Cho Nam-Joo – La Tartaruga
“Quella non sembrava più sua moglie. Dopo tutto quel tempo, gli innumerevoli particolari che si erano raccontati, le carezze, morbide come fiocchi di neve, che si erano scambiati, e la bambina bellissima che avevano avuto – quella donna che era sua moglie da tre anni che aveva corteggiato in modo appassionato per due non sembrava più lei”
Ho iniziato a leggere questo libro credendo di incontrare un romanzo dove una donna inizia ad assumere personalità diverse, una sorta di “Orlando” coreano. Ciò che ho trovato è stato invece un romanzo che è anche un saggio, la storia di una donna che diventa il pretesto, o la falsariga, per raccontare la condizione delle donne in Corea del Sud, ma non solo.
Kim Ji-Young nasce in una società dove mettere al mondo una bambina non ha lo stesso valore di mettere al mondo un bambino, in una famiglia dove il figlio maschio gode di diritti diversi, a lui è concesso il “non fare”
“In quel periodo il governo coreano aveva introdotto una politica per il controllo delle nascite. Già dieci anni prima si poteva abortire a patto che ci fosse un valido motivo di salute e tante madri facevano passare il fatto di avere messo al mondo una donna come motivo di salute.”
Cresce in una società dove l’uomo continua a essere considerato più importante, prioritario.
“Era come se fosse normale che i maschi venissero per primi. Erano sempre i primi della fila, uscivano per primi, venivano interrogati per primi e consegnavano i compiti a casa per primi. Le ragazze aspettavano il loro turno in silenzio e, anche se questo a volte le annoiava, pensavano addirittura che fosse un vantaggio e mai una cosa strana. Proprio come nessuno ha mai trovato strano che le carte d’identità dei maschi, in Corea del Sud, inizino con l’1 e quelle delle donne con il 2.”
Cerca lavoro (incontrando domane e allusioni che solo alle donne vengono rivolte) là dove per le donne è più difficile che altrove
“Il divario di genere nel sud della Corea è il più alto tra i Paesi aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico Secondo i dati del 2014, le donne che lavorano in Corea guadagnavano solo il 63 per cento rispetto agli uomini, quando la percentuale di media dell’OCSE è 84 per cento. Inoltre la Corea venne eletta come il peggior Paese per una donna per trovare lavoro”
E, una volta che il lavoro lo trova, si scontra con il fatto che la donna deve (o si sente in obbligo?) fare più dell’uomo.
“I ragazzi non fanno mai nulla, se non gli viene chiesto. Perché le donne prendono l’iniziativa da sole fanno cose che non devono fare?”
Poi diventa madre: per una donna procreare è scontato. E Kim Ji-Young sa che questo comporterà abbandonare il suo sogno di lavorare. Sa che il sacrificio suo sarà molto diverso da quello del marito. Sa che dovrà fare una scelta. E si accorgerà che nessuno le ha mai detto che diventare madre non è facile, e che, a volte, significa dimenticarsi di se stesse, annullarsi.
E così Ji-Young un giorno inizia a comportarsi in modo strano, inizia a interpretare le donne che sono passate nella sua vita: nei movimenti, nella voce, nei contenuti. Depressione post-parto, forse. O semplicemente il modo che ha scelto l’autrice per dirci che “Kim Ji-Young è ognuna di noi”
Un romanzo che è anche un saggio (infatti credo che nella biblioteca del mio paese non sia messo nel reparto narrativa); un saggio con numeri, percentuali e fonti, ma che ha la semplicità e l’immediatezza che solo una storia può dare. Una lettura che fa pensare, insomma, nonostante molto di quanto raccontato sia già stato sentito o, dovrei dire, già vissuto da molte di noi, o da molte intorno a noi e nonostante ognuna di noi, anche se madre non è, in fondo sappia come viene vista una madre nella società. Troppo spesso non più come una donna, ma appunto come una madre.
“La sua ex collega Kang Hye-Su aveva preso un giorno di permesso ed era passata a trovarla portandole dei vestitini per la bambina, dei pannolini e un rossetto.
«Perché il rossetto?»
«È come quello che indosso io ora. Ti piace il colore? Ho pensato che ti sarebbe piaciuto visto che abbiamo gli stessi colori in viso»
Ji-Young si sentì meglio quando sentì che Hye-Su non aveva detto cose del tipo “perché le madri sono prima di tutto donne” o “smettila di indossare quel pigiamone e datti una sistemata una volta per tutte”. Invece disse una cosa più semplice e pulita: ho visto questo e ho pensato che ti sarebbe stato bene. Punto.”

