Il piccolo libraio di Archangelsk

George Simenon – Adelphi – traduzione Massimo Romano

“Non se lo meritava,  non solo perché di qualunque cosa lo accusassero, lui era innocente, ma anche perché si era sempre sforzato, con discrezione, senza far chiasso, di vivere come loro, con loro, e di essere simile a loro.
Fino a qualche giorno prima credeva di esserci riuscito, a furia di pazienza e di umiltà. Si era anche mostrato umile, infatti: Non dimenticava di essere uno straniero, di un’altra razza, nato nella lontana Archangelsk e trapiantato, in seguito alle vicende della guerra e della Rivoluzione, un una piccola città del Berry.”

La grandezza di Simenon è sempre nella descrizione dei suoi personaggi. Nel suo farceli vedere attraverso il loro vivere, nel suo lasciarli sempre nell’ombra, come se essi stessi guardassero la vicenda dalla finestra, non rendendosi conto di esserne al centro. O almeno questo è il Simenon che prediligo.

Jonas dice una bugia, una di quelle che chiameremmo bugia bianca, innocua. Una bugia che serve a coprire non sa nemmeno lui cosa, forse una sorta di vergogna, forse la reputazione della moglie, ma forse nemmeno quello. Capiamo subito che quella bugia avrà delle conseguenze, capiamo subito che su quella bugia sarà costruita tutta la narrazione si Simenon

Jonas è straniero e tale si sente, sa di dover stare un passo indietro. Sa di non poter chiedere di essere accettato completamente.

“Non toccò più l’album di francobolli russi, che gli ricordava la sua appartenenza a un’altra razza. Adesso si sentiva quasi colpevole di aver messo insieme quella collezione, come se fosse un tradimento verso coloro in mezzo ai quali viveva”

E infatti non chiede nulla Jonas: ha una vita mite, in mezzo ai suoi libri che spesso nemmeno vende, ma scambia, e alla sua collezione di francobolli, ha una moglie che forse non si merita, ma solo perché è più bella e più giovane di lui, ha la vita degli abitanti del quartiere

“In verità Jonas, nel proprio intimo, viveva una vita intensa, una vita ricca e molteplice, quella di tutto il Vieux-Marché, di tutto il quartiere, del quale conosceva ogni palpito”

ha le sue abitudini fatte di tre croissant ogni giorno, più due per Gina (la moglie) e di piccole cose. Non chiede nulla Jonas se non di essere accettato.

Il piccolo libraio di Archangelsk entra di diritto tra i miei Simenon preferiti, almeno tra quelli finora letti.

Jonas è un personaggio al quale ti affezioni, io a lui ho voluto bene, gli ho creduto e per lui ho fatto il tifo. Il mio Jonas aveva le sembianze di Charles Aznavour, dato che, da qualche parte ho letto, sono quelle che avrebbe voluto dargli anche Simenon. Ma questo forse ha poca importanza…