La famiglia Karnowsky

Israel Joshua Singer – Adelphi – traduzione di Anna Linda Calow

«La vita è burlona, rabbi Karnowski, ama giocarci qualche tiro mancino. Volevamo essere ebrei in casa e uomini in strada, è arrivata la vita e ha messo tutto sottosopra: siamo goyim in casa ed ebrei in strada»

La famiglia Karnowski è uno di quei libri che leggi sentendo subito di avere tra le mani un grande romanzo, forse lo sai ancora prima di iniziare a leggerlo, quando con timore guardi il nome dell’autore, soppesi le cinquecento pagine che lo compongono e ti chiedi: Ne sarò all’altezza?

È un libro che leggi tutto d’un fiato o quasi, dimentica della sua lunghezza e, forse, anche del mondo che c’è fuori dalla saga della famiglia Karnowski.

La famiglia Karnowski si divide in tre parti, ognuna delle quali porta il nome di uno degli uomini della famiglia: David, il testardo patriarca, che lascia la Polonia per emigrare e trovare fortuna in Germania. David che all’inizio un po’ detesti  per la sua rigidità, per il suo sentirsi così al di sopra degli altri,

“ Benché sia il più giovane di tutti e il suo viso emani vitalità ed energia, non gradisce i discorsi oziosi; solo la cultura lo appassiona”

ma poi tutto cambia, poi David con tutta la sua cultura e la sua fede dovrà fare i conti con la vita e con il suo essere ebreo, ma prima ancora con un figlio Georg (titolo della seconda parte del romanzo) che si rivelerà essere ancora più testardo di lui. Georg che inizierà a studiare medicina per amore di una donna, che sarà medico di guerra e poi ginecologo al rientro. Georg che non sposerà quella donna, ma una gentile, mischiando il sangue in un figlio che lo odierà proprio per questo, per il suo essere ebreo: Jegor che

“Fin dalla nascita era condannato a soffrire perché era una disgraziata mescolanza di due razze opposte che si combattevano a vicenda, e così sarebbe stato per il resto della sua vita, non poteva aspettarsi altro se non eterni conflitti e fallimenti”

E poi ci sono le donne: Lea, la moglie di David, che si sente sempre non all’altezza, che soffre il suo non parlare bene il tedesco, l’aver lasciato il suo popolo in Polonia, che si sentirà a casa solo quando il suo popolo lo ritroverà tra le vie di New York.

Teresa, la donna che si sente privilegiata per essere stata scelta come moglie da Georg; la devota Teresa che è ariana e potrebbe essere salva, ma che seguirà il marito nella fuga in America.

E c’è lei, che a mio avviso (insieme a suo padre, il dottor Landau) è il personaggio più bello del romanzo: Elsa, la rossa di capelli e di animo, la donna moderna e combattiva,

“Gli occhi di Esa divennero ancora più teneri. Certo che lo ama. Lo ha amato dal primo giorno in cui si sono incontrati. Le è mancato, mancato da morire. Ma non vuole un’esistenza vuota di moglie e madre. C’è moltissimo da fare nel paese, che comincia una nuova vita. I dirigenti del partito le hanno affidato responsabilità importanti, di quelle a cui di rado una donna accede. La candidano perfino come deputata! Non può rinunciare a incarichi così altri per la sua soddisfazione e la sua felicità personali.”

Elsa tanto bella che ti chiedi perché Singer non abbia pensato a uno spin-off del La famiglia Karnowski con Elsa come unica protagonista.

E poi c’è la storia, una storia che ancora storia non è, che è vita che è ciò che sta succedendo

“Quando i giovani in stivali cantavano per le strade che il sangue ebraico sarebbe zampillato sotto i colpi del coltello, lo pensavano davvero. Non erano parole al vento, come avevano creduto gli abitanti dei quartieri ovest di Berlino. Il sangue colava, goccia dopo goccia, ogni giorno di più.”

una storia che pur nella sua importanza rimane sullo sfondo, rimane causa, mai protagonista. Causa della fuga da quel “laggiù” che diventa il nome della Germania, causa della perdita di ogni fortuna e del dover ripartire, con umiltà e rassegnazione. Con quella sopportazione che da sempre fa parte del popolo ebreo

«Non abbiamo più motivo di essere in collera, papà,» disse con un sorriso amaro «adesso siamo tutti ebrei allo stesso modo».

David Karnowski gli accarezzò le guance, come si fa con un bambino che ha compiuto una marachella e torna a casa a chiedere perdono.

«Sii forte, figlio mio, come lo sono io e tutti gli ebrei della vecchia generazione, » disse «ci siamo abituati da sempre e lo sopportiamo, da ebrei»

La famiglia Karnowsky è stato uno dei due suggerimenti di Luca di Tempo Ritrovato Libri e la scelta di Raffaella di Pagine Libreria nella prima puntata di #edopocosaleggo