Libro Vagabondo_Trentottesima tappa
Guastalla mi accoglie con un temporale torrenziale e, passato quello, con la solitudine di una giornata di metà agosto. Il cielo piano piano emerge dalle nuvole, ma per strada i passanti restano pochi, i negozi restano chiusi, il silenzio è interrotto qua e là da voci che reclamano quell’accento che, probabilmente, qua è un misto tra reggiano, parmense e mantovano. Comunque una cadenza che muove subito simpatia, aggregazione, allegria.
Serena e Nicolò mi accolgono con un po’ di rossore sulle guance e con lo sguardo sfuggente di chi deve fare i conti con la timidezza, ma io la timidezza la conosco molto bene, la pratico, e so che ha bisogno di tempo lei, ha bisogno di acclimatarsi.
Kuffeklubben (ma quante volte ho dovuto controllare di averlo scritto nel modo corretto?) mi accoglie con l’intimità dei luoghi piccini, dove ogni spostamento prevede la richiesta di un Permesso o di uno Scusa e con quei colori del legno che ti fanno pensare subito a un ambiente nordico, ma anche con quella struttura posizionata intorno alla cassa, che a me fa pensare a un teatrino per le marionette, ma che Serena e Nicolò mi dicono essere un rifugio, ma anche ciò che li rappresenta, una tenda appunto, il loro logo.
Kuffeklubben è un’isola della Groenlandia, mi racconta Nicolò, il luogo emerso più a nord del mondo; è un’isola che è stata scoperta da lui, aggiunge, indicandomi la foto di un esploratore avvolto in vestiti di pelliccia che è appesa in un angolo della libreria. Per vegliare sulle sorti dell’impresa, penso, o forse solo per ricordare che tutto è possibile nella vita e che, magari, basta essere un po’ esploratori.
Ma il nome non nasce da quell’isola, mi racconta sempre Nicolò, nasce da una canzone, da un suono che ho sentito subito bello e che ho proposto a Serena; la storia dell’isola danese e del suo esploratore l’abbiamo scoperta solo dopo, su Google. Serena mi racconta di essere stata un poco titubante sul nome, all’inizio, e mi dice che c’è ancora chi entra in libreria aspettandosi di poter ordinare un caffè, credendo di entrare in un club del caffè.
Il caffè no, ma la birra forse sì, dico io indicando la parte posteriore del locale dove si intravedono scaffali forniti, appunto, di birra. Abbiamo dovuto fare i conti con l’affitto, mi raccontano, quindi abbiamo pensato di dividere il locale con un’altra attività, non nostra ovviamente, un beershop. Le entrate sono due, una per locale, ma si capisce subito che un po’ di mescolanza, di contaminazione tra le due attività c’è, se non altro nei suoni, nelle voci e nella macchinetta del caffè a uso di gestori e amici.
I mobili sono in gran parte di recupero, mi racconta Nicolò, li ho fatti io, adattando i banchi e la cattedra che la scuola qui vicino stava eliminando, ma non solo. Mi spiace non aver potuto fare lo stesso con gli scaffali che, purtroppo, sono Ikea. Ma un domani chissà…
Ma partiamo dall’inizio, dal perché un ragazzo e una ragazza decidono di aprire una libreria in una città di provincia. Prima di tutto perché Guastalla è la nostra città, mi dicono come se fosse una cosa ovvia. E Guastalla è città dove vogliamo vivere, aggiungono, e dove abbiamo sentito che qualcosa mancava. E soprattutto dove volevamo fare ritorno.
Entrambi arrivano da un’esperienza diversa in altre città: Nicolò è grafico, ha studiato e lavorato a Milano, Serena ha studiato comunicazione e ha vissuto a Padova. Serena mi dice che, certo, la città ti offre di tutto, ma anche in queste zone le proposte sono parecchie e, in fondo, basta avere una macchina e la voglia di partecipare. Nicolò mi racconta che anche a Milano, come a Guastalla (e come forse in ogni città emiliana che si rispetti) girava in bicicletta e alcuni giorni, finito di lavorare, la inforcava, percorreva i Navigli e andava oltre per cercare qualche angolo di natura.
Così quando chiedo a loro il perché di Kuffeklubben mi raccontano di essere amici da diversi anni. Insieme nel 2017 abbiamo ideato una fanzina, mi dicono mostrandomela (una fanzina che raccoglieva racconti, storie – Radici, la base di un albero fatto di storie – alcuni anche scritti da loro – e che potrete trovare qui https://kaffeklubben.it/radici ).
In un primo tempo, continuano, avevamo pensato di rilevare un’edicola, anche perché siamo molto interessati al mondo delle riviste, ma abbiamo capito che l’edicola non faceva per noi: troppi vincoli, troppe imposizioni e noi volevamo proprio vivere una realtà nostra, senza nessuno che ci dirigesse, che ci dettasse le regole. Insomma non volevamo restare dentro a degli schemi stabiliti da altri.
Così siamo approdati all’idea di Kuffeklubben che è libreria, ma ha anche un angolo legato al vinile. È libreria, ma ha anche riviste e fanzine. È libreria ma è anche studio di comunicazione e di grafica: anche se su questo punto dobbiamo spingere un poco di più, farlo prendere forma, perché non vogliamo abbandonare del tutto ciò che abbiamo studiato e che, in fondo, amiamo.
Serena e Nicolò mi raccontano di non essere grandi lettori, certo leggono ma non così tanto come ci si aspetterebbe da due librai, io li guardo stupita e chiedo, ancora una volta, il perché di questa scelta. Serena mi racconta di amare l’oggetto libro, di essere in fondo una vera feticista, e che questo risale ai tempi dell’università, quando faceva l’aiutante in biblioteca: a me piaceva anche e soprattutto riporre i libri sugli scaffali, mi dice, tenerli in mano. Ora mi porta a casa libri su libri, ne leggo anche quattro o cinque insieme, mi piace esserne circondata.
Nicolò mi confessa di leggere di meno, di leggere molte graphic novel, ma che ciò che ama di questo lavoro è la lentezza.
La selezione dei libri da tenere in negozio qua è importante, mi dicono, gli spazi sono ridotti, quindi cerchiamo di scegliere ciò che piace a noi, ma anche di capire ciò che potrebbe piacere ai nostri compaesani o a chi da qui passa. Ci piace l’editoria indipendente, ma dobbiamo esporre anche qualcosa delle grandi case editrici. Poi a noi piacciono le riviste e le fanzine, continuano, settori che fanno fatica a ingranare e che forse hanno più presa su chi viene da fuori che sui guastallesi, ma ci teniamo e quindi continuiamo a proporle.
Nel reparto saggistica molto è legato alla grafica (direttamente o indirettamente), poi ci sono, appunto, le graphic novel per grandi e piccini. Stiamo cercando di “addestrare” il piccolo guastallese a questo genere di lettura, mi dice Serena sorridendo. Ma stiamo ancora tastando il terreno, aggiungono, abbiamo aperto nel marzo del 2021, in piena seconda ondata pandemica, quando Guastalla era in zona arancione o, forse, rossa, insomma isolata.
Anche per la parte musicale facciamo una selezione in base al nostro gusto, ma cerchiamo di trattenerci un poco, le nostre scelte sarebbero più estreme e, probabilmente, meno capite.
Mi raccontano delle presentazioni di libri e degli eventi musicali che si sviluppano all’esterno della libreria, poi mi dicono che stanno pensando a un gruppo di lettura e che partecipano con la loro bancarella a diversi festival. Abbiamo tante idee, continuano questi giovani librai che, a vederli, sembrano ancora più giovani di quello che realmente sono;
nel futuro sogniamo di allargarci e di creare un vero centro di aggregazione. In fondo siamo nati per colmare un vuoto che sentivamo esserci nella nostra città, per creare un qualcosa che fosse sì cultura, ma che facesse anche capire che alla cultura non è così difficile avvicinarsi, insomma che si può anche farlo con un tocco di leggerezza.
Guardo questi due librai che sembrano essersi un poco improvvisati, inventati, e che sono molto diversi da quelli che finora ho incontrato; questi due ragazzi che hanno deciso di migliorare il luogo in cui vivono e di dare a se stessi e ai loro concittadini ciò che non c’era o che era venuto a mancare. A Guastalla la libreria aveva chiuso e per incontrarne una era necessario andare a Reggio, a Parma o a Mantova, città vicine ma non così comode. Certo Kaffeklubben è una libreria piccina, ma quello che non c’è si può sempre ordinare. Ora siamo un poco sforniti, si scusano Serena e Nicolò, del resto è agosto e avremmo dovuto chiudere, ma dato che restavamo in città e che comunque Kuffeklubben è la nostra seconda casa abbiamo pensato che tenere chiuso non avesse senso.
Guardandoli penso che li ammiro veramente questi due giovani emiliani. Ammiro l’amore che hanno per la loro terra, la loro intraprendenza e il loro volerci provare, nonostante il mondo del libro non sia di certo un campo facile e remunerativo, nonostante il lavoro da fare sia parecchio. Glielo dico anche, come dico loro che la sensazione che si ha conoscendoli è che un giorno si siano presi per mano, abbiano chiuso gli occhi e abbiamo fatto un passo verso il vuoto. Ma, a volte, è proprio così che nascono le avventure…
Tornando a casa ho voluto dare un’occhiata al loro sito https://kaffeklubben.it/radici e ho trovato questa definizione che Serena e Nicolò danno di se stessi
“Vogliamo essere come la luce che abbiamo in vetrina, sempre accesa anche quando siamo chiusi”
e ho pensato che, come spesso capita, i timidi sanno raccontarsi meglio scrivendo che parlando e che un po’ di quella luce io l’ho respirata. Poi mi sono detta anche che questi due ragazzi sono proprio belli e che meritano quell’In bocca al lupo che ho gettato oltre la vetrina, mentre me ne andavo via. Ora mi iscrivo alla loro newsletter vi svelo già che il trentottesimo #librovagabondo èun libro che ci riporta, ancora una volta, all’amore per questa terra bagnata dal Po e sfumata dalla nebbia
Libreria Kaffeklubben è a Guastalla (FE), piazza Matteotti 3/a
ha un sito
una pagina Instagram
una pagina Facebook








qua è dove potrai conoscere Nicolò e Serena e ascoltare le loro risposte alle cinque domande

