Libro Vagabondo_Cinquataquattresima tappa
Non sono così pasticciona come sembra
mi aveva detto Marta dopo che non ci eravamo capite sul cambio di data del nostro incontro. E Marta, confermo, pasticciona non è; Marta è una donna che aveva un sogno e ha deciso che quel sogno avrebbe dovuto diventare realtà. Nessuna procrastinazione era possibile.
Ti manderò a casa con un compito, mi ha detto nei primi dieci minuti del nostro incontro, l’impegno di aprirla quella libreria che continui a dire di volere.
Io mi sono detta Ora o mai più, ha continuato. Poi mi racconta di aver partorito questa idea durante il lockdown quando si è ritrovata segregata in casa da sola per quattro mesi.
Io ho una domanda urgente e gliela faccio subito: Perché fare una scelta così tematica in un’Italia i lettori sono così pochi? Non temi di fare un’ulteriore selezione alla selezione?
Marta mi sorride, e io inizio a capire che il sorriso fa proprio parte di Marta, e mi risponde che, in fondo, è il contrario:
una libreria che affronta e tratta un tema così specifico avvicina anche chi non è della zona, qua infatti arrivano persone anche da altre province, dice.
Mi racconta che in molti le hanno detto che era proprio tempo che qualcuno decidesse di aprire una libreria che tratta il desiderio, i corpi, il sesso; quegli argomenti che spesso vengono solo sussurrati all’amica più vicina, mai in pubblico, che sono considerati tabù.
Sicuramente dieci anni fa non avrei mai potuto pensare di aprire il Lato D, e magari fra dieci anni ne nasceranno altre uguali, dice Marta. Ma, dato che in Italia per ora non credo esistano altre librerie come la mia, aggiunge, vorrei si sapesse già da ora che l’idea è stata mia! Poi scoppia a ridere.
Ma da dove nasce questa idea? Chiedo.
Da una mancanza, mi risponde Marta. Semplicemente mi sono resa conto che non esisteva una libreria che trattava questi argomenti e, nello stesso tempo, ho realizzato, che io ne avevo la necessità. Quindi perché non essere io a inventarla? Dice.
Marta è la sola e unica libraia di Lato D, ma dietro a Lato D ci sono sei soci. Da sola non avrei potuto farcela, mi racconta Marta, mi servivano dei capitali che io non avevo.
Però la gestione è mia, anche se, dato che i soci sono tutte persone che vivono il mondo dell’editoria e dell’educazione, ho un valido supporto alle spalle.
Nasce prima come associazione culturale Lato D: Marta insieme alle altre due socie fondatrici partecipano e vincono un concorso de La scuola dei quartieri; questo permetterà loro di farsi un’esperienza nel campo della divulgazione, dei percorsi scolastici e dell’educazione. La libreria nasce in un secondo momento, pur essendoci stata come idea da subito, ma non rientra nel “discorso” associazione. La libreria ha dovuto reggersi sulle sue gambe, ma libreria e associazione continuano a coesistere. Da questo si capiscono i progetti validi e interessanti nel campo dell’educazione che stanno nascendo da Lato D.
Progetti legati alla diffusione di una conoscenza maggiore del proprio corpo, della propria identità, del sesso, del desiderio appunto. Percorsi che devono partire dai più giovani per poi proseguire, mi dice Marta.
Molti dei miei clienti sono genitori e insegnanti e ciò che cercano sono letture specifiche, infatti la libreria che è nata da pochi mesi (Lato D è stata inaugurata a fine giugno) sta continuando a mutare, racconta Marta.
Sono una libraia in ascolto, continua, sto imparando molto anche io e lo sto facendo anche da chi entra qua dentro con le sue richieste e i suoi suggerimenti.
Ho eliminato sezioni dedicate ai miei libri del cuore, come sto iniziando a eliminare il settore bambini che è più generico: qua non funziona, qua la richiesta è specifica, il cliente entra perché vuole “soddisfare il suo desiderio” di conoscere e di approfondire.
Non so se sono proprio queste le parole che utilizza Marta,
ma so che la parola “desiderio” è forse la più ripetuta, ed è un desiderio che alla fine abbraccia tutto, anche il fatto che ora Marta sia qua, davanti a me, e mi racconti dei libri che ha amato, del suo lavoro, di un desiderio che è cresciuto fino a diventare quella saracinesca che ogni mattina solleva contenta di farlo.
Ma fermiamoci un attimo su lei, su Marta. Non nasce libraia oggi, Marta, o a fine giugno quando ha accolto il suo pubblico all’inaugurazione, e nemmeno quando ha deciso in che colore dipingere le pareti o quali gadget posizionare sugli scaffali (Lato D ha una vetrinetta che tra candele profumate espone e vende sex toys, del poteva forse questo luogo non ricordarci che è nostro dovere assecondare il nostro desiderio di stare bene?); non nasce libraia nemmeno quando ha iniziato il suo viaggio con l’associazione culturale. Marta ha una formazione completamente diversa, una formazione che si vede tutta nelle pagine social e nel sito della libreria: arriva dalla comunicazione e la comunicazione la sa fare davvero bene. Ma Marta è, comunque, libraia da parecchio tempo: ha lavorato dieci anni da Gogol&Company, la nota libreria caffetteria situata nella parte sud di Milano e prima ha lavorato in una libreria universitaria: qua ho imparato solo la gestione, racconta Marta, i libri che uscivano erano solo testi universitari; da Gogol ho fatto domanda un po’ per azzardo e mi sono quasi meravigliata quando sono stata presa. Ma da Gogol Marta cresce e si sente a casa (questa almeno è stata la mia sensazione nel sentirle raccontare quel periodo), tra consigli di libri e scontrini del caffè, anche se gli orari erano duri e per la vita personale rimaneva poco spazio.
Ora sono contenta, ma i sacrifici ci sono tutti, mi dice,
e certo sono all’inizio e non so ancora dirti se fra sei mesi non ti dirò Monia, ho fatto una grande cavolata! Poi mi racconta che per questo motivo continua a fare un altro lavoro legato all’editoria, un lavoro che le permette di conoscere librerie, librai e libraie di tutt’Italia e così ci raccontiamo un poco di persone che entrambe abbiamo conosciuto.
Perché hai deciso di aprire proprio in questa zona, una zona nota per essere la Chinatown di Milano? Chiedo.
Prima di tutto perché abito qui e, dopo anni di lunghi viaggi anche in notturna sui mezzi, volevo un luogo sotto casa;
ma anche perché una libreria del desiderio ha bisogno di nascere in un luogo giovane, trafficato, anche alla moda (concedimi il termine), mi dice. In alcuni posti forse non potrebbe farcela. E poi in questa zona non c’è più un libreria.
Mi racconta che una volta la libreria c’era e che lei ne era una cliente. E quella libreria, Marta, avrebbe voluto rilevarla per dare una continuità al locale, ma forse anche al ricordo che ne aveva e ne ha, ma non è riuscita a trovare un accordo.
Spero di riuscire a far passare il messaggio che Lato D è anche una libreria di quartiere,
continua, che qua ci sono anche altre letterature e che, comunque, tutto ciò che non c’è posso ordinarlo. Ma non è semplice far arrivare questo messaggio, ci vorrà un po’ di tempo. Poi mi racconta di una coppia di ragazzi passata qualche giorno fa, lei è rimasta fuori e lui è entrato e ha fatto domande: È bello che ci sia questa curiosità, questa apertura, nelle persone così giovani, sottolinea.
Ed è questo ciò che desidera di più Marta: che il suo luogo sia un luogo sicuro e protetto, dove ognuno possa sentirsi libero di raccontarsi o di fare domande, senza essere giudicato.
Un luogo dove ogni desiderio venga ascoltato e ogni dubbio possa trovare un confronto. Per questo gli incontri organizzati sono più legati al tema che al libro vero e proprio, dice, il libro diventa un pretesto per andare oltre.
Diventi un poco psicologa anche, le dico. Lei mi risponde che ogni libraio in fondo lo è, ma forse qua un poco di più; poi mi racconta dell’ultimo incontro e di persone che se ne sono andate a casa non solo con un libro in più, ma con un’esperienza di condivisione. Ed è questo ciò che mi fa star bene, aggiunge.
Le indico un foglietto appeso alla parete che recita “Svelati – La posta del desiderio” e lei mi racconta che
si tratta di un indirizzo mail dedicato, al quale risponde una psicologa amica. Un po’ come la posta del cuore di un tempo, che serve a chiarire quei dubbi o quei pensieri che non sempre trovano risposta e che, magari, hanno bisogno del distacco di una lettera per essere raccontati.
Poi parliamo del gruppo di lettura che partirà a breve e che Marta ha scelto di dare in mano a Federico Colombo (@microcosmodiparole) , un amico della libreria. Ho deciso di non tenerlo io, perché non ho tempo per farlo e non lo farei bene, mi dice, oppure avrei dovuto rimandarlo chissà a quando.
Federico aveva voglia di farlo e quindi lo farà di certo meglio di me. Poi io non amo molto mettermi al centro dell’attenzione, aggiunge, parteciperò certo, ma come lettrice. Marta mi racconta che preferisce delegare anche le presentazioni, che anche in questo caso preferisce fare un passo indietro. Insomma, penso io, Lato D sembra proprio una casa condivisa da amici, dove ogni ospite e ben accetto e ogni parere ascoltato. E, mentre lo sto pensando, entra un gruppo di ragazze che fa un giro veloce fotografando ogni dettaglio, poi esce e saluta e riceve in cambio il sorriso di Marta.
Non ti manca fare la libraia che consiglia i libri che ha amato? Immagino che in pochi ti chiedano dei consigli “fuori tema”. Infatti è così, mi risponde Marta, e certo un poco mi manca, aggiunge, ma in cambio mi porto a casa un percorso di formazione, delle conoscenze nuove, insomma sto crescendo.
Mi dice anche che un poco le pesa essere da sola, non avere un supporto in libreria con il quale poter condividere e valutare nell’immediato eventuali sbagli, ma per ora non può che essere così, aggiunge. Io le rispondo che sto valutando un progetto di libraia vagabonda, una sorta di libraia a noleggio, in sostituzione. Lo dico ridendo, ovviamente, ma lei mi risponde: perché no? Io ti chiamerei, inizia a farti una cultura su questo argomento.
“Che i desideri di tutt* diventino la nostra lotta condivisa” (Jennifer Guerra) recita il segnalibro di Lato D e, in fondo, ogni libraio è anche un po’ psicologo, come ci siamo dette, ma ogni libreria è anche un luogo dove fare politica. E forse Lato D ancora di più.
Ci salutiamo abbracciandoci io e Marta, già le voglio bene e voglio bene a quel suo entusiasmo e a quel suo essere così accogliente. Esco con la sensazione di aver trascorso del tempo prezioso e mi immetto in quella strada che odora di cibo cinese e risuona di troppe parole, tenendomi stretta i racconti di Marta e quella parola “desiderio” che ha il colore fucsia di un fenicottero.
Lato D – libreria del desiderio è a Milano, via Signorelli 1
ha un sito
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una pagina Facebook









qua è dove potrai conoscere Marta e ascoltare le sue risposte alle cinque domande


