Libro Vagabondo_Cinquantaduesima tappa
La prima volta che ho incontrato di persona Celia è stato circa un mese fa: sono passata a salutarla, nonostante il nostro appuntamento fosse saltato a causa di un fastidioso “blocco” da cervicali infiammate. Mi ha sorriso quel giorno, appena mi ha vista entrare, mi ha riconosciuta subito. A vederla così rigida le ho chiesto perché non fosse rimasta a casa e lei mi ha risposto semplicemente: Perché io qua dentro sto bene! E quel qua dentro sto bene io me lo sono portata dietro, e me lo ripeto ogni tanto quando penso al mio passato lavorativo o al futuro che vorrei.
Celia ha detto qua dentro sto bene, non qua dentro devo stare altrimenti non porto a casa la pagnotta…
No, non è stata buona la prima con la Libreria I Baffi, ma nemmeno la seconda. Se la prima volta il veto al viaggio vagabondo lo avevano messo le cervicali, la seconda volta è intervenuta la febbre, tanto che per un attimo ho pensato che “questa tappa non s’ha da fare” o che questo mio viaggio portasse un po’ di sfortuna alla giovane libraia di questa giovanissima libreria milanese. Perché I Baffi è nata circa tre mesi fa e io ricordo di aver voluto incontrarla da subito, un poco incuriosita dal nome, ma di più da quel coraggio che, ancora oggi, spinge a “gettarsi” in un mondo fatto di sacrificio e di passione, un mondo che, come in molti mi hanno detto, non arricchisce (di certo) nel portafoglio.
Ho dato il tempo a Celia di ambientarsi, ma dopo solo tre mesi eccomi qua seduta su una comoda poltrona a fare incetta dell’entusiasmo della libraia seduta di fronte a me.
Ho deciso di chiamare questo mio luogo I Baffi, certo in omaggio a Carrère, che è uno dei miei autori preferiti, mi dice Celia rispondendo subito alla mia curiosità e al mio dito che indica il libro dell’autore francese in evidenza al centro del locale. Tra i suoi libri ho scelto I Baffi, perché in questo romanzo c’è una continua ricerca di ciò che siamo, il personaggio si pone questa domanda e questa domanda è anche ciò che muove me da sempre. Solo interrogandoci su chi siamo possiamo stare in movimento, andare avanti.
Poi, aggiunge con un piccolo sorriso triste, mio papà portava i baffi ed è stato proprio lui ad avviarmi alla lettura, quindi mi pareva giusto ricordarlo anche così.
Celia non nasce libraia (ammesso che libraia si possa nascere), ma ama i libri da sempre e ha sempre sognato di lavorare nel settore. Studia lingue con la speranza di entrare nel mondo della traduzione, ma poi la sua strada, come spesso accade, la porta altrove. È di Salerno Celia, ma ha abitato diverse città: Roma, Pechino, la sua amata Parigi, dove si ferma per un poco, fino a quando il caso non la porta a Milano, fino a quando un lavoro da pubblicitaria non l’assorbe in una (scusami Celia se interpreto e prendo in prestito una citazione del tuo autore di culto) vita che non è la sua.
Non salvavamo vite, mi racconta Celia, ma la sensazione che provavo in quell’ambiente era quella: tutto troppo frenetico, tutto subito e io che ero entrata in quel mondo praticamente solo sperando di trovare una strada verso le case editrici, ho capito che non era cosa per me.
Ho capito che le case editrici non hanno bisogno di pubblicità esterna, continua Celia, ma anche che non potevo più vivere una vita tanto lontana da quello che sono. Non sono competitiva, non lo sono mai stata nemmeno nei giochi da bimba, e in quel settore la competizione era necessaria, c’era.
Continua a pensare al suo sogno di lavorare con i libri Celia, e decide di iscriversi al corso per librai, corso che la porterà a fare uno stage alla Libreria Verso di Milano e a seguire lo stand di Voland al Salone del Libro, ma anche a capire alcune dinamiche commerciali e più strettamente legate alla parte economica e di gestione della libreria, “dettagli” questi che non conosceva, che non facevano parte del suo bagaglio.
Ma Celia inizia anche a sentire il desiderio di un luogo tutto suo:
mi piaceva lavorare in libreria, dice, ma sentivo la necessità di prendere le decisioni, di mettermi in gioco.
Così, con il bagaglio di conoscenze appena fatto, inizia a mettere su carta il suo sogno, a fare piani e conti, e inizia la ricerca di un locale, cosa non facile a Milano. Siamo in ottobre 2022 quando finalmente lo trova: è un ex lavanderia nel quartiere Isola a ridosso di via Farini, un quartiere, popolato da ristoranti, che aveva perso la sua libreria storica. Celia inizia a dare forma al suo sogno, a trasportarlo dalla carta alle tre dimensioni. Nel breve verrà a sapere che poco dopo la data di inaugurazione de I Baffi, e a poca distanza dalla sua libreria, aprirà una sede del Libraccio; certo si avvilisce un poco, si preoccupa, ma non molla Celia, del resto sa che la sua sarà una proposta selezionata, sa che la sua sarà una piccola libreria con proposte che arrivano dal cuore e dal gusto della libraia.
Non ho solo editoria indipendente, mi dice Celia, anche se la maggior parte dei titoli lo sono. Ho quei libri dei quali posso parlare, i libri che conosco. Selezionare è difficile, date le molte uscite,
ma ho scelto di avere un luogo piccolo non solo per i costi, anche perché così posso scegliere con cura cosa tenere a scaffale, posso conoscerla bene la mia libreria.
Poi, ovviamente, il resto lo posso ordinare.
Non si può leggere tutto, ma di alcune case editrici sto iniziando a imparare a fidarmi, ho già capito che incontrano il mio gusto e quindi posso andare più sul sicuro, per il resto la selezione è giornaliera, una continua indagine su ciò che esce, ma anche su ciò che è a catalogo. Poi in libreria ci sono quei classici che ritengo debbano esserci sempre, ma quelli non hanno bisogno del mio consiglio, non devono essere raccontati.
Torniamo per un attimo allo scorso marzo quando la porta blu de I Baffi apre e riceve da subito un’accoglienza calorosa. Mi hanno detto: Finalmente apre una libreria e non l’ennesimo ristorante, mi racconta Celia, in molti mi hanno fatto capire che il quartiere aveva bisogno di un punto di riferimento.
Certo non posso dirti ancora come sta andando, aggiunge, in tre mesi ho davvero poco da raccontare, ma non vorrei essere altrove e per il momento non posso lamentarmi. Poi aggiunge che in famiglia nessuno ha mai avuto un negozio, che lei è la prima ad averlo fatto e che, quindi, questa per lei è un’esperienza davvero nuova. E me lo dice con gli occhi che brillano, tanto che dentro di me io le auguro davvero che questo suo sogno continui ad accenderle proprio quella luce lì.
Mentre chiacchieriamo sedute tra il giallo delle pareti e gli arredi che hanno il tocco del gusto personale di Celia, entrano ed escono clienti. Lei li accoglie con un sorriso e con la cortesia di chi riceve un ospite in casa, perché I Baffi lascia proprio quella sensazione: un luogo raccolto dove passare a trovare un’amica e fermarsi a fare due chiacchiere, raccontarsi le ultime letture fatte, magari sorseggiando una bevanda lunga.
Perché a I Baffi hai la possibilità anche di bere qualcosa, ma solo qualcosa che richiede un tempo lento di degustazione. Un tè, un caffè lungo (amo l’espresso mi dice Celia, ma qua non lo troverai mai), una spremuta con le arance di Sicilia (ma solo quando è stagione). Anche un bicchiere di vino,
mi dice, ma per ora quello è riservato solo al gruppo di lettura, non mi sento ancora pronta a proporre aperitivi, vedremo nel futuro. Perché, aggiunge, credo che da settembre I Baffi un poco si trasformerà, sto elaborando delle idee, per ora solo nella mia testa.
Gruppo di lettura, alcune presentazioni, il desiderio di andare incontro a una comunità avvicinando anche il pubblico dei più piccoli, oltre che con le proposte di lettura anche con laboratori, con motivi di scambio, questo è ciò che sta facendo ora I Baffi
Ma Celia sottolinea che per lei rimangono importanti i tempi lenti e il tempo del riposo.
Non apro la domenica e al lunedì mi occupo di andare a fare i rifornimenti, dice, non credo sia giusto sobbarcare la libreria di troppe cose, di troppi impegni, soffocando quasi la sua ragione principale di esistere.
Non credo che la libreria debba assorbirti completamente, ci deve essere anche un poca di vita al di fuori di queste mura. Stessa cosa per la lettura: leggo molto, ma non posso pensare di fare solo quello. Le racconto che ho conosciuto un libraio che aveva scelto di aprire una libreria solo per assaporarne la lentezza; poi parliamo di libri amati e non amati, di autori e di generi, e di quella letteratura sudamericana alla quale l’ha avviata suo padre.
Alle sue spalle, accanto al libro che dà il nome al locale, ci sono i “libri baffuti”, i libri amati da Celia che io immagino, pur mantenendo costante l’ospite centrale, continuino a cambiare a seconda delle nuove letture.
E tra me e me mi chiedo: Chissà se Carrère è a conoscenza di questa libreria che porta il nome di uno dei suoi romanzi, e di certo non il più famoso.
Quando saluto Celia e rispondo al suo Torna a trovarmi con un Certo, ci rivedremo, penso che da questo incontro mi sto portando via una bella sensazione di calma, di pacatezza. Penso e ringrazio Celia per avermi mostrato il suo coraggio e la sua determinazione a raggiungere un sogno. Penso al fatto che mi ha detto: Io sono una persona negativa, o almeno lo sono per quanto riguarda me, ma ho fiducia nel futuro de I Baffi (non sono proprio le sue parole, ma il senso è quello) e penso che mi sono dimenticata di chiederle se vuole partecipare a #edopocosaleggo , ma lo farò o lo sto già facendo.
Libreria I Baffi è a Milano, via Lepontina 13
ha un sito
una pagina Instagram
una pagina Facebook









qua è dove potrai conoscere Celia e ascoltare le sue risposte alle cinque domande


