Esther Cross – La Nuova Frontiera – traduzione Serena Bianchi
“La tomba di Mary Shelley costituisce una carta muta della sua vita. Oltre al cuore del marito, contiene infatti altre reliquie, parti di persone che le sono state accanto, alcune per troppo poco tempo.
[…]
La tomba di Mary Shelley è molte tombe insieme. Se qualcuno l’aprisse e, con i capelli, le ossa e le ceneri uniti dal sangue ormai invisibile, ricomponesse una figura, non otterrebbe un normale corpo umano, bensì una creatura diversa, una specie di mostro. Ripercorrere il cammino di questo strano corpo è il proposito di queste pagine.”
Mary Wollstonecraft Godwin nasce nel 1797, prendendo il nome di quella madre che qualche giorno dopo la sua nascita sarebbe morta. Mary inizierà fin da piccola a frequentare i cimiteri in modo assiduo, sarà lì che andrà a leggere
“Si sedeva sulla tomba della madre e leggeva i libri di entrambi i genitori. Leggere e comunicare con i morti sono esperienze simili tra loro: creare un’intesa con persone assenti (il morto o l’autore), accedere ad altri mondi. Se con la scrittura l’autore vive, o rivive, ciò che racconta, la lettura resuscita il testo perché, leggendolo, il lettore lo rimette in movimento.”
sarà lì che si incontrerà clandestinamente con il poeta romantico Percy Shelley, colui che diventerà il suo sposo e il suo grande amore.
Quando si conoscono
“Mary aveva sedici anni, Percy ventidue.”
Si sposeranno contro il volere di tutti: Percy per lei lascerà una figlia e una moglie incinta, e i due inizieranno a vagabondare per l’Europa, in una sorta di vita da bohemien, con al seguito una stuolo di amici, intellettuali e no.
Ma la morte accompagnerà sempre la vita di Mary: perderà tre figli su quattro, a costellare la sua esistenza ci saranno suicidi e morti di vario genere di amici, conoscenti e parenti, fino ad arrivare alla morte per annegamento, al largo delle coste di Viareggio, di Percy, l’amore di tutta la vita.
Percy però non la lascerà mai sola del tutto, a lui continuerà a scrivere e di lui porterà sempre con se una reliquia: quel cuore che non è bruciato sulla spiaggia
“Ma la cosa più sorprendente fu che, tra i resti delle ossa, il cuore era rimasto intatto. Stava lì, integro. Il cuore di Shelley.”
L’opera di Esther Cross non si ferma alla biografia, a essa intreccia il saggio, raccontandoci quella che era una pratica diffusa a inizio del 1800: la profanazione delle tombe, il furto di cadaveri e la vendita degli stessi alla “scienza”.
“… i corpi divennero oggetto di studio per i chirurghi e per i loro discepoli, ma anche merci di scambio per una certa medicina dell’epoca. Per questo venivano classificati e sottoposti a valutazione. Tra il 1790 e il 1832 il prezzo di un corpo umano triplicò.”
Ed è in questo clima sociale che, come tutti sappiamo, in una notte di invenzione di racconti dell’orrore, prende vita il romanzo per il quale, oggi, Mary Shelley è ricordata:
“La creatura, quindi, viene chiamata Frankenstein proprio perché ai campioni si attribuiva il nome del chirurgo che li aveva preparati per unirli alla propria collezione.”
Quello che viene definito il primo romanzo di fantascienza. Un romanzo dove il mostro è un personaggio colto e con dei sentimenti
“È insicuro, per questo sceglie un cieco per presentarsi al mondo. Si rende conto di essere orribile e che il suo aspetto spaventerebbe chiunque: è cauto e realista. Non esiste mostro più strano. Come tutti i personaggi di questa storia, è condannato alla solitudine, che appare come la cosa peggiore. […] bisogna riconoscergli che è più originale degli uomini, perché non ha eguali. Gli altri possono essere soli, ma lui è davvero unico.”
Un’opera che subirà diverse trasformazioni per poter essere accettata dal pubblico, per evitare di turbare quel pubblico che ne decreterà il successo.
“Il mostro doveva adeguarsi se voleva fare il suo ingresso in società.[…] In questo modo, un libro che sfuggiva a ogni classificazione – forse il primo romanzo di fantascienza della letteratura – veniva trasformato in una storia gotica. Frankenstein era diventato il tipico scienziato pazzo che, tra un esperimento e l’altro, perde il controllo. Il mostro non somigliava più così tanto a un essere umano. La follia del primo e l’anormalità del secondo tranquillizzavano lo spettatore, che poteva spaventarsi per ciò che accadeva sul palco senza tuttavia sentirsi a disagio.”
Una vita, quella di Mary, che pare essere uscita da un romanzo. Una storia, quella del mostro, che pare arrivare direttamente dalla realtà.
“Facendo perno sulla paura del momento, il romanzo ha rivelato il crimine del futuro. Gli avvenimento lo avrebbero trasformato in un predizione. Improvvisamente sarebbe diventato una profezia al rovescio. […] C’era più orrore in quella storia di quanto l’autrice stessa avesse previsto.”
Un libro, quello di Esther Cross, che io vi consiglio di leggere. E io, ovviamente, ora vorrò leggere Frankenstein, e nella sua versione originale.

