Il dubbio

Matsumoto Seicho – Adelphi – traduzione Gala Maria Follaco

«Certo, lei ha ragione. Ma non è impossibile che un incidente d’auto si verifichi casualmente subito dopo aver stipulato un’assicurazione. In questo caso tra i due eventi non ci sarebbe necessariamente un rapporto di causa ed effetto, si tratterebbe di una mera coincidenza.»

Nell’ultimo romanzo di Matsumoto Seichō tradotto e pubblicato da Adelphi, abbiamo un morto e abbiamo una colpevole, o almeno quella che viene subito additata come colpevole: la scelta più semplice, più scontata. Lei era sul luogo del crimine, lei aveva il movente. E, soprattutto, lei è una persona malvagia

«Anche questo è un pregiudizio alimentato da voi giornalisti»
«Onizuka Kumako ha quattro precedenti penali».
«Ma che una donna malvagia debba uccidere il marito, solo una reazione di pancia può spingere a crederlo. Sono due cose diverse.»

una donna che ha commesso atti di cattiveria senza scrupolo e ha frequentato il mondo dei locali notturni di Tokyo oltre a quello della malavita, una donna che alla fine riesce a sposare un ricco vedovo. A sistemarsi.

E poi c’è quell’assicurazione che ha stipulato sulla vita del marito poco prima dell’incidente in auto che ha portato lei a salvarsi, lui a morire. Ma Onizuka Kumako continua a proclamarsi innocente, continua ad affermare che alla guida dell’auto non c’era lei.

«L’ostinazione con cui la Onizuka si professa innocente. È irremovibile. Non ho mai incontrato un imputato così saldo nella convinzione della propria innocenza. Non ha il minimo tentennamento. La sue è una convinzione vicina alla fede religiosa.»

Un giallo, o forse meglio un noir, dove l’indagine viene svolta dall’avvocato che oltrepassa il pregiudizio e vuole capire cosa davvero sia successo. Un giallo fatto di molti dialoghi e poca azione (ma del resto non si legge Matsumoto Seichō per l’azione…) dove il lettore percepisce, pagina dopo pagina, domanda dopo domanda, il terrore di quel giornalista che il pregiudizio lo ha sbandierato sulle pagine del giornale. Il terrore di aver sbagliato, il terrore che Onizuka possa essere innocente, uscire dal carcere e vendicarsi.

E tutto cresce fino a un finale grandioso, un finale che sarebbe piaciuto a un mago della suspense come Alfred Hitchcock.