Michael Bible – Adelphi – Traduzione Martina Testa
“Dicono che due particelle possono avere un legame così forte da cambiare direzione nello stesso istante a un milione di chilometri di distanza. Una danza cosmica che supera il tempo e lo spazio. No sono abbastanza intelligente da sapere se è vero. Ma mi piace pensare che ogni momento possa essere così intrecciato, così unito per sempre a un altro che il tempo e lo spazio perdono importanza. Nessun inizio e nessuna fine, solo due punti di una lunga orbita che fanno continuamente ritorno. Ricordo che quella notte corsi in mezzo ai boschi. E sto correndo anche ora. Con la luna che mi guida nel buio, sento lo sciabordio delle onde.”
Michael Bible ci riporta ad Harmony, paese del Sud degli Stati Uniti che già avevamo frequentato nel suo precedente romanzo; paese nel quale non succede mai nulla, o poco, nel quale le giornate trascorrono tra una lentezza appiccicosa e l’attesa che, appunto qualcosa succeda. Ma ad Harmony nei romanzi di Michael Bible qualcosa accade, ovviamente.
In Goodbye Hotel ad Harmony, Eleanor e François si incontrano, si riconoscono e in una notte fatta di voglia di non tornare a casa e di alcol fanno un incidente e qualcosa di irreparabile, che porterà conseguenze sul loro futuro, accade.
E ad Harmony succede anche che, un giorno, Eleonor, esce di casa per poi sparire senza lasciare tracce
“È stata l’ultima volta che l’ho vista. E non so perché mi tornano in mente questi dettagli e non altri, ma ancora sento l’acqua fredda sulla punta dei piedi e il vento che sale dal lago a scompigliarmi i capelli mentre lei si gira e se ne va.”
Ma questa non è solo la storia di Eleanor e François, di un amore forse mantenuto vivo dalla condivisione di un momento che non possono raccontare a nessuno, momento che, pur creando un legame indissolubile tra i due, li terrà lontani per sempre.
Questa è la storia (soprattutto) di Lazarus e di Little Lazarus, due tartarughe condannate dalla loro natura a vivere a lungo, a vedere il passare delle vite, a passare le loro vite da padrone a padrone
“Quanto sarebbe stata più semplice la vita, se fosse stata così breve. Quanto sarebbe stato più dolce ogni secondo. Niente più preoccupazioni, niente più progetti. Gli anni per Lazarus erano come settimane, i decessi erano mesi e così via. Lunghi, lenti e apparentemente infiniti, anche se da qualche parte in fondo al cuore sapeva che non sarebbe vissuto per sempre. Che differenza c’era fra un secolo e un giorno quando tutto era destinato a finire?”
È la storia di una sorta di setta, dove gli “adepti” si spogliano di tutto per rimanere con un unico abito che passa di mano in mano; uomini che vagano di paese in paese, con al seguito una tartaruga che prevede il futuro
“La gente, pensò, voleva credere che la magia fosse possibile e per questo lui le aveva dato un Dio. Si chiamava Lazarus ed era in grado di compiere miracoli. Ovviamente non era altro che una normalissima tartaruga. Una creatura né più né meno miracolosa delle altre.”
Ed è la storia di un uomo che da un albergo di New York cerca di scrivere la sua versione dei fatti
“Ora sono seduto nella hall di un albergo di Manhattan, a scrivere questa storia in un milione di modi diversi.”
Perché, in fondo, di ogni storia non c’è solo una versione e Bible nel suo romanzo questo pare ribadircelo più volte, continuando a riportarci a quella notte, quella dell’incidente, facendoci arrivare là attraverso il racconto di ogni suo protagonista. Mischiando il prima con il dopo, facendoci forse vedere anche come potrebbero essere andate le cose, non palesandoci mai la verità senza alcun velo. Perché la verità assoluta non esiste. Bible ci porta a spasso tra i tempo e i tempi dei suoi personaggi.
Michael Bible sa scrivere, su questo non ci sono dubbi, e ha il dono di farlo regalandoci romanzi brevi, romanzi che lasciano la sensazione di essere perfetti, di non aver necessità di una parola o una virgola in più (o in meno). Romanzi che sanno raccontare quella che potrebbe essere la solita provincia americana fatta di polvere e noia, ma di farlo con un tocco mai banale, anzi del tutto originale.
Ora a me resta solo una domanda: quale dei due romanzi di Bible ho preferito?

