Giulia Corsalini – Nottetempo
“… era per me, questo fatto di studiare, di scrivere, un diversivo notevole, che inoltre mi proiettava, per spontanea e confusa associazione di sensazioni, propositi e aspettative, nel periodo del mio soggiorno italiano, che, malgrado l’esito drammatico, la memoria è andata sempre più caricando di motivi nostalgici. La stessa atmosfera e il ritmo dei racconti di Anton Čechov, che rileggevo con attenzione, mi procuravano rigurgiti di nostalgia, che non avevano quasi più nulla a che fare con i contenuti della narrazione, non volgendo ora il mio interesse verso un lontano passato perduto, ma verso un passato recente che tornava a farsi vivo: non erano le giornate ucraine della mi vita scomparsa, ora, a interessarmi, e tutto quello che Čechov riesce a dire circa l’infinita perdita e le aspettative deluse, la sua perfetta narrazione dell’inadempienza dei destini; ma quel gruzzolo di giorni italiani che in qualche modo potevo riprendere in mano, di cui quel ritmo narrativo aveva rappresentato una specie di colonna sonora.”
Nina, la voce narrante e protagonista del romanzo, è ucraina, ha un marito malato e una figlia che deve studiare. Nina decide di lasciare tutto e tutti e di andare a lavorare in Italia e lo fa pur sapendo cosa rischia di perdere, a cosa dovrà rinunciare. Lo fa per Kàtja, la figlia
“non avemmo dubbi, né lui né io, sull’opportunità che io andassi. Il fatto è che non avevamo mai messo in discussione la priorità del futuro di Kàtja, nostra figlia, su ogni altra circostanza della vita. Così, pareva accettabile anche il rischio che lui morisse mentre io ero lontana e di non rivedersi mai più.”
Nina è colta, ma in Italia (a Macerata) si ritrova prima a fare la badante a una vecchia signora e poi a pulire un negozio, dormendo nel retro dello stesso. Ma Nina ha una passione, leggere, studiare e il suo destino cambierà proprio un giorno, tra gli scaffali della biblioteca universitaria e nell’incontro con il professor De Felice.
La storia che ci racconta Corsalini parla di scelte e di sensi di colpa, ci chiede cosa siamo disposti a fare per gli altri, fino a quanto della nostra possibilità di felicità siamo disposti a cedere per il bene degli altri,
che sia una figlia (Nina per Kàtja rinuncia un poco a se stessa e in cambio otterrà un dito puntato, la continua lotta per poter rientrare nella vita di quella figlia tanto amata), che sia una persona che ha bisogno di lei per salvare a sua volta la possibilità di rivedere una figlia. E ci chiede anche quanto può essere forte un amore, quanto può resistere alla lontananza, alla distanza, al non essere mai pronunciato ad alta voce, al dover avere a che fare con la vita al di fuori di lui
“Allora mi stringo al suo petto e con un senso disperato di clandestinità rispetto alle nostre vite difficili, delle quali non riusciamo a liberarci, restiamo per un po’ abbracciati”
E poi c’è l’amore smisurato per Čechov, per i suo racconti, per la solitudine che narrano quei racconti e, per estensione, per la letteratura tutta. Letteratura che è vita.
“Qualcosa forse avrei potuto dire al convegno: c’è un nucleo vitale nel discorso sulla letteratura; tutto sta a non impantanarsi in argomentazioni sofisticate; cogliere e far cogliere quanto un libro sa dire della vita di ognuno e quanto può aggiungervi, attingendo alle infinite possibilità e configurazioni dell’esistenza umana”
È un romanzo di solitudine questo, scritto con uno stile che pare proprio dettato da quella letteratura russa che Nina studia e insegna. Ed è un romanzo sulle illusioni e sulle speranze
“Ricominciare qui una nuova fase della vita, nell’illusione che sia ancora possibile, sulla soglia dei cinquant’anni, vivere con entusiasmo, nutrire delle aspettative fondate, sottrarre all’esistenza irrigidita alcune possibilità superstiti e dar loro uno sviluppo, rompendo i vincoli con il passato – fare in modo che la viti rispetti il patto con i sogni della bambina di un tempo”
e, forse, sul capire che a qualcosa bisogna rinunciare, senza rimpianti, perché la vita tutto non ci può dare. Ma a cosa rinuncerà Nina?
Un romanzo lieve, delicato, che muove anche una lacrima, ma che lascia una grande sensazione di dolcezza e il desiderio di poter incontrare, un giorno, Nina.

