Il grande Bob

Georges Simenon – Adelphi – traduzione Simona Mambrini

«E perché lo avrebbe fatto?»
«Non si sa».
Che cosa sappiamo degli altri, in definitiva, quando neanche di noi stessi sappiamo granché?
[…]
mi era appena venuto in mente un pensiero ben preciso. E se invece del corpo di Bob Dandurand avessero ripescato il mio dalla Senna, presso la diga di Vives-Eaux, che cosa avrebbe risposto Madeleine alla domanda che mi aveva appena rivolto? Ho cercato di immaginare la sua risposta, quelle dei miei amici, dei miei pazienti, di tutti quelli che mi frequentano più o meno assiduamente e credono di conoscermi.
Ho sentito un brivido corrermi lungo la schiena: all’improvviso mi sono reso conto di essere solo al mondo.


Bob è morto e quella che sembrava una morte dettata dal caso, un incidente in barca, si rivela essere un suicidio. Ma che motivo aveva Bob di togliersi la vita? Questa è la domanda che pare si pongano un poco tutti, ma soprattutto Charles, la voce narrante di questo romanzo di Simenon.
Charles un medico di famiglia che di Bob era amico, ma che scopre presto di conoscere ben poco della vita di Bob, di conoscerne solo la parte più esposta, più “sociale”

Poca gente ha così tanti amici del genere come i Dandurand, per un sacco di ragioni, in particolare perché casa loro era sempre aperta e in qualsiasi momento, a qualsiasi ora, potevi star certo di trovare compagnia. È più raro di quel che sembra, a prima vista, poter dire, quando si ha un’ora buca:
«Andiamo dai Tal dei Tali».
I Dandurand erano quasi sempre in casa, praticamente sempre. Non avevi mai l’impressione di disturbare. Non c’era pericolo di sporcare o di rovinare qualcosa, Non interrompevi il lavoro o il divertimento di nessuno. La prima frase che Bob pronunciava invariabilmente era:
«Un bicchierino?»

Una vita che Charles, piano piano, ricostruisce a partire dalla narrazione della moglie Lulu, che racconterà il suo incontro con il futuro marito, la sera in cui Bob decise di cambiare completamente il corso del suo futuro. Lulu che a sua volta vuole scoprire il perché della morte del marito, temendo di esserne la causa.

E seguendo le tracce della vita di Bob, Charles scoprirà il segreto di Bob, ma anche che, alla fine, nessuno conosce fino in fondo chi gli cammina accanto, e di, come indicato nella citazione di cui sopra  “essere solo al mondo”, come del resto siamo un po’ tutti.
 
Il grande Bob ci consegna un Simenon un poco differente dal solito, un romanzo duro con un detective che non è un detective, che più di indagare su una morte, indaga su una vita e che ci svela quella che, secondo me, è una stupenda storia d’amore: l’amore tra un uomo e una donna che desiderano solo che l’altro o l’altra siano felici, e questo, a volte, anche a discapito si se stessi.
 

“In fondo, se ciascuno di noi s’incaricasse di rendere felice una sola persona, il mondo intero sarebbe felice”

e qua mi fermo, del resto credo che Simenon non abbia bisogno di raccomandazioni e, di certo, non della mia, ma: leggete Simenon, mi raccomando!