Gli invisibili

Roy Jacobsen – Iperborea – traduzione Maria Valeria D’Avino

“… sono momenti in cui ci si confonde e si dimentica che quando si vive su un’isola non si va più via, un’isola trattiene quello che ha, con tutte le sue forze.”

I Barrøy vivono su un’isola delle Lofoten, a nord della Norvegia, un’isola che ha il loro nome. I Barrøy sono Hans, la moglie Maria, la figlia Ingrid, Barbo la sorella silenziosa di Hans, e Martin il padre di Hans e Barbro. Sull’isola vivono solo loro, vivono in una povertà che riconoscono solo quando non possono permettersi di tenere un cavallo o di fare migliorie al molo, o quando Hans d’inverno deve abbandonare l’isola per andare a pescare altrove, quando sull’isola in quella stagione che non è solo fredda, molto fredda, ma è anche caratterizzata da vento e tempesta, chi rimane vive in solitudine, in attesa, in silenzio.

La cosa di maggior valore che hanno gli abitanti dell’isola Barrøy è l’orizzonte

“… a nessuno verrebbe mai in mente una cosa del genere: distruggere un orizzonte. Forse l’orizzonte è la cosa più importante che hanno quassù, la vibrazione del nervo ottico durante un sogno, anche se lo notano appena e ancor meno tentano di definirlo. Neppure questo verrebbe in mente a nessuno, finché questo paese non diventerà così ricco che l’orizzonte sarà sul punto di scomparire.”

A Barrøy forse non si vive un granché bene, se per bene intendiamo le comodità di una vita con tutto o quasi a portata di mano; a Barrøy si vive di ciò che si ha o di ciò che si ottiene vendendo ciò che si produce: piumini, pesce, attrezzi per la pesca, latte. A Barrøy pochi hanno un termine di paragone con l’altrove, forse solo Maria

“Maria rimane sdraia su’erba. Lei è la filosofa dell’isola, la donna dallo sguardo obliquo, perché viene da un’altra isola e ha qualcosa con cui fare paragoni, la si può chiamare esperienza, perfino saggezza ma potrebbe anche darle un’anima divisa, dipende da quanto sono diverse le isole”

ma quando qualcuno di loro proverà ad andarsene, per studiare o per trovare un lavoro si sentirà sempre

“dalla parte sbagliata del mare”

Quella che ci racconta Roy Jacobsen (la prima “puntata” di una saga) è una storia che parla di una famiglia certo,

ma soprattutto delle donne di quella famiglia, perché sono loro a diventare protagoniste di questa storia. Donne che sono costrette a essere forti, a essere poco donne (passatemi il termine) a dover combattere con la natura,

“Un isolano non ha paura, o non potrebbe vivere qui: dovrebbe prendere armi e bagagli e trasferirsi, diventare come tutti gli altri in un bosco o in una valle, sarebbe una catastrofe, un isolano è d’indole cupa, non è paralizzato dl panico ma dalla serietà.”

donne che vivono in un mondo dove non tutto è loro concesso, dove alcuni argomenti, alcuni luoghi, sono solo per uomini, alcune cose loro non devono nemmeno vederle

“Quando Barbro era piccola, a Barroy le bambine non avevano sedie. Mangiavano a tavola, ma in piedi. Delle donne di casa soltanto Kaja, la madre, mangiava seduta, e solo dopo aver avuto il primo figlio”

Donne che sanno stare in silenzio, ma anche diventare madri di una famiglia allargata, accogliendo chi di quella famiglia non fa parte. Donne che, come Ingrid, non sono nate maschio, ma che un poco maschio sono costrette a essere, per essere eredi e perché forse Hans non ha potuto fare altro che accettare quella figlia femmina

“… visto che non ha un figlio maschio e si convince ogni giorno di più che non lo avrà mai, che deve accontentarsi della ragazzina e insegnarle il principio fondamentale che un’isola non affonda, non affonda mai.”

Donne fiere.

È bello Gli invisibili, di quella bellezza fatta dalle immagini della natura. Jacobsen ci racconta una vita semplice, una vita fatta di stenti, dove la famiglia (anche allargata) e il senso di appartenenza a un luogo sono valori indiscutibili, prioritari, anzi primari. Ci racconta sentimenti che non si esprimono a parole, perché le parole qua sono poche, ma hanno la forza del vento che si abbatte sull’isola e non dà scampo. E ci racconta il punto di vista di chi vive su un’isola e quell’isola, nonostante la solitudine, nonostante un giorno arrivi un galeotto che ti porta via qualcosa che non credevi nemmeno di possedere, è l’unico luogo possibile.