo.”


del suo parlarci senza filtri. Della sua necessità di condivisione.