Slavenka Drakulić – Bottega Errante – traduzione Elvira Mujčić
“… sbiadisco. Può essere che ci sia una regola sociale che vieta di rivelare alle donne anziane che in realtà si stanno trasformando in vetro? Prima nel vetro offuscato e poi in quello totalmente trasparente.”
Ho scelto una citazione tratta dal primo racconto della raccolta della scrittrice croata Slavenka Drakulić (quello che dà anche il titolo al libro) anche se, in fondo, questa è forse la considerazione che resta in sottofondo anche in molte delle altre storie. Il leitmotiv potremmo dire…
“Esiste in generale un preciso istante in cui si può dire questo – ecco, adesso sono invecchiato?”
La vecchiaia, la perdita di consistenza, di memoria anche. La perdita di controllo e di contatto con il proprio corpo. I ricordi che sbiadiscono o che diventano appiglio a ciò che non c’è più, come nello splendido racconto (il mio preferito, quello che mi ha fatto piangere anche) “Il caffè non ha più lo stesso gusto”, dove una donna ricorda il marito che se ne è andato attraverso quel caffè bevuto insieme ogni mattina, che li ha legati per tutta la vita: dalla prima notte passata insieme a quel momento in cui lui ha perso la parola “caffè”
“Negli anni molte cose ci hanno tenuto uniti, ma bere il caffè insieme aveva l’effetto di una colla. Per questo lo bevo tuttora, anche se sono sola. In effetti bevo il caffè proprio per non essere sola.”
Le donne di Drakulić sono donne sincere che confessano i loro rapporti difficili con padri e madri
“da molto tempo siamo diventate estranee l’una all’altra, ci legano ancora soltanto il mio senso del dovere e la sua impressione di essere trattata ingiustamente”
(La domenica è silenziosa e grigia)
I loro tradimenti, come ne “la torta di mele”, dove una donna ci parla della sua infatuazione per un collega più giovane,
“il ragazzo dall’altra parte del tavolo la sta di nuovo trasformando in una donna. È sufficiente che la guardi, che le sorrida. Con il suo sorriso la illumina, la rende visibile”
dove ancora una volta è quel desiderio di essere visibile, di essere vista, a muovere le cose. Ciò che forse quella donna non trova più alla sera, a casa, dividendo la cena con il marito
“Una voce la calma, l’altra la smuove”
Sono anche donne che cercano il passato tra le foto di un album, dove alcune presenze stanno sparendo dalla memoria
“Perché tutti loro muoiono di nuovo nel momento in cui non c’è più nessuno che possa riconoscerne i volti.”
(L’album senza fotografie)
O in quella casa che la madre ha abitato un tempo, nello splendido “La casa in vendita”, dove entra in modo prepotente anche la storia, il passato, la guerra e il mare
“… non avevo notato che le case non guardavano verso il mare.[…] Le vecchie case del centro per lo più guardavano verso la piazza, dove ci sono la chiesa, la trattoria, alcuni negozi, il barbiere e la scuola. Come se le persone che un tempo le avevano costruite non vedessero nulla di particolare nel mare aperto, come se lo sfuggissero. Il mare per loro significava qualcosa d’altro. Non si andava in vacanza al mare e gli occhi non si riempivano della sua bellezza. Non si godeva del mare. Le coetanee della mia bisnonna erano nate nell’Ottocento, accompagnavano i propri mariti verso il viaggio in America e li salutavano dalla riva, non facevano i bagni e non prendevano il sole sulla spiaggia”.
O donne che diventano testimoni indesiderate e involontarie di un momento di debolezza del marito
“Mentre uscivano il marito le ha stretto la mano, grato. Entrambi invisibili, almeno si vedevano l’un l’altra”
Complici.
Drakulić ha la capacità di raccontare attraverso i dettagli, attraverso una scrittura asciutta ed essenziale. Nessun eccesso, nessuno “spiegone”, solo ciò che serve. Quel momento o quel particolare che, da solo, è in grado di raccontare il tutto, di trasmetterlo e, ahimè, di permettere alla lettrice (magari non più così giovane) di riconoscersi.
“Perché le nostre madri non ci raccontano dei corpi che con gli anni cambiano, della bellezza che si sdrucciola, della sensazione di perdita e di vergogna?
Che la vecchiaia, seppur in assenza di malattia, è una successione continua di umiliazioni, accompagnata da una sempre maggiore indifferenza?”

