La giovinezza di Martin Birck

Hjalmar Soderberg – Iperborea – traduzione di Massimo Ciaravolo

“E così era cominciato l’anno nuovo. L’agenda che Martin aveva regalato a papà per Natale aveva la copertina rossa, mentre quella vecchia l’aveva blu. E Martin scoprì con stupore e delusione che era l’unica differenza che riusciva a vedere tra l’anno nuovo e quello vecchio, che i giorni scorrevano come prima, con il suono delle campane, la neve e il cielo coperto, la noia dei vecchi giochi e delle vecchie storie e il desiderio di diventare grande.”


Martin Birck è un bambino sensibile e facile alle lacrime. Guarda il mondo con gli occhi della meraviglia e dell’attesa, nell’illusione che il futuro possa riservare grandi cose e, soprattutto, che il futuro lo possa vedere crescere e affrontare il mondo.

Il desiderio di crescita e del tempo che passa, nel romanzo di Soderberg, è scandito in modo poetico dal passare delle stagioni tra i giochi dell’estate, la scuola, la neve e il freddo dell’inverno e Martin, in tutto questo, continua a desiderare ciò che non c’è


“D’inverno Martin desiderava l’erba verde dell’estate e le fragoline di bosco, ma, col passare dei giorni estivi, quando il verde non era più così nuovo e i denti di leone sul prato ingrigivano alla polvere della strada, tornava a sognare la città, le file luccicanti dei lampioni, il Natale, la neve e i grigi crepuscoli d’inverno davanti al fuoco acceso.”


Cresce Martin, si diploma e inizia a conoscere quella città che si sta formando, a cercare l’amore a nascondersi dietro ciò che non è


“Quando qualcuno domanda a un giovane appena diplomato che cosa voglia fare, questi non deve dire: lo scrittore. Tutti si girerebbero dall’altra parte per nascondere una risata. Può rispondere: l’avvocato, il pittore, il musicista, perché a tutte queste professioni ci si può preparare in pubbliche istituzioni, e già mentre si studia si ha uno strapuntino nella società su cui sedersi, una casella in cui inserirsi, e si è già qualcuno”


Impiegato lui che vorrebbe essere scrittore, mentre si chiede


«È dunque questa la vita»


Stretto in una morsa che gli consente di sopravvivere, ma non di vivere e nemmeno di potersi sposare. Costretto ad amare in clandestinità, perché non ha i soldi per sposare la donna che ama

 

“quella loro povera felicità aveva donato loro molto, ma non tollerava la luce chiara e secca delle parole, non tollerava che se ne parlasse. La tranquillità connaturata a una vita che si può mostrare alla folla e sia da questa approvata, lui, pur con tutta la sua tenerezza, non poteva offrirgliela, né poteva impedire a lei di provare a volte, nella solitudine, vergogna e rimorsi di coscienza”


La giovinezza di Martin Birck ci racconta il tormento di uomo, la sua nostalgia, il tradimento di quel passato che guardava al futuro con gli occhi della speranza e dell’illusione.


«Quant’è penoso andare alla ricerca di vecchie sensazioni e non ritrovarle. Rileggere un libro che si è amato o ascoltare un’opera in cui prima si trovava tutto, e anche di più, e restare a mani vuote a chiedersi: ma dov’è sparito?»
[…] «è una sensazione strana e avvilente. Come se si avessero dei doveri nei confronti del proprio passato, come se si commettesse un tradimento… E non ci si può far niente. […] L’accusa non viene dal libro o dalla musica con cui non si è più in sintonia, non dallo stato d’animo svanito – l’accusa viene dal tuo vecchio io, e quello è morto e sepolto, è cancellato e inficiato dal nuovo, non ha voce in capitolo eppure arriva ancora a farsi sentire – è lì che sta la contraddizione, e non c’è nulla di più penoso di una contraddizione, quando non è comica».


Il suo essere alienato in quel ruolo che la società gli ha riservato. Ma ci racconta anche una Stoccolma che a fine Ottocento si sta modernizzando, e moderna è quell’accusa che Martin/Soderberg rivolge a una società che alla donna non concede di possedere gli stessi desideri che per gli uomini sono naturali


“… rimaneva perplesso e stupito davanti a quel modo di pensare: che lo stesso desiderio che per l’uomo era così semplice e naturale, tanto facile da ammettere quanto la fame o la sete, dovesse essere per la donna un marchio di vergogna da soffocare o nascondere – era un modo di pensare che i suoi sentimenti non riuscivano ad afferrare…”


Martin Birck un uomo, un poeta, che troverà un minimo di pace in quell’amore dal quale, nonostante tutto, un poco di calore riuscirà forse a trarre.