Stig Dagerman – Iperborea – traduzione Fulvio Ferrari
“È privo di senso sostenere che il mare esiste per sorreggere flotte e delfini. Lo fa, certo, mantenendo però la sua libertà. Ed è altrettanto privo di senso affermare che l’uomo esiste per qualcos’altro che non sia il vivere.
Certo, egli alimenta macchine o scrive libri, ma potrebbe fare qualsiasi altra cosa. L’essenziale è che faccia quel che fa mantenendo la propria libertà e con la chiara coscienza di avere in sé – come ogni altro dettaglio della creazione – il proprio fine. Egli riposa in se stesso come una pietra sulla sabbia.”
Il nostro bisogno di consolazione attira già dal titolo, forse proprio per quel bisogno di consolazione che noi tutti abbiamo, per quella cura che speriamo sempre ci venga suggerita.
Io non vi dirò se qua dentro la ricetta ci sia o meno, come non vi posso raccontare molto di un libro che è composto da pochissime pagine: rischierei di svelarvelo tutto e di annullarvi il piacere di andare a scoprire se e come questo nostro bisogno possa o potrà essere soddisfatto.
Vi posso dire di armarvi di matita, perché questo è un libro che chiama la sottolineatura, come è un libro che una volta terminato andrete a rileggere e rileggere ancora. Come si leggerebbe una poesia e, in fondo, in modo poetico è anche scritto
“La consolazione ha la durata di un alito di vento nella chioma di un albero”
Si tratta di poche pagine, molto poche; non un romanzo, non un racconto, non un saggio. Il tentativo di cercare un senso, di rispondere a quelle domande che almeno una volta ognuno di noi si è fatto (credo): qual è il senso del mio incedere? Troverò mai e dove la felicità?
“Ma tutto quel che accade di importante, tutto quel che conferisce alla mia vita il suo contenuto meraviglioso – l’incontro con una persona amata, una carezza sulla pelle, un aiuto nel bisogno, il chiaro di luna, una gita in barca sul mare, la gioia che dà un bambino, il brivido di fronte alla bellezza – tutto questo si svolge totalmente al di fuori del tempo. Che io incontri la bellezza per un secondo o per cent’anni è del tutto indifferente. Non solo la beatitudine si trova al di fuori del tempo, ma essa nega anche ogni relazione tra il tempo e la vita.”

