La luna rappresenta il mio cuore

Pim Wangtechawat – Keller – traduzione Elvira Grassi

“Lily prese la mano di Joshua. Sei pronto? Chiese
Lui sorrise. Ti sembra una domanda da fare?
Ti amo, disse lei.
Ti amo anch’io. Non ti allontanare da me.
Se lo faccio, disse lei, tu seguimi.
Chiusero gli occhi.
E poi ci fu il buio.”


La famiglia Wang ha uno di quei poteri che molti di noi vorrebbero avere: possono viaggiare nel tempo.

Ma solo ne ventesimo secolo, più indietro di così non possono andare.

Noi li conosciamo tra la Londra del 2000 (dove vivono) e Hong Kong del 1972 (dove risiedono le loro origini), quando faranno l’unico viaggio tutti e quattro insieme, tenendosi per mano: stanno andando a conoscere Bruce Lee.

Ognuno di loro quattro (sono quattro i Wang: padre Joshua, madre Lily e i gemelli Tommy ed Eva) ha un modo diverso di viaggiare


«Ti ricordi quando ti abbiamo parlato di cosa sappiamo fare? Che possiamo viaggiare solo nel Ventesimo secolo ma che comunque ognuno di noi ha capacità diverse? Mamma viaggiava in date specifiche ma solo in Inghilterra, e papà solo a Hong Kong. I viaggi di Tommy invece lo portano sempre a Londra non oltre il 1950.»
[…]
«È così che funziona per me. Vedo le persone della nostra famiglia, come se fossero in un sogno. Vedo le loro facce, sento le loro voci, anche quelle di chi non ho mai conosciuto, e viaggio nei posti in cui stanno loro, quando ci stanno.»


Ma per tutti vale la regola che non possono fermarsi troppo nell’altro tempo e che non sono in grado di viaggiare prima del 1900.

Ma poi un giorno (succede nelle primissime pagine quindi ve lo svelo) Joshua e Lily provano ad andare nel 1899 e da quel viaggio non faranno più ritorno.


«Tu come ci convivi?»
«Con cosa?»
«Con la speranza».
Lui si gira e i loro occhi si incontrano. «La ignoro» dice.
«E ce la fai?»
«Il più delle volte sì».
Lei chiede: «Secondo te ritorneranno?»
«No».


Quindi questa potrebbe diventare la storia di due ragazzini che devono vedersela con il loro essere orfani e con un potere da imparare a gestire (forse anche a capire). Ma così non è o così non è solo, perché La luna rappresenta il mio cuore è un andare e tornare del tempo

«Il tempo» disse ai figli «è una linea simile a questa. La linea non si piega e non s’interrompe e non torna indietro in un cerchio o in un’altra fesseria del genere. Non potete cancellarla. A prescindere da cosa facciate con la vostra abilità, non dovete provare a cambiare gli eventi che si sono già verificati. Tanto non funzionerà. Non potete modificare il tempo».


è una storia di fantascienza certo, ma di legami famigliare anche e di un amore impossibile, quello fra Tommy e Peggy, un amore che ci riporta al tempo della Seconda Guerra Mondiale, ma che ci ricorda anche che Tommy non può vivere quegli anni, che quegli anni può solo “viaggiarli”.


“Mi manchi, ammette lei,
ogni volta che te ne vai.”


Pin Wangtechawat ci porta a passeggio nel tempo, perché anche noi lettori lo faremo: rivivremo le vite di Joshua e Lily, quella dei loro figli, ma anche quella dei loro genitori. Conosceremo le persone che incontrano e capiremo, forse, che solo tenendoci per mano rischiamo di non perderci. Come capiremo l’importanza del tempo, di non perdere tempo


“Una briciola di tempo vale una briciola d’oro,
ma una briciola d’oro non può comprare
una briciola di tempo”


ma anche dei tempi e, forse, del non andare a cercare altrove ciò che così lontano non è.
La luna rappresenta il mio cuore è un viaggio (sono costretta a ripetere ancora questa parola) malinconico, ma piacevole. Una lettura di intrattenimento che, però, riesce a portare il pensiero un poco più in là anche. Ed è una lettura, a mio avviso, adatta anche a un pubblico di ragazzi amanti del genere fantascientifico e di quei ragazzi di un tempo che, come me, hanno amato e riguardato più volte Ritorno al futuro (anche se qua si ride meno e ci si commuove un pizzico di più).

E non abbiate paura di perdervi, io l’ho fatto, a volte ho confuso personaggi, luoghi e tempi: anche se il titolo di ogni capitolo ci indirizza sempre sui binari giusti.
Io mi sono persa qualche volta, ma credo anche che questo sia stato il bello di questa lettura.