Il weekend

Charlotte Wood – NN editore – traduzione Chiara Baffa

Da quando Sylvie non c’era più, era come se Adele, Wendy e Jude fossero male assortite. Prima erano in quattro, c’era simmetria. Quando andavano in vacanza prenotavano due doppie. A tavola c’erano quattro posti, due per lato. Ora invece si era creato un vuoto terribile, innaturale.”

Tre amiche, Jude Wendy e Adele, si ritrovano per svuotare la casa di Sylvie, la quarta amica che è morta. Sono tre donne che hanno superato i settant’anni, tre donne molto diverse tra loro, tanto da andare in conflitto per ogni situazione, tanto da non capire più perché sono amiche e lo sono state per così tanto tempo. Sembra che la mancanza di Sylvie abbia fatto perdere a loro un perno, un collante.


“Fino ad allora non aveva mai preso in considerazione l’idea che un giorno l’elastico sdrucito della loro amicizia potesse semplicemente disintegrarsi. Le sembrava impossibile. Ma nei sentimenti che provavano l’una per l’altra si era insinuata una sorta di apatia che aveva cominciato a propagarsi. Pensò alla barriera corallina e allo sbiancamento dei coralli e le venne da piangere: che orrore, che scempio devastante.”


Jude è quella brava a cucinare e a tenere tutto in ordine. La pragmatica, forse, anche se la sua vita è da anni centrata sulla relazione con un uomo sposato.

Adele è l’eccentrica, l’attrice che non vuole arrendersi alla fine della sua carriera. Senza soldi, senza ingaggi, senza un futuro certo, forse la più terrorizzata dagli anni che avanzano.

Wendy la scrittrice che un poco la memoria sta perdendo e che si porta al seguito Finn, un cane che, come loro, si porta addosso gli acciacchi dell’età ormai avanzata.


“Jude odiava i vecchi. Li aveva sempre odiati, anche da bambina, quando i suoi coetanei adoravano i nonni e si gettavano sulle loro ossa fragili e malferme per abbracciarli. Per tutta la vita aveva provato un vero e proprio ribrezzo nei loro confronti; era quella pelle a chiazze, la loro mancanza di autonomia, la capacitò di vedere ciò che le persone avevano dentro. Quelle bocche vizze in decomposizione. Non sarebbe mai diventata come loro. Aveva il testamento biologico.”


Ma un cane che, in qualche modo, a tutte loro riesce a parlare.

Charlotte Wood ci regala un romanzo che è come un delitto della camera chiusa, dove chi sta morendo o vivendo una situazione di sofferenza è un’amicizia che si è trascinata negli anni, con alcuni segreti e alcune sopportazioni, ma dove sarà proprio l’isolamento di quei giorni che girano intorno al Natale a far emergere ogni cosa, proprio come dice Chiara Baffa (traduttrice de il Weekend) nelle pagine finali del libro


“L’isolamento è un animale ostinato che giorno dopo giorno, ora dopo ora, mette a nudo la vera natura di ognuna, in un gioco in cui non ci sono eroine né tantomeno eroi, ma creature complesse capaci di paralizzanti debolezze ma anche di improvvisi slanci di coraggio.”


E saranno le fragilità delle protagoniste che, una volta rivelate, sapranno trovare nelle amiche il perché di quell’amicizia e una mano alla quale potersi aggrappare.

Parlando de Il weekend con una lettrice che ha più o meno l’età di Jude, Wendy e Adele, le ho detto che a me aveva un poco infastidito il fatto che queste amiche paiono quasi detestarsi, invece che volersi bene da brave amiche appunto. Lei mi ha risposto che spesso la vita è così, che le persone stanno insieme anche per non restare sole e che, quando si invecchia, ancora di più.

Io non so se questo è il caso delle tre protagoniste di questo romanzo, ma preferisco pensare che siano tre donne spaventate dagli anni che passano e dall’insicurezza che la vecchiaia può portare; tre donne che si sono date un poco per scontate, come spesso accade nei rapporti; tre donne che, forse, detestano alcuni aspetti delle altre, ma che, in fondo, sanno che proprio quegli aspetti che le rendono così differenti, le hanno tenute insieme fino a ora.


“Si sporse dalla balaustra e urlò con voce allegra: «Ciao, care!».
Le due donne alzarono lo sguardo verso il sole e verso di lei. Nello stesso istante sollevarono una mano per ripararsi gli occhi, con un movimento che Adele aveva visto centinaia, migliaia di volte in quei decenni di amicizia. Le rivide com’erano un tempo, due ragazze animate dalla determinazione e dalla bellezza. Per loro provava un amore inspiegabile.”