L’anima degli altri

Alba de Céspedes – Cliquot

“Anche gli alberi erano chiazzati di giallo come in un quadro di fine Ottocento. Pensai che l’autunno è più spesso ritratto delle altre stagioni, forse sarà più facile o forse è la stagione più triste e gli artisti non sono allegri spesso”
(Il rifugio)

Quando si legge una raccolta di racconti, spesso ci si chiede quale sia il filo conduttore, cosa unisca una storia a un’altra, un personaggio a un altro. La risposta, credo, dovrebbe essere che non è importante che ci sia un argomento comune, perché la bellezza di una raccolta di racconti sta proprio nel poterli pizzicare quei racconti, leggerne uno qua e uno là. Godersene uno al giorno, uno ogni sera prima di chiudere la luce e dedicarsi alle ore del sonno. Magari quando il romanzo in lettura è giunto alla fine, oppure vogliamo interromperlo un po’ per entrare in un’altra storia.

Ma sto divagando e, comunque, se volessi trovare un punto in comune tra i racconti raccolti in L’anima degli altri, direi che è la grazia e la levità di questa splendida autrice.

“Quella di Mario era l’età dolorosa dei ragazzi. Quindici anni: l’età nella quale si forma il carattere attraverso le umiliazioni e le delusioni della vita. L’età delle malinconie passeggere e irragionevoli, nella quale duole la tristezza di non essere ancora considerati abbastanza e urta contro l’orgoglio e la certezza di avere l’avvenire in pugno. […] Mario era proprio in quell’età, tragica e puerile insieme, nella quale si passa con facilità dall’entusiasmo per lo sport all’idea del suicidio, dai versi scritti per una che, fortunatamente, non li leggerà mai alle diaboliche ricostruzioni di un vecchio giocattolo. L’età in cui l’uomo lotta disperatamente contro il fanciullo che poi finisce per uccidere inesorabilmente.”
(La camicia da sposa)

De Céspedes riesce a raccontarci le emozioni del primo amore di un adolescente innamorato della cugina più grande: emozione che passerà dall’incanto al disincanto. Ma anche i sentimenti di un uomo adulto che non ha superato l’abbandono della donna amata e che un giorno con quella donna ha un appuntamento

“Quando Luciana gli fu dinnanzi si trovò imbarazzato: poiché sono assai difficili le prime frasi tra due persone che sono state dei folli amanti e si vogliono rivedere mascherate da buonissimi amici. Per fortuna vi sono sempre le sigarette e c’è anche il tempo e l’ottima cera. Poi ci sono le domande su cose indifferenti o molto importanti delle quali già si era stati a suo tempo informati da amici comuni e che destano ciò non ostante un vivissimo interesse”
(Disincanto)


O l’illusione di una donna che sa di non essere l’unica donna del suo uomo, ma continua a credere di essere lei il suo vero rifugio, il luogo protetto dove quell’uomo torna e tornerà. E, nel suo racconto più noto di questa raccolta, Il dubbio di un uomo che, un attimo prima di perdere la sua compagna in un incidente, capisce, anzi sospetta, che quella donna lo stava tradendo.


Ho accennato solo alcuni dei racconti contenuti in questo libro poi, come per ogni raccolta, ognuno eleggerà il suo racconto preferito, quel racconto capace di parlare alla sua anima: per me quel racconto è Nudo dell’Ottocento, dove una donna ogni giorno si reca alla Biennale per guardare due dipinti: due nudi di donna. Donna che scopriremo essere stata la modella per quei quadri

“Non era stata intelligente, non era stata ricca, non era stata mai nulla, lei; la sua anima non aveva mai avuto nulla. Il suo corpo era il protagonista della sua vita: lui solo aveva vissuto, lui era rimasto, lui sarebbe continuato a vivere e forse più intensamente quanto più passava il tempo.”
(Nudo dell’Ottocento)


Leggere de Céspedes è sempre un incanto, lo è il suo modo di raccontare l’anima dei suoi personaggi (ed è forse questo, dato il titolo, il filo conduttore di questa raccolta), di farcene sentire ogni turbamento e l’ineluttabilità della vita con la quale ognuno di loro, ognuno di noi è costretto a combattere sempre e senza uscirne mai vincitore.

 

Del racconto Nudo dell’Ottocento avevo parlato anche qui