George Simenon – Adelphi – traduzione Sergio Arecco
“Era mercoledì o giovedì? Una domanda banale che pure metteva spavento.
Lunedì, martedì… Giornate talmente piene, talmente cariche di presente, di passato, da dare le vertigini…
Domenica… La messa della Trinità, quando Cardinaud era ancora all’oscuro di tutto, l’aperitivo sul Remblai, il dolce della pasticceria Dufour, il nastrino rosso, poi, all’improvviso, quella corrente d’aria in casa… Ed ecco che, la sera stessa, la signorina (Cardinaud non aggiungeva più Trichet) accudiva già i bambini…”
Il Signor Cardinaud è uno dei tipici personaggi di Simenon: un uomo mediocre, un uomo che potrebbe scomparire tra la folla, un uomo grigio direi, ma del resto io i libri di Simenon li leggo sempre in bianco e nero. Un uomo che un giorno torna a casa dalla messa della domenica, con un figlio e un vassoio di paste e si accorge che la moglie se ne è andata lasciando una bimba ancora piccola alla vicina di casa. Il Signor Cadinaud però non si arrende e, nonostante da subito capisca che Marthe non è fuggita da sola, lui vuole ritrovarla. Il Signor Cardinaud non si arrende alla perdita del suo amore, ma più probabilmente non si arrende alla perdita della sua dignità. Al suo poter camminare a testa alta nel quartiere
“Capita anche agli altri di guardare il proprio quartiere, quello dove hanno trascorso tutta la vita, la propria casa, i volti familiari, senza riconoscerli, tanta è la spossatezza?
Capita anche alle persone che sfioriamo per strada di…? Perché, dopotutto, non è possibile che Cardianud sia l’unico a vivere un dramma… Ma certo! Ce ne sono altri… Forse quella donna corpulenta che sta scendendo dall’autobus con le su ceste… Forse persino l’autista…
Non sono cose visibili… Cardinaud, ad esempio, passando davanti allo specchio della pasticceria, si osserva, e chiunque giurerebbe di vedere il Cardinaud con torna ogni sera dall’ufficio…”
Ogni anno mi dico che un Simenon devo leggerlo, uno all’anno mi dico, consapevole che anche così non mi basterà una vita per leggerlo tutto. Questo è il mio terzo Simenon del 2022 e, a mio avviso il meno riuscito dei tre, ma del resto i precedenti erano tra i migliori mai letti dell’autore. Il Signor Cardinaud l’ho sentita come un’opera minore che mi ha emozionata poco, forse perché non sono riuscita a provare empatia per questo uomo che guarda più all’apparenza che alla sostanza. Inoltre nello spunto iniziale mi ha ricordato un altro romanzo di Simenon, uno dei miei preferiti appunto. Uno di quelli letti quest’anno.
Detto questo, leggere Simenon è sempre un piacere, ritrovare le sue descrizioni fatte di dettagli è sempre bello come riabbracciare un vecchio amico. Ma, a volte, anche dei vecchi amici non amiamo proprio tutto e non allo stesso modo. E non sempre.

