il venditore di incipit di romanzi

Matei Vișniec – Voland – traduzione Mauro Barindi

“Pochi scrittori, però, sanno che queste prime frasi fondamentali possono essere anche acquistate – concluse l’individuo dalle fattezze tremule. – Ecco quello che in realtà intendo dirle. La nostra agenzia fornisce incipit per romanzi da ben trecento anni. Le lascio il mio biglietto da visita, chissà, un bel giorno forse ci rincontreremo…”

Questo è il mio secondo incontro con le storie labirintiche di Matei Vișniec, dopo Sindrome da panico nella città dei lumi, letto qualche mese fa, ancora una volta devo dire che leggere questo scrittore vuole dire fare un’esperienza, entrare, appunto, in una sorta di labirinto, perdersi per poi (forse) ritrovare la collocazione di ogni singolo pezzetto, di ogni singola storia, di ogni personaggio. Lasciarsi trasportare.

È impossibile raccontare la trama di questo romanzo che diventa celebrazione di libri e librerie (come già il precedente)

-… qui i libri sono esposti a casaccio. In realtà non sono esposti affatto, se ne stanno impilati in colonne a caso, nel modo in cui li sistema la vita. Personalmente detesto le grandi librerie organizzate per argomento o per autore. A che serve classificare, rompersi la testa nell’inventare determinate categorie? Romanzo, saggio, racconto, biografia… Autori stranieri, autori nazionali… Tutti questi sono solo pretestuosi tentativi di collocare in varie gabbie pagine che in realtà hanno molteplici identità. A volte le biografie sono magnifici romanzi d’avventura, e i romanzi dei saggi sotto mentite spoglie…
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La vita stessa, difatti, è concepita in questo modo dal Grande Creatore del disordine. Per strada non vediamo mai le persone camminare raggruppate in base al sesso a cui appartengono, alla loro religione, a una determinata fascia d’età o in base a chissà quali convinzioni filosofiche o politiche comuni. Per strada le persone sono frammiste tra loro tanto quanto lo sono i volumi nella libreria del signor Bernard.

della letteratura tutta: regalandoci citazioni importanti, attraverso quegli incipit che il venditore e la sua agenzia dicono di aver fornito a grandi autori del calibro di Kafka, Mann, Camus

“Si meritava forse quella gemma con cui inizia il romanzo Viaggio al termine della notte? Si ricorda la frase? “È cominciata così.” Semplice, breve, diretta, efficace. Una soglia. È una frase-soglia. Perché un incipit di romanzo può anche avere una funzione strettamente rituale. Alcuni scrittori, per entrare nella materia, hanno bisogno, più che di un gesto rituale , di collocarsi prima nel tempo o nello spazio della narrazione, o di introdurre qualche personaggio. Nella storia dell’architettura molti edifici sono stati creati in modo tale che entrarvi richiedesse una certa postura. Una soglia alta ti obbliga a seguire una determinata coreografia quando la varchi. A volte la soglia è alta e la porta è bassa, il che ti obbliga a chinare la testa per penetrare all’interno dell’edificio, facendo quindi un inchino… Cèline aveva bisogno di una prima frase-soglia e gliel’abbiamo fornita.”

Ma anche omaggio alla cinematografia americana e alle città dalle quali il venditore spedisce lettere al nostro protagonista (ammesso che qua il protagonista sia solo uno).
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Troviamo storie e personaggi che sembrano viaggiare ognuno in una direzione diversa, stili diversi, luoghi differenti; romanzi che attendono un incipit o il nome di un personaggio, programmi che scrivono romanzi e che paiono somigliare a quell’intelligenza artificiale tanto temuta.
Scrittori che scrivono guardando il mare

“Quella prima espulsione di parole a volte si produceva a una velocità sorprendente, di fronte alla quale Bernard stesso rimaneva sbalordito. Altre volte la frase usciva dall’essere di Bernard con una certa indolenza, come se una donna si spogliasse con lentezza davanti a sguardi eccitati.”

ma che non riescono ad andare oltre alla prima frase. Un uomo che si sveglia solo al mondo, un luogo dove sono sempre le 6.37, il Caffè dei timidi che ci regala forse le pagine più memorabili di questo romanzo: là dove nessuno ha il coraggio di ordinare o, nel caso del barista, di chiedere l’ordinazione. E molto altro…
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Anche se ho preferito il suo Sindrome da panico, forse perché, essendo il mio primo Vișniec, mi ha sorpresa di più, leggere questo autore è un’esperienza che vi consiglio di fare.