Mariana Leky – Keller editore – traduzione Scilla Forti
“Ho sempre pensato che la vita fosse un invito intorno a un tavolo con i posti già assegnati. Come se, fosse anche solo per educazione, dovessimo accomodarci sulla sedia destinata a noi, e pazienza se all’altro capo del tavolo ci si diverte molto di più.
Ecco. Voglio dirle che mi sbagliavo. Non c’è nessun segnaposto.”
La confezionista è un romanzo a suo modo consolatorio, un romanzo dove l’autrice pare volerci dire che c’è sempre una seconda possibilità di vita, anche quando tutto sembra perduto, anche quanto tutto intorno a noi pare sgretolarsi come dovrebbe fare (e non fa) il fenicottero rosa che Katja e Jacob hanno ricevuto da una zia in regalo di nozze. Quel fenicottero che un poco sembra essere quella pistola che, se mostrata all’inizio di un romanzo, prima o poi deve sparare, o almeno dovrebbe…
“Vicino alla palma si ergeva un fenicottero. Per rompersi aveva aspettato che io e Jakob smettessimo di incoraggiarlo a farlo e di curarci di lui, aveva rimandato la propria rottura fino alla scomparsa di Jakob, e quindi anche alla mia, perlomeno nella misura in cui si può scomparire pur continuando a esistere, perciò non mi avrebbe stupito se avesse approfittato della mia assenza per una nuova autodistruzione. Invece era intatto.”
Katja inizia a vedere che tutto intorno a lei si sta offuscando, sta sparendo. La vita, il destino, pare voglia accanirsi contro di lei, togliendole un pezzetto per volta ciò che ha; quasi che quel Finirà presto, impresso sulla targa dell’ambulatorio del dentista (che poi non è altro che Jakob) non si riferisca solo alla seduta dolorosa dal dentista, ma a una premonizione della vita, del futuro.
Ed è proprio mentre tutto sembra scomparire, mentre Katja inizia a sentire di aver perso uno scopo, un senso
“Dopo la scomparsa di Jakob non mi aspettavo che il mio corpo sarebbe servito a qualcosa che non fosse camminare, sedersi o dormire, che avrebbe avuto a che fare con qualcosa che non fosse il docciaschiuma, un malanno o un fenomeno atmosferico.”
che nella sulla vita compaiono due presenze nuove: Blank un vecchietto morto che vede solo lei, ma che diventa un poco il suo spirito guida, una sorta di voce della coscienza o di confidente.
“Guardai Blank come si guarda un punto fisso in mezzo ai cavalloni per non avere il mal di mare.”
Blank che ogni giorno ha un buco nuovo da coprire con un cerotto.
E Armin, un pompiere che le irrompe in casa cercando un incendio che non c’è. Un pompiere innamorato dei film di karate, che racconta e guarda all’infinito.
“Ogni volta che arrivava a una scena clou gli veniva in mente che si era scordato di raccontare un dettaglio senza il quale era impossibile capire la scena clou, e dopo ogni scena clou mi spiegava cosa fosse a renderla tale, e non è facile appassionarsi alle scene clou dei film sul karate descritte a parole proprie, nemmeno quando si hanno tutte le informazioni necessarie per capirle”
Una storia bizzarra, perché Katja è un personaggio davvero bizzarro, una sorta di Amélie (quella del favoloso mondo), ma bizzarre sono anche le persone che le ruotano attorno. Una favola moderna, per usare un’espressione di moda in questi tempi, ma forse anche una sorta di commedia sentimentale, di quelle che vuoi guardare a Natale e solo a Natale, perché poi sembrano fuori luogo e fuori tempo. Quelle commedie che possono racchiudere anche un dolore, una perdita, certo, ma dove tutto pare essere alleggerito dal tono della commedia, appunto.
Lo consiglio quindi a chi cerca una tisana calda in un giorno di pioggia (magari anche di neve), a chi ha detestato un regalo ma non è mai riuscito a liberarsene, a chi conosce a memoria la colonna sonora di Karate Kid e a chi, in fondo sa, che
«Tutti i cuori sembrano una lavastoviglie difettosa»
Non lo consiglio a chi, come me, crede che la letteratura un poco debba lasciare un segno doloroso. A chi ha smesso di credere che un giorno un pompiere busserà alla porta, così, senza uno scopo preciso e a chi se dovesse ricevere come regalo un fenicottero rosa non esiterebbe un attimo a farlo cadere.

