Mi sono innamorata di un bimbo con una matita viola. È un bimbo silenzioso, con due occhioni spalancati e un paio di capelli sulla testa tonda:
un bimbo che vive dentro a un albo illustrato.
Con la sua matita viola, il bimbo disegna le sue storie. Le disegna e poi le cammina, le vive. Se pensa a una strada, traccia una riga viola sul foglio, poi ci passeggia sopra. Vuole camminare al chiaro di luna e allora aggiunge la luna nell’angolo a destra di quel foglio; vuole un albero ed ecco che se lo crea e lo riempie anche di mele, poi ci mette un mostro a protezione di quelle mele. Si inventa ogni avventura il bimbo con la matita viola, dirige i suoi desideri e, pagina dopo pagina, popola il suo mondo.
E se gli capita di avere la mano tremante, ecco che non butta via il foglio, quella linea non più dritta non diventa un errore, ma si trasforma nel mare e al bimbo non resta che avventurarsi in questa nuova direzione.
Ho pensato che la matita viola del bimbo assomiglia a un pennarello, ma che forse ha più senso che sia una matita. Chè anche i sogni hanno bisogno di essere aggiustati a volte, anche cancellati e ricomposti. E che persino le strade che ci scegliamo da soli possono aver bisogno di una deviazione o di essere cancellate per un piccolo tratto, magari solo per permetterci di perderci nel bosco per qualche ora o qualche giorno, o di uscire dalla linea retta, sederci un attimo e, semplicemente, aspettare.
Ho pensato che di una gomma abbiamo sempre bisogno.
Mi sono innamorata di un bimbo con una matita viola, l’ho incontrato in un albo illustrato, me lo ha presentato una mamma che cercava un libro da regalare a un amico del suo bambino.
Ho conosciuto un bimbo con una matita viola e ora ogni giorno passo a trovarlo in quel suo mondo tutto viola. Apro una pagina a caso, sorrido e, a volte, gli dico anche qualche parola. Poi chiudo e vado avanti e lo lascio lì a progettare nuove storie.
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