Griot_Roma

Libro Vagabondo_Quarantaseiesima tappa.

Il Griot è un cantastorie dell’Africa occidentale, colui che ha il compito di portare avanti la tradizione orale, perché le parole, le storie che passano di bocca in bocca, sono stati a lungo l’unico veicolo della memoria, e in alcuni luoghi lo sono ancora, nonostante oggi ci sia la scrittura, i libri, e molto altro.

Mentre ascolto le parole di Cecilia, la libraia che mi accoglie da Griot, io ripenso a un libro che ho letto un po’ di tempo fa e che vi consiglio vivamente, Nord di Burhan Sönmez, edito da Nottetempo, un libro che ha il suo centro proprio nel racconto orale della tradizione, della vita. Ma questa è un’altra storia e torniamo a Cecilia che con un sorriso nascosto da una mascherina (“Scusami oggi ho un poco di raffreddore”) e un cagnolino che le saltella accanto, inizia a raccontarmi il perché è il come di Griot, la libreria italiana che si occupa di letterature africane e mediorientali.

Lui è Sane, mi dice Cecilia indicandomi il cagnolino bianco e nero che prova a fuggire in strada a ogni occasione, ha tre mesi di vita, arriva dalla campagna e deve ancora abituarsi alla città, scusalo, del resto da me credo riceverà poche regole, aggiunge. Cecilia ha studiato antropologia ed è arrivata da Griot una decina di anni fa. Volevo imparare l’arabo, mi racconta, ma ero anche molto interessata al continente africano e così sono entrata a far parte dell’associazione culturale che “popola” la realtà di Griot.

Perché Griot è appunto questo, un’associazione culturale nata nel 2006 per raccontare il continente africano. Martina, la fondatrice e chi insieme a lei ha creduto in questo progetto avevano contatti con persone africane, loro stessi conoscevano molto bene aspetti del continente africano non noti alla maggioranza degli italiani.

Si erano resi conto che esisteva un’unica narrazione dell’Africa, mi racconta Cecilia, una narrazione non completa, legata solo alle migrazioni, alla schiavitù, a volte (spesso) a stereotipi; insomma non veniva mai raccontata la vera vita africana, quella relativa alla quotidianità (passatemi il termine), quelle storie che sono un poco storie ovunque, ma in ogni posto lo sono in modo diverso. Le storie delle persone, delle genti. Le storie che sono certo collegate al luogo di origine, come tutte le storie lo sono, ma che vanno anche oltre questo.

Griot è stata fondata per colmare questa mancanza, per diventarne in parte la narrazione.

All’inizio ci occupavamo solo letteratura africana, mi dice Cecilia, poi è stato deciso di dare spazio anche a quella del Medio Oriente, perché ci sono delle affinità, dei punti in comune, almeno con una parte dell’Africa. Ma non dimentichiamo che l’Africa è un continente enorme, aggiunge, e delineare dei punti comuni ai vari paesi spesso diventa difficile.

Ovviamente per letteratura africana, continua Cecilia, consideriamo anche quella scritta da autori di seconda generazione, frutto delle diaspore, quindi da Griot potrai trovare lo scrittore afroamericano, oppure il britannico con origini africane, come quegli italiani che sono figli, appunto, di migranti.

Quando Griot ha iniziato la sua avventura, mi racconta ancora Cecilia, trovare libri tradotti in italiano che fossero scritti da africani non era per niente facile; se tu fossi entrata qua dentro anche solo qualche anno fa, continua, avresti trovato solo una parete di scaffali, ora facciamo fatica a trovare nuovi spazi per contenere tutto ciò che esce. Del resto, un tempo solo pochissime case editrici si occupavano del continente africano, mi dice Cecilia citandomi per esempio @66thand2nd, ora le cose sono molto cambiate, praticamente tutte le case editrici scoprono e propongono scrittori e scrittrici africani e continuano a nascerne di nuove con un interesse specifico per l’Africa, il Medio Oriente, le diaspore o il Mediterraneo, come nel caso di @astarte.edizioni.

Stiamo vivendo un buon periodo per queste letterature, anche se ci sarebbe ancora molto da tradurre e sarebbe importante farlo proprio ora e proprio per l’attenzione che c’è su questi temi. Però già grandi passi avanti sono stati fatti.

Come ti ho detto, racconta Cecilia, io sono arrivata qua perché volevo imparare l’arabo, Griot infatti organizza corsi di lingua araba e ad alti livelli, ma anche di alcune lingue africane tipo lo swahili, la lingua che viene parlata, per esempio, in Kenya o in Congo, e i corsi sono frequentati da diverse tipologie di studenti: c’è chi studia per lavoro – specialmente quando si parla di arabo – ma anche chi lo fa per curiosità, per avvicinarsi a una cultura diversa. Griot organizza anche altri tipi di corsi e di laboratori, del resto contribuiscono al sostentamento della libreria e dell’associazione, perché chi lavora da Griot è volontario, come lo siamo io e Giulia (l’altra libraia che al momento dà il cambio a Cecilia, la terza è troppo vicina al parto per poter lavorare, mi dice), abbiamo tutti più o meno un altro lavoro, ma gli insegnanti dei corsi sono pagati. Abbiamo fatto corsi di scrittura creativa, ma anche, per esempio, sulla “gestione” dei capelli, perché uno non ci pensa, o magari per noi italiani è un discorso secondario, ma c’è tutto un mondo dietro ai capelli nella cultura africana, mi racconta Cecilia, mostrandomi alcuni libri per l’infanzia che trattano l’argomento. Dobbiamo ricordare che oggi ci sono molte coppie miste e le madri italiane spesso hanno bisogno di imparare a occuparsi dei capelli dei loro bimbi o bimbe!

Anche il reparto per l’infanzia da Griot è esclusivamente legato al tema della libreria e Cecilia mi mostra dei bellissimi libri di @galluccieditore in italiano/arabo con delle illustrazioni pazzesche. Ma abbiamo anche libri in arabo per bambini, dice, che vanno bene anche per chi è alle prime armi con la lingua, e siamo l’unica libreria a Roma ad averli, quindi ci sono clienti che ci cercano appositamente.

I nostri clienti sono di diverso tipo, mi racconta Cecilia rispondendo a una mia domanda, c’è chi entra per curiosità verso la libreria o verso la cultura africana o mediorientale, c’è chi cerca qualcosa di specifico e sa che noi possiamo averlo, c’è chi viene anche a chiedere qualcosa di veramente settoriale oppure chi passa chiedendo gli ultimi arrivi dal mondo africano o del Medio Oriente, c’è chi vuole un consiglio perché vuole avvicinarsi ai luoghi che trattiamo.

Poi c’è chi entra qua perché si trova davanti una libreria e magari viene a chiederci l’ultimo premio Strega (che ovviamente non abbiamo, ma lo possiamo procurare, perché lavoriamo anche su ordinazione); e poi, aggiunge, capita che chi è entrato per il premio Strega esca con un libro che non conosceva affatto seguendo un nostro consiglio.

E io tra di me penso che questa è proprio la libreria dove puoi entrare e farti trasportare, dove certo puoi trovare il libro conosciuto e pubblicizzato, ma trovi soprattutto ciò che non pensavi di cercare, e che questo è un poco il compito e il bello di ogni libreria indipendente.

Poi penso anche che non vedo l’ora di sapere quale sarà il Libro Vagabondo.

Tra i libri esposti riconosco alcune delle mie letture più o meno recenti e ascolto Cecilia pronunciare i nomi di quegli autori che per me restano impronunciabili, come Chimamanda Ngozi Adichie che mi racconta essere una delle colonne portanti tra i libri consigliati da Griot, da sempre.

Il Covid e il lockdown hanno fatto cambiare un poco gli equilibri in libreria. Abbiamo lavorato, come tutte le librerie indipendenti, molto e a distanza e abbiamo fatto avvicinare a Griot pubblico nuovo. Credo, mi dice Cecilia, che nonostante ora la vendita dei libri sia calata un poco rispetto a quei giorni, di quel periodo sia rimasto il fatto che il lettore ora il libro lo ordina in libreria ed evita di farlo online, o almeno noi abbiamo potuto verificare questo.

Nel periodo in cui non ci si poteva frequentare abbiamo continuato a mantenere il gruppo di lettura, ovviamente a distanza, ora abbiamo deciso di tenerlo in vita in forma ibrida, un po’ dal vivo e un po’ in collegamento, così possono continuare (o possono iniziare) a partecipare anche le persone che sono lontane. Alterniamo le scelte: un mese facciamo un libro africano, un mese un libro del Medio Oriente, poi c’è chi partecipa solo per certi libri, come chi partecipa sempre.

Siamo in uno dei quartieri più conosciuti e passeggiati di Roma, Trastevere, ma questa, la nostra, è la parte meno nota del quartiere, mi dice Cecilia, quando è iniziata l’avventura di Griot si era pensato proprio a una libreria, a un’associazione che portasse qualcosa al quartiere. Negli anni le cose sono cambiate, nel senso che anche questa parte di Trastevere è diventata più viva, più rumorosa, con più locali (mentre chiacchieriamo dall’esterno arrivano i rumori dell’aperitivo) e attira di più il turista, anche se questa rimane ancora la parte meno nota, più “povera”.

Cecilia è solare, quando inizia a parlare del mondo di Griot, quel mondo che esce da Roma, supera il mare e arriva nel continente africano per poi arrampicarsi anche in quello mediorientale (ma un po’ meno, Cecilia si sente che è più legata al nocciolo originario di Griot), si illumina, sorride e capisci che non smetterebbe più di parlare, come del resto io di ascoltare. Le dico che ho letto di recente un libro di una scrittrice nigeriana, glielo racconto perché al momento mi sfugge il titolo (figuriamoci il nome dell’autrice!) e lei mi risponde: ah Lola Shoneyin, lei è una forza in Nigeria, organizza anche un festival molto importante e poi me la racconta un poco.

Così parlando di libri letti e da leggere e di quelle culture di cui io conosco molto poco, ma che appunto illuminano gli occhi di Cecilia, arriviamo alle #cinquedomande , alle quali Cecilia chiede se può rispondere con Sane in braccio. Ovviamente sì, rispondo io, e poi aggiungo Ma questo nome che significato ha? È una parola africana (Cecilia mi ha detto anche di che regione, ma perdonatemi io l’ho dimenticata), significa luna, ma anche seppia. Ho mangiato delle ottime seppie fritte in quel luogo, mi dice Cecilia e io mi chiedo chissà se Sane sa che il suo nome ha delle origini un po’, diciamo, gastronomiche.

Ci tenevo a conoscere questa realtà così specializzata e

sono uscita dalla porta di Griot con la sensazione di aver fatto un viaggio in luoghi lontani,

quindi vi auguro di provare questa esperienza e quando passerete per Roma vi consiglio di includere una tappa in questa libreria così particolare, ne uscirete carichi di buon umore.

Libreria Griot è a Roma, via Santa Cecilia 1/A
ha un sito
una pagina Instagram
una pagina Facebook

qua è dove puoi conoscere Cecilia e ascoltare la sua risposta alle cinque domande

Il Libro Vagabondo proposto da Cecilia