Libro Vagabondo_ cinquantottesima tappa
Maria e la libreria Il punto le incontro durante il mio viaggio in direzione Pordenone e Pordenonelegge, è martedì mattina e la libreria ha il suo turno di riposo, ma Maria mi dice di passare comunque. Quel “per te apriamo” conquista all’istante me e tutta la mia insicurezza.
Il punto è la libreria storica di Vittorio Veneto
mi racconta quando, con stupore, le dico che non immaginavo di trovare una libreria così grande e così fornita, le dico che è difficile trovare librerie indipendenti di queste dimensioni. Il catalogo si capisce subito essere vasto e, soprattutto, vario: un catalogo che abbraccia diversi generi e gusti, dove pare impossibile credere che, nonostante questo, molto del lavoro sia fatto ancora sugli ordini dei lettori, sul cercare (e riuscirci mi pare di capire) a dare un servizio completo ai clienti.
Dobbiamo tenerceli stretti e coccolarceli i clienti, cercare per loro ciò che vogliono leggere o avere, mi dice Maria, mentre io penso che già il suo sorriso sincero sia un motivo per tornare, un sorriso che pare esserci anche quanto le labbra rimangono chiuse.
Maria è nel posto giusto per lei, in un luogo che ama e che un poco sta cercando di trasformare a sua immagine. Ma, a piccoli passi, dato che Il punto è lì da diversi anni e questo un po’ vuole anche dire che i suoi clienti si sono abituati a vederla in un certo modo.
Ma andiamo per gradi.
Siamo nella provincia di Treviso, e Vittorio Veneto mi accorgo subito essere un piccolo gioiellino, un luogo delizioso e gradevole da passeggiare: la libreria Il punto è lì da quarant’anni.
Mario, il mio socio, l’ha rilevata dai proprietari precedenti, mi racconta Maria, io sono arrivata nel 2010, aggiunge: sono una di quelle persone che si è trovata a cercare lavoro nel periodo della grossa crisi. Era il 2008 quando Maria si laureava e si ritrovava a pensare al suo futuro, sarà un passa parola a portarla a Il punto per coprire quei momenti di maggior flusso: i fine settimana, quell’estate che vede tornare chi da Vittorio Veneto se ne è andato, ma conserva lì le sue origini.
Poi per lei è arrivata l’occasione di fermarsi: la libraia che lavorava con Mario è andata in maternità e, in seguito, deciderà di trasferirsi altrove. Da Il punto Maria non si è più allontanata e ne è cuore pulsante, specialmente da quando è diventata anche socia di Mario.
In un luogo come una libreria, mi dice, dove di certo non si può pensare di diventare ricchi, è anche molto difficile mantenere i costi di una dipendente, è molto meglio e più conveniente avere una socia, perché Il punto non è una realtà che si può gestire in solitaria, in due bisogna essere.
Poi, sorridendo, aggiunge che tra qualche anno (non molti) Mario andrà in pensione e di essere alla ricerca di qualcuno che entri in società con lei. Si può scrivere questo nell’articolo? mi dice, perché altrimenti io non so davvero se riuscirò a tenere in piedi questo luogo, da sola mi sarebbe impossibile.
Io, ovviamente, penso subito che se abitassi più vicino…
Ci sediamo su due poltrone rosse e Maria chiude a chiave la porta, anche se poi non potrà resistere e andrà ad aprire a quei clienti che, nonostante il turno di chiusura, vedono movimento dietro alle vetrine; perché Maria, si vede subito, ha tra i suoi punti forti la cortesia e l’ospitalità.
Alle mie spalle una vasta scelta di libri e cartine dedicate alla passione di Mario: la montagna. Maria mi dice che per quel settore sono un po’ un punto di riferimento della zona. Poi mi racconta che a Vittorio Veneto ci sono altre due librerie indipendenti e che ognuna di loro riesce a vivere: una è generica e una è dedicata solo a infanzia e ai ragazzi. Ognuna di loro, probabilmente, si è ritaglia un suo spazio di mercato.
Noi abbiamo i nostri clienti, aggiunge, che forse sono un poco a nostra somiglianza: informali, come lo è lo stile del nostro abbigliamento, aggiunge.
Mentre parliamo Freud, un gattino bianco e nero si aggira tra gli scaffali e i libri. Maria mi racconta di portarlo ogni tanto in libreria: È diventato un po’ la mascotte qua dentro ed è coccolato dai nostri clienti.
Del resto mi pare impossibile non dedicare a Freud una carezza, e lui si vede subito che è a suo agio, quando cammina tra davanzale e spalliera della poltrona e quando non disdegna di mettersi in posa per una foto. Il punto, insomma, nonostante la dimensione grande che potrebbe far pensare il contrario, odora di casa.
Nella parte alta degli scaffali c’è una parte di antiquariato: Mario ha rilevato la biblioteca di un amico che se ne è andato un po’ di anni fa, racconta Maria. Poi abbiamo la zona dedicata all’usato, aggiunge orgogliosa. Orgogliosa perché quella è la zona dei ragazzi delle scuole superiori, mi dice:
Perché non è vero che i ragazzi non leggono, a volte non hanno i soldi per comprare i libri (certo perché magari li dedicano ad altro, sorride Maria), ma qua, quando escono da scuola, e le scuole sono molto vicine alla libreria, entrano e, dopo aver cercato tra le occasioni, se ne vanno con un libro in mano.
La fascia che legge meno, secondo me, mi dice, è quella tra i trentacinque e i cinquant’anni, ovvero chi è più impegnato tra lavoro e famiglia, chi si deve occupare dei figli, ma non certo i ragazzi.
Maria è una lettrice onnivora, che prima di essere libraia leggeva solo romanzi. Ora no, racconta, ora ho bisogno di conoscere anche altro, ora mi accorgo che non sempre i romanzi soddisfano la mia curiosità: leggo saggi di quasi ogni genere, dice, tranne forse quelli di politica e di attualità televisiva, aggiunge incorniciando le ultime parole tra virgolette. Legge anche graphic novel e, ultimamente, si è addentrata anche nel mondo dei manga: ma solo quelli di contenuto, aggiunge, non certo i manga dove si combatte soltanto. Ascolta i consigli dei clienti, Maria, del resto dice di essere molto curiosa.
Ho la fortuna di leggere molto velocemente, mi racconta, ed è un lato di me che c’è sempre stato, ora leggo anche tre libri in contemporanea. Sono sempre stata una lettrice, aggiunge, ho sempre amato questo mondo.
Il punto non fa presentazioni, non fa banchetti agli eventi, o ne fa molto pochi: sono impegnative e la libraia mi fa capire che non riesce a stare dietro a tutto.
Però ha un gruppo di lettura che Maria gestisce insieme a due lettrici amiche e che ha deciso di impostare escludendo i romanzi: Preferiamo parlare di saggi, confrontarci sugli argomenti che nei saggi vengono trattati, mi racconta, così ne escono sempre delle belle discussioni,
magari con una parte di lettori schierati da una parte e un’altra parte dall’altra. E così, aggiunge, il nostro gruppo di lettura è composto da ragazzi giovani e da persone meno giovani che, magari, a parte lo zoccolo duro, variano a seconda del libro proposto. Poi, dice, abbiamo letto anche graphic novel.
Il punto è una libreria di provincia e qua non possono mancare le ultime uscite più commerciali, dice indicando due pile di libri di autori molto richiesti, ma poi con me lei parla di libri più di nicchia, meno conosciuti, di case editrici che osano e fanno grandi cose, di incontri fatti al Salone di Torino, di quei libri che vorrebbe riuscire a proporre di più, ma che spesso deve accontentarsi di suggerire nel periodo natalizio o estivo. A Vittorio Veneto ci sono grandi lettori certo, mi dice, ma spesso arrivano già con le loro liste, sanno già cosa vogliono; i lettori che arrivano da lontano, invece, magari dall’estero, amano scoprire qualcosa di nuovo, amano farsi stupire. Ma si capisce subito che Maria sta lavorando in quella direzione, sta imprimendo il suo segno in questa libreria così storica.
Per questo, quando viaggia, ama entrare nelle librerie indipendenti e, in incognito, ama farsi consigliare un libro per poi scoprire sempre qualcosa di nuovo. Ammira il lavoro dei suoi colleghi e con loro ama avere un confronto, un dialogo.
I social, mi racconta, sono un mondo che dobbiamo frequentare, ma si capisce subito che per lei è il rapporto diretto, il reale, quello che conta: non sono certo i post su Instagram che portano un cliente in libreria, è il fare i librai nel modo giusto, dice, il fare un buon servizio, l’accoglienza, la fiducia. Solo così un cliente torna.
Mi racconta che durante la pandemia hanno fatto anche loro delle dirette per raccontare i libri, mi dice che quel periodo ha dato a tutti un’idea distorta di cosa sono le librerie, ma a partire dai librai stessi che hanno vissuto un periodo un po’ al centro di tutto e, ovviamente, vendendo molto di più del normale.
Ora le vendite sono calate e quest’anno forse anche di più: i libri si vendono meno e bisogna fare i conti con questa realtà. Non crede ai rimedi temporanei, a quei fenomeni che ora pare si stiano diffondendo, per Maria la libreria è un’azienda che deve appoggiare su basi solide e durature.
È molto pratica Maria, realistica nell’esaminare ogni situazione. Per fare i librai bisogna ricordarsi sempre che i conti devono tornare, come in ogni altra attività, sostiene; bisogna ricordare che di certo non si diventa ricchi, ma mantenere un comportamento non accorto potrebbe essere disastroso.
Prima di uscire mi ricordo di chiederle il perché di questo nome quel Il punto che fa venire in mente una nota libreria di catena: mi dice che il motivo si è perso nel tempo e che, probabilmente, tutto è partito dal logo, ovvero è nato prima il logo e poi il nome.
Ci salutiamo con un abbraccio e l’augurio di risentirci e di tenerci in contatto, mi ringrazia per quello che faccio per quello che racconto e io, ovviamente, ringrazio lei per il tempo (di qualità) che mi ha dedicato: quel tempo che resta sempre il bene più prezioso. Un attimo prima mi ha consegnato il suo #librovagabondo , un libro non scontato come del resto non lo è questa libraia, ma di questo vi parlerò nei prossimi giorni, ora aggiungo solo che, se passate per Vittorio Veneto, cercate Il punto, entrate e fate un giro in questa libreria, passeggiate tra gli scaffali e, se siete fortunati, conoscete Freud, ma poi chiedete un consiglio a Maria, saprà stupirvi.
Il punto è a Vittorio Veneto (TV), viale Vittorio Emauele II, 56
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qua è dove potrai conoscere Maria e ascoltare la sua risposta alle cinque domande


