Il mio cuore è un serraglio

Allan Gurganus – Playground – traduzione Anna Tagliavini e Maria Baiocchi

“Io dico “Benvenuti a Falls”, ma siamo sicuri che Falls darebbe il benvenuto a tutti noi, a tutti voi? Si può vivere in una cittadina di provincia solo se si evita il pi possibile di manifestare le proprie sincere opinioni. È il patto che stringiamo per poter continuare a essere invitati. Ma la mia breve malattia me l’ha appena dimostrato: la vostra signora Evelyn quipresente – che fa la simpaticona da troppo tempo – si è tenuta tanti di quei segreti come rospi in gola. Per quasi un secolo. Ma prima o poi i segreti bisogna cavarseli fuori, come i denti cariati, se si vuole sopravvivere.”
(Visita guidata deluxe)


Da molto tempo avevo Il mio cuore è un serraglio tra i libri da leggere, nemmeno ricordo più perché o, meglio, che consiglio me lo aveva fatto mettere in lista, ma eccomi qua a provare a raccontare cosa hanno di speciale questi nove racconti di Allan Gurganus, perché qualcosa di speciale loro hanno (magari non proprio tutti, come capita spesso nelle raccolte di racconti)

Siamo a Falls, una cittadina immaginaria del North Caroline, e questo è un po’ il filo conduttore che lega tra loro i racconti, l’appartenenza allo stesso luogo, in un modo o nell’altro, dei protagonisti

“Dopo tutti gli anni passati qui, troppo preso ad ascoltare per riuscire a sentire. Le cronache migliori di vita vissuta? Sono sempre le più improbabili. Questo l’ho imparato qui, a Falls.”
(Volo senz’ali)

Sono tutte storie raccontate in prima persona, come se i protagonisti ci stessero raccontando una storia, la loro o quella di qualcun altro che a loro la sta raccontando. Non per niente il titolo originale di questa raccolta è The uncollected stories of Allan Gurganus (Il mio cuore è un serraglio è il titolo di uno dei racconti) 

“Gli ho chiesto.. se finalmente era disposto a raccontare … quella storia. Quello che ho definito – in modo melodrammatico, forse – il suo «segreto».
Il gigante si è completamente immobilizzato. Lo sguardo fisso davanti a sé, ha persino smesso di sgranare i fagioli.
Io avevo solo seguito l’istinto. Se ci fossimo attenuti unicamente ai fatti risaputi non avremmo potuto elevarci alle altezze che speravo sarebbe riuscito a raggiungere.”
(Volo senz’ali)

 

Sono tutti racconti che volgono verso una sorta di lieto fine. Come se volessero sempre vedere il lato positivo della vicenda e questo nonostante in quelle storie ci entrano elementi come la solitudine, la follia, l’alluvione, un reato alquanto disgustoso, la morte e, persino, il colera. Insomma non sono racconti edulcorati, ma sono racconti che aprono la porta alla speranza ecco, se non proprio al lieto fine


“Ogni giorno ci concediamo così poca speranza.
Nel frattempo, senza quasi accorgercene, siamo già riusciti a fare miracoli.”
(Volo senz’ali)


E forse anche la bellezza dell’ascolto del cercare le storie nel dettaglio, di farsele raccontare quelle storie e ci sia la solidarietà anche


“In quella notte di settembre ci era toccato cavarcela da soli. E in qualche modo, per breve tempo, eravamo riusciti a prenderci cura gli uni degli altri. Possiamo davvero dire che non c’era governo. E nemmeno elettricità, confini di proprietà, abitazioni abitabili! C’era solo chi, a una distanza percorribile a nuoto, aveva bisogno della tua barchetta.”
(Quattro metri d’acqua in casa)


E, come in ogni raccolta di racconti, tu lettore potrai scegliere qual è il tuo preferito; da parte mia ti confesso che ho amato molto il primo (Un bravo medico di campagna, il racconto che dal presente, attraverso un quadro, ci riporta a un passato percosso dal colera, ma anche dall’ingratitudine e dal puntare il dito verso l’estraneo) e l’ultimo, quello che dà il titolo al libro, dove una donna apre le porte di casa sua e di se stessa e si allontana un poco dal suo essere sola.


“Quanto a me, mi ero appena messa in pensione dopo una vita da bibliotecaria della scuola elementare. Ero una signora nubile di una certa età, con la fantasia che può avere una persona a reddito fisso. Odiavo sempre di più il ghiaccio dell’Ohio, la neve da spalare sul vialetto di mattoni. Se fossi rimasta un altro anno, di sicuro mi sarei procurata la frattura del femore.”


Racconti che riescono a farti compagnia e capaci di lasciare un piccolo segno nel cuore.